Aggiornamento – Grazie a un approfondito studio genetico, morfologico ed ecologico ad opera di un team di studiosi italiani di varie università (coordinato dall’Università degli Studi dell’Insubria – Varese) si è scoperto che lo Scoiattolo di Calabria e Basilicata è UNA SPECIE e non più una sottospecie dello Scoiattolo comune europeo. Da molti anni, a dire il vero, questo Scoiattolo è considerato peculiare ed endemico delle due regioni oltre che già dal 1900 circa, Lucifero, lo riportava, pur in assenza di conferme scientifiche, come Sciurus meridionalis, descrivendola come specie e non dunque come varietà dello Sciurus vulgaris. Lucifero ne evidenziava, in effetti, le dimensioni maggiori rispetto ai comuni scoiattoli europei, il particolare colore e le differenze nel complesso generale delle sue forme. Si premunì di far inviare anche alcuni esemplari all’illustre professore Giglioli del Museo dei vertebrati di Firenze, senza però riceverne responso. Per Armando Lucifero, nella sua opera “Mammalia Calabra” già agli inizi del secolo ‘900, lo Scoiattolo delle montagne di Calabria era una specie distinta dallo Scoiattolo comune, classificandolo come Scoiattolo meridionale. I lavori dell’importante studio reso noto soltanto pochi mesi fa, sono stati pubblicati su un’autorevole rivista scientifica, dove sono dimostrate scientificamente, tutte le differenti caratteristiche. Complimenti vivissimi al team di ricercatori, tra cui anche Gaetano Aloise dell’UNICAL.
di Gianluca Congi – Speciale Scoiattolo in Italia e Calabria. Lo Scoiattolo comune europeo o Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), vive, in buona parte della nostra penisola (tranne Sicilia, Sardegna e isole minori), mancando, naturalmente, dalle zone molto antropizzate o scarsamente boscate, specie della pianura. Il roditore è presente con due sottospecie: Sciurus vulgaris fuscoater (sparso in particolare nell’Italia Settentrionale e sull’arco alpino) e Sciurus vulgaris italicus (endemico dell’Italia centrale, soprattutto Lazio, Abruzzo, Molise, Umbria e ovviamente anche nelle regioni montuose e collinari limitrofe). Sciurus meridionalis è una nuova specie tutta italiana, stabilmente presente tra le montagne della Calabria e della Basilicata meridionale, con i monti del Pollino, verosimilmente, come limite settentrionale di diffusione di detta specie – fino a poco tempo fa era considerata come un’endemica sottospecie dello Scoiattolo comune europeo (Sciuris vulgaris meridionalis). Lo Scoiattolo comune è un mammifero, appartenente all’ordine dei Roditori, sottordine degli Sciuromorfi, famiglia degli Sciuridi. Per quanto riguarda in particolare la specie meridionalis, questa è la più grande, con una lunghezza testa-corpo, compresa tra i 24 e i 29 cm, esclusa la coda che può raggiungere anche i 18 cm. Si tratta di un animale inconfondibile, poiché presenta un’unica colorazione del mantello in ogni stagione, è tutto nero nelle parti superiori, coda compresa, mentre il ventre è di colore bianco. Dotato di appariscenti ciuffi auricolari, questi sono visibili, specie nel periodo invernale. Soprattutto nei paesi della Sila, è conosciuto con il nome dialettale di “zaccarella” o “zaccanedda”, ciò deriverebbe dalla sua particolare vivacità. In Calabria, vive sui principali rilievi della regione (in particolare Sila, Pollino e Aspromonte), preferendo le aree boschive meglio conservate, certamente le pinete di Pino laricio calabrese, rappresentano il principale habitat della specie, sebbene si adatta tranquillamente anche alle latifoglie: non disdegna boschetti, parchi urbani, giardini, pur se intervallati da radure e frutteti, dove può reperire più facilmente il cibo. La dieta è contraddistinta da alimenti vegetali, anteponendo quelli più calorici, soprattutto in inverno, come ghiande, castagne, nocciole, noci, faggiole (semi del Faggio), con un’indiscussa predilezione per i pinoli contenuti negli strobili, specie se di Pino laricio calabrese o di Pino loricato. Avendo comunque un’ampia dieta, non disprezza certo i germogli, le cortecce, le foglie tenere, i funghi (molti Boletus pinicola o edulis, ritrovati mangiucchiati specie in Sila) e, altri elementi vegetali, ricercati particolarmente nel periodo primaverile ed estivo. Ghiotto di frutta, l’ho visto addirittura in alcuni vigneti alle falde della Sila, intento a nutrirsi di fichi e uva. La specie in questione, può predare tranquillamente uova e nidiacei di uccelli, insetti e, sebbene, non sarebbe un animale di abitudini necrofaghe, mi è capitato di sorprenderlo in prossimità di alcune carogne! La frenetica attività di questo simpatico animale, può essere osservata in diverse fasi, ad esempio, durante la ricerca del cibo, specie nelle pinete, dove, mostra una spiccata sveltezza nell’aprire le pigne, che tenute nelle zampe, vengono rosicchiate dalle scaglie, al fine di levare fuori i pinoli, di fatti, non è difficile trovare sul nudo terreno, i resti del banchetto, quali coni e loro parti, erosi dai potenti denti incisivi, a forma di scalpello, particolarmente aguzzi e che crescono di continuo. Contrariamente a ciò che si pensa, non va mai in letargo, può tuttavia, ridurre l’attività esterna, specie nei periodi più freddi, forte delle riserve di grasso accumulate durante il periodo autunnale. Gli scoiattoli meridionali, in genere, si servono pure di dispense e, riserve alimentari, dove, nascondono e accumulano il cibo, che servirà soprattutto nel periodo invernale. Conduce una vita solitaria, è tuttavia presente una minima forma gerarchica, questa, si può osservare, ad esempio, quando su uno stesso albero, s’incontrano due individui in cerca di cibo, sarà sempre mantenuta una certa distanza tra di essi, e in alcuni casi, il più gracile, dovrà cedere il passo al più grosso. Un’altra forma di competizione è ravvisabile, tra maschi adulti, durante il periodo degli accoppiamenti, dove non è raro osservare spettacolari inseguimenti, sulle piante come al suolo. Il nido è costruito alla biforcazione degli alberi nelle parti alte, ben riparato e strutturato, formato da un intreccio sferico di foglie, rami, paglia e altro materiale. Diventa quasi “sociale”, in alcuni casi, quando il freddo si fa duro e più esemplari possono ritrovarsi in un unico nido o riparo, con il solo intento di riscaldarsi a vicenda, sfruttando il calore dei rispettivi corpi, un chiaro fattore di “reciproca convenienza” e non certo di solidarietà tra parenti! Certamente, la folta coda, rappresenta uno dei primi punti di forza, assieme ai denti, alle unghie affilate, agli arti posteriori più lunghi di quelli inferiori e ad altre caratteristiche fisiche tipiche del roditore arboricolo. Quest’animale compie delle acrobazie invidiabili. Salta da un ramo all’altro o tra alberi vicini. Un vero ginnasta dei boschi, grazie alla folta coda, riesce a muoversi con destrezza ed equilibrio. Fattori locali diversi, influiscono sulle gestazioni, generalmente ne porta a compimento un paio, con le femmine che danno alla luce dai 2 ai 4-6 piccoli, tra febbraio e inizi agosto. I cuccioli, nati ciechi, diventeranno in seguito completamente autonomi, intorno al secondo mese di età. Gli scoiattoli nostrani, a un anno, sono già pronti per generare altra vita, sulle montagne e nei boschi di Calabria. In molti centri urbani calabresi è diventato confidente, poiché nel tempo non è stato perseguitato o disturbato. Se in passato, era oggetto di bracconaggio tramite trappole mortali o colpi di lupara, che risuonavano a morte sui monti, soprattutto dell’Aspromonte e della Sila, oggi la specie è particolarmente