L’olivo accompagna il genere umano fino dalla preistoria. Ci ha fornito illuminazione, riscaldamento, condimento per i cibi, base per gli unguenti, medicamenti, