L’intensa avvezione di aria calda, di origine sub-tropicale continentale, che nei giorni scorsi dai deserti della Libia è risalita verso il bacino del mar Nero, ha prodotto una scaldata davvero “eccezionale” per il periodo fra Ucraina e Russia meridionale. L’afflusso dell’aria calda e piuttosto secca dai quadranti meridionali ha sobbalzare i termometri fino a picchi di oltre +21°C +22°C nel sud della Russia europea e +19°C +20°C fra la Crimea e il sud dell’Ucraina, dove sono caduti diversi record di caldo per il mese di Febbraio. Su tutti spiccano i +19,2°C di massima registrati lo scorso martedì 16 Febbraio 2016 ad Odessa, la principale città portuale ucraina, che stabiliscono il nuovo record di caldo mensile per Febbraio, smantellando letteralmente il precedente di +18,6°C, risalente al Febbraio del 1990. Ma sempre nel sud dell’Ucraina non sono da meno gli oltre +16°C +17°C di massima registrate in altre località.
I venti meridionali, provenienti direttamente dall’entroterra desertico libico, hanno portato un caldo veramente insolito anche in Crimea, con punte di oltre +20°C +21°C. Notevolissima la massima di Simferopol, Crimea, che lo scorso martedì ha raggiunto i +21,7°C, sfiorando per un paio di decimi il rispettivo record mensile di caldo. Ma le temperature più elevate si sono registrate proprio nel sud della Russia europea, lì dove si è posizionato il baricentro del robusto promontorio anticiclonico dinamico che ha aspirato il flusso caldo sub-tropicale fin sulle pianure di Ucraina e Russia.
Sono davvero sorprendenti i +23,6°C di Majkop, mentre fra le città russe più importanti vanno citati i +22,1°C lambiti da Krasnodar, dove è stato sfiorato il record di caldo mensile per un soffio. Parliamo di temperature massima ben oltre i +20°C per il mese di Febbraio. Ossia di valori che localmente si sono spinti fino a +15°C +16°C sopra le tipiche medie climatiche del periodo. L’alito caldo sub-tropicale si è avvertito fino ai bassopiani della Russia centrale, a nord dell’area di Mosca, dove i termometri si sono spinti fino ad oltre +10°C, favorendo una rapida fusione del manto nevoso presente al suolo, dopo le ultime nevicate d’inizio mese, con conseguenti allagamenti.
Questo caldo del tutto anomalo per la stagione, in parte, è stato enfatizzato anche da una vasta area di “Subsidenze atmosferiche” (correnti discendenti) localizzata proprio lungo il ramo ascendente (quello occidentale) del promontorio anticiclonico dinamico. L’afflusso di aria calda e molto secca nella media troposfera, che dall’entroterra desertico libico si spingeva fino al mar Nero e l’Ucraina, ha generato una significativa (per il periodo) “avvezione di spessore” che ha continuato ad alimentare la vasta figura anticiclonica sull’est Europa.
Con il termine ”avvezione di spessore” nella meteorologia dinamica si intende l’avvezione di aria calda che dai bassi strati si espande alle quote superiori della troposfera, determinando un ulteriore incremento dei valori di geopotenziale in quota e producendo una estesa fascia di “Subsidenze atmosferiche” (lente correnti discendenti tipiche nei regimi anticiclonici) che mantengono i cieli limpidi e sgombri di nubi.
Il notevole “forcing” esercitato alle quote superiori della troposfera (il motore che alimenta l’ampia impalcatura anticiclonica sull’Europa orientale) dall’estesa avvezione calda è stato ulteriormente esacerbato dall’isolamento di una piccola ciclogenesi sul tratto di mare poco a sud-ovest della Sardegna, il quale ha avuto il merito di rinvigorire il caldo flusso pre-frontale, di tipo sub-tropicale continentale, sul bacino centro-orientale del Mediterraneo, attivando in quota un intenso flusso sud-occidentale che presentava una traiettoria distesa fra la Libia e il bacino del mar Nero.
La formazione di questo blocco altopressorio sull’Europa orientale, con massimi di geopotenziale piuttosto alti fra Balcani e mar Nero, ha avuto il merito non solo di far proseguire l’anomala ondata di calore su buona parte del comparto orientale del continente, ma anche di far innalzare verso le alte latitudini il ramo principale del “getto polare”, sopra le Repubbliche Baltiche ed il nord della Russia, ergendo un muro nei confronti dell’umido flusso zonale atlantico che si è trovato impossibilitato a proseguire la sua marcia verso l’Europa, arrestandosi al traverso delle Isole Britanniche, Francia, Spagna e Italia.