diffusa, in specifico sui rilievi, forte della protezione accordata dalla legge, dell’istituzione di numerose aree protette e della crescente sensibilità verso questo genere di animali. Alcuni anziani, ancora oggi, raccontano di spiedi fatti da scoiattoli meridionali catturati per sfamare le genti povere dell’entroterra calabro, specie negli anni del dopoguerra. Carni amare, al sapore di pece, spesso erano la cena d’intere famiglie di boscaioli o contadini. Per fortuna, quei tempi ormai sono lontani e, sebbene per il cugino Ghiro, il bracconaggio sia tuttora duro a morire, per lo Scoiattolo, in Calabria, la pace sembra aver preso la strada giusta! Amato dai bambini, il grazioso e nero folletto, saltella abbondante in molte aree verdi cittadine, come a Camigliatello Silano o a San Giovanni in Fiore, dove nel Parco comunale della Pirainella è ormai di casa, anche se purtroppo, capita spesso di vederlo vittima d’investimenti accidentali. La mattanza, però, si consuma in particolare sulle strade più interne, sicuramente sulla Ss 107 “Silana – Crotonese”, specie nel tratto tra San Giovanni in Fiore e Fago del Soldato, dove non è affatto difficile, scorgere povere sagome scure, prive di vita e sacrificate in segno del progresso! Forme di mitigazione e corridoi per gli animali selvatici, come opportunamente realizzati in molti altri luoghi d’Europa, sarebbero sempre auspicabili! Circa un ventennio addietro, riscontrai gli scoiattoli meridionali nelle pinete delle presila crotonese, tra Castelsilano, Cerenzia e Caccuri, in zone tra i 400 e i 600 metri di quota. Osservai, inizialmente, uno strobilo di Pino domestico, di nuova formazione, tipicamente rosicchiato, dopo seguirono gli avvistamenti, confermando l’espansione d’areale, in posti storicamente non presenti, tutto ciò sicuramente, grazie all’opera di riforestazione, seppur tramite conifere non indigene, come pini domestici, marittimi e d’Aleppo. Questa diffusione, lenta ma graduale, ha raggiunto altri comuni dell’Alto Crotonese, relativamente distanti dai monti della Sila. Sulla Catena Costiera, in provincia di Cosenza, tra i comuni di Cetraro e Fagnano Castello, circa dieci anni fa, mi capitò di avvistare lo Scoiattolo meridionale, in zone, dove non era stato ancora documentato; probabilmente, un’espansione, derivata dalla discesa dai monti del Pollino, qui è stato osservato intorno ai 2000 mt. di quota, ma anche in Sila e in Aspromonte, viene regolarmente scrutato finanche in prossimità delle cime più elevate. La maggiore area di presenza di questa endemica sottospecie è la Sila, forte del fatto che trattasi della più vasta area forestale della regione, tra l’altro, in gran parte coperta con foreste di conifere. Gli avvistamenti, attribuiti a questa specie, tipicamente di Calabria e bassa Basilicata, segnalati in Italia Centrale (specie Abruzzo e Lazio), sarebbero, uso il condizionale, specie in assenza di conferma scientifica, da attribuire a forme scure o molto scure (tendenti al nero), presenti comunque nelle sottospecie di Scoiattolo comune, frequentemente nell’Italicus. La letteratura, non ne documenta l’esistenza oltre l’appennino calabro-lucano, ma sulla reale diffusione delle varie sottospecie di Scoiattolo comune in Italia, alcuni autori, pongono tuttora diversi interrogativi (ricordiamo ancora una volta la nuova specie Meridionalis che ha preso il posto di quella che fino a ieri era considerata una sottospecie). Per cautela, quando si parla di scoiattoli, non andrebbe esclusa nemmeno l’ipotesi di abusive e sconsiderate immissioni, in virtù di quanto sta succedendo nel nostro Paese, con altre specie non indigene, ormai divenute un serio problema. Lo Scoiattolo comune, in particolare nel settentrione, è minacciato non certamente dalle faine, dalle martore, dalle