Ancora una volta il sud America fa i conti con il meteo estremo. Lo scorso venerdì 15 Aprile 2016 un violente tornado ha devastato la città di Dolores, una delle più importanti nel sud-ovest dell’Uruguay, causando danni ingenti, centinaia di feriti e purtroppo anche sette vittime. L’immenso vortice, di chiara origine “supercellulare” (segno della presenza di un “mesociclone” all’interno della nube temporalesca), purtroppo ha toccato terra su un’area residenziale, ad alta densità abitativa. In totale, secondo fonti locali, il tornado ha causato la semi-distruzione di circa 400 abitazioni e piccoli edifici, mentre sarebbero decine le automobili letteralmente sollevate da terra e scaraventate a parecchi metri di distanza.
In alcuni tratti la furia dei violentissimi venti vorticosi associati al vortice ha lasciato persino dei solchi sul terreno. Si tratta di danni comparabili con un tornado di tipo “EF-3” o “EF-4” della scala Fujita, con venti vorticosi violentissimi, capaci di lambire la soglia dei 300 km/h. L’entità dei danni riscontrata nell’area attorno la città di Dolores ci suggerisce che si possa trattare di un vero e proprio “EF-4”, uno dei tornado più violenti fino ad ora osservati in tutta l’America meridionale. Ben più violento dei tradizionali “tornadoes” che spesso si possono osservare lungo la Pampa argentina, tra il nord-est dell’Argentina e il sud dell’Uruguay.
E’ vero che il tornado di Dolores rappresenta l’ennesimo evento meteorologico estremo avvenuto sulla Terra in questa prima parte del 2016, frutto del cambiamento climatico in atto. Ma occorre ricordare che del resto l’avvento dell’autunno australe è caratterizzato dai fenomeni temporaleschi estremi, molto diffusi sulla Pampa argentina, dove molto spesso i primi impulsi freddi della stagione che risalgono dalle basse latitudini oceaniche vengono preceduti da violente sferzate temporalesche, accompagnate da forti grandinate, colpi di vento e nei casi più intensi da fenomeni vorticosi o autentici tornado, anche di grosse dimensioni.
In questo periodo dell’anno lo sviluppo di profondi cicloni extratropicali a carattere freddo sui mari che circondano l’Antartide, molto spesso, agevola lo spostamento di masse d’aria molto fredde, d’origine polare, che dalle coste dell’Antartide si muovono verso i mari australi, tramite dei fronti freddi ben strutturati che risalgono in direzione dell’Argentina, le coste sudafricane, l’Australia meridionale e la Nuova Zelanda, con intensi venti da SO e S-SO. In genere questi fronti freddi che risalgono l’Argentina, ancor prima di sfociare sull’Atlantico meridionale, si muovono verso nord-est, spingendosi sulle terre emerse, fin verso l’Uruguay e gli stati del Brasile meridionale, dove l’aria fredda d’origine polare tende a scontrarsi con le masse d’aria molto più calde, in discesa da NO e Nord, dagli altopiani interni del Brasile o dall’arida regione del Chaco.
Lungo la linea di convergenza fra l’aria fredda, di origini antartiche, che risale da SO, e le masse d’aria sub-tropicali molto più calde in discesa da NO e Nord, si sviluppano vivaci fronti temporaleschi o sistemi convettivi a mesoscala, in grado di dare la stura a forti temporali, con annessi rovesci di pioggia, attività elettrica, grandinate, impetuosi “Downbursts” nelle “Celle temporalesche” più intense. Nei casi più estremi, in cui il “Wind Shear verticale” è altamente positivo a causa del passaggio del ramo principale del “getto polare” o di un ramo del “getto sub-tropicale” australe (a 250 hpa), si può creare l’ambiente adatto alla nascita di grosse “Supercelle temporalesche” in grado di favorire lo sviluppo di tornado che possono apportare danni ingenti.
Questo è stato il caso della “Supercella” che nel primo pomeriggio di venerdì 15 Aprile 2016 si è sviluppata sull’Uruguay sud-occidentale, dando la stura ad intensi rovesci di pioggia e a forti grandinate, accompagnate da raffiche di vento molto intense e una vivace attività elettrica. Dal punto di vista sinottico la situazione era ideale per lo sviluppo di imponenti sistemi temporaleschi di carattere “supercellulare”, dato la notevole rotazione impressa dall’intenso “Wind Shear verticale”, ulteriormente enfatizzato dal passaggio di un ramo del “getto sub-tropicale”.
Notevolissime pure le divergenze che si sono venute a creare lungo la colonna troposferica, tra i 700 hpa e i 925 hpa, oltre agli elevatissimi parametri di instabilità termodinamica. L’imponente “mesociclone” presente all’interno della suddetta “Supercella”, durante il passaggio nei pressi della città di Dolores, è riuscito a propagarsi verso il suolo, favorendo così la formazione della cosiddetta “nube ad imbuto” che comincia ad attorcigliarsi su sé stessa cominciando a scivolare verso il suolo.
Ma erroneamente a quanto si pensa la “nube ad imbuto” non è il tornado, ma rappresenta solo una manifestazione che precede la sua formazione. Il tornado dopo aver toccato il terreno ha cominciato subito a crescere di volume spostandosi lungo la direttrice del sistema temporalesco che lo ha generato, verso la città di Dolores, dove ha causato le devastazioni appena menzionate.