Clima, El Niño sconvolge la geopolitica del pianeta: ecco come il Petrolio può collassare a 20 dollari!

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Clima, El Niño e il prezzo del petrolio

Il fenomeno di El Niño, che sta sconvolgendo il clima di tutto il Pianeta provocando un inverno eccezionalmente mite – fino al momento – in tutto l’emosfero settentrionale, rischia di stravolgere anche gli assetti economici e geopolitici della Terra. Il petrolio, infatti, rischia di continuare a calare più a lungo del previsto: l’avviso arriva dalla banca d’affari Goldman Sachs che in un nuovo studio ribadisce una previsione che nelle ultime sedute ha alimentato il clima ribassista che grava sull’oro nero: quella del prezzo di un barile che potrebbe finire addirittura a quota 20 dollari. In pratica, secondo gli economisti di Goldman il disincentivo a produrre legato all’attuale livello dei prezzi potrebbe non bastare a innescare quel calo di offerta che servirebbe a riportare il mercato in equilibrio. O almeno succederà prima della fine del prossimo anno.

el ninoLo studio (intitolato “Il clima invernale pone rischi maggiori per l’energia dell’agricoltura”) parte dal presupposto che l’eccesso di offerta di oro nero resta superiore al previsto e che dovrebbe protrarsi almeno per tutto il primo semestre del prossimo anno. Ai vari fattori che hanno smorzato la domanda nei mesi passati – fine del superciclo nelle materie prime, rallentamento dei Paesi emergenti, nuova produzione Usa – ora si aggiungono le temperature invernali particolarmente miti, oltre che in Europa anche in Nord America dove si fa sentire il fenomeno di El Nino, ai massimi dal 1950.

el nino “Dato il rilevante eccesso di offerta – affermano gli analisti della banca americana – le scorte hanno continuato ad accumularsi fin dalla metà del 2014 ed ora è molto più probabile che i rischi di choc di domanda, o rischi rischi di nuovi eccessi di offerta, siano preponderanti sugli effetti negativi dovuti ai cali dei prezzi”. Con un barile a 40 dollari l’eccesso di offerta si sarebbe dovuto riassorbire entro l’ultimo trimestre del 2016, prevalentemente a causa di un calo della produzione Usa.

picco_petrolio_picco_hubbert_petrolio_2-610x425Invece, elenca Goldman, il numero di giacimenti Usa e di attività di esplorazione e perforazione resta troppo elevato per avere il calo necessario. Secondo nodo, il livello di produzione prevista Opec 2016, potrebbe risultare risultare superiore ai 32 milioni di barili al giorno indicati, dato il ritorno dell’offerta dell’Iran. E, terzo problema, le scorte continuano a salire con il rischio che raggiungano la saturazione per la primavera. E nel frattempo sui prezzi si assiste ad una accentuazione dell’effetto “contango”, ovvero il fenomeno che si produce quando un bene a consegna immediata costa meno dello stesso bene a consegna differita, in base a contratti futures. Di fondo per il costo di stoccaggio, che sta aumentando con il venir meno dei margini di immagazzinamento. Per tutto questo “reiteriamo la nostra preoccupazione sul fatto che gli ‘stress finanziari’ potrebbero rivelarsi insufficienti e troppo tardivi per evitare che il mercato sia costretto a passare da ‘stress operativi’, con i prezzi che innescare cali produttivi dovrebbero scendere in prossimità dei costi di produzione, ovvero – conclude Goldman – probabilmente a 20 dollari al barile”.

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