donnole, dai gatti selvatici o dai rapaci come i gufi reali e gli astori, predatori naturali da sempre presenti, bensì ancora una volta dalla mano dell’uomo. La frammentazione degli ecosistemi forestali, l’apertura o l’allargamento di strade, specie dentro comprensori boscati, possono determinare una riduzione degli habitat o della variabilità genetica, pur se oggi, la principale preoccupazione, resta la competizione da parte di alcune specie alloctone. Lo Scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), ormai diffuso in diverse zone del Centro Nord (Piemonte in primis); lo Scoiattolo variabile (Callosciurus finlaysonii), segnalato nella costiera tirrenica tra Campania e alta Calabria, con particolare riferimento al territorio di Maratea (Potenza) e nel Piemonte oppure lo Scoiattolo giapponese (Tamia sibiricus), stabilizzatosi in più luoghi, rappresentano, un pericolo, per la sopravvivenza dell’unica specie originaria che è lo Scoiattolo comune europeo. Piani di eradicazione, studi, censimenti e azioni varie, al momento, di certo non hanno definitivamente ristabilito un equilibrio già compromesso, basti pensare, ad esempio, in alcune aree del Piemonte, dove lo Scoiattolo grigio, sta letteralmente spazzando via quello comune. Un Decreto del Ministero dell’Ambiente del 24 dicembre 2012, vieta su tutto il territorio nazionale, il commercio, l’allevamento e la detenzione degli scoiattoli alloctoni appartenenti alle specie Callosciurus erythraeus, Sciurus carolinensis e Sciurus niger, inseriti nell’allegato B del regolamento del Consiglio 338/97 (Cites). Lo Scoiattolo comune europeo è in App. 3 della Convenzione internazionale di Berna, ratificata nel nostro Paese con la legge n. 503 del 1981. L’Italia è stata bacchettata, proprio in virtù di ciò, non avendo provveduto, nonostante i solleciti, all’eradicazione dell’invasivo Scoiattolo grigio, in Europa, introdotto nelle Isole Britanniche e nella nostra nazione. Se è vero che quest’ultimo, nel nostro Paese, per la prima volta è stato messo in libertà in un giardino privato, nel lontano 1948, in provincia di Torino, ci troviamo da quasi settant’anni, in un serrato confronto con specie aliene, che silenziosamente, stanno mettendo a rischio molte popolazioni dello Scoiattolo comune, specie nell’Italia settentrionale, con recenti nuovi avvistamenti persino in Umbria. Nel Galles (Inghilterra), lo scoiattolo rosso è localmente in pericolo d’estinzione, proprio a causa della proliferazione dello Scoiattolo grigio americano. Non dimentichiamo però, quanto sta accadendo pure in Basilicata, a un batter d’occhio dalla patria dello Scoiattolo nero meridionale, dove l’altro scoiattolo esotico, sebbene stabilizzatosi in aree costiere, si sta diffondendo, probabilmente, ancora una volta aiutato, dalla folle mano umana. Una considerazione finale, sull’alloctono Scoiattolo grigio, questo, specie in inverno, è in grado di trovare e mangiare buona parte dei semi nascosti dallo Scoiattolo comune, per tanto, tale meccanismo porterà a graduali e peggiori condizioni fisiche e di conseguenza, a un minor successo riproduttivo nella specie originaria. Con gli anni, questa sleale competizione, condurrà alla riduzione numerica degli scoiattoli comuni, fino all’estinzione locale, con insediamento e proliferazione della specie estranea. L’errore è stato ormai commesso, bisogna necessariamente rimediare, con metodi non cruenti, organizzati e studiati per l’eradicazione completa di ciò che non appartiene alla fauna selvatica italiana indigena. Se l’uomo, su questa Terra, si limitasse semplicemente a vivere, come ospite e non come padrone, ci sarebbe molto più spazio per tutti e senza alcun problema di convivenza, tra esseri viventi, uomo compreso!
Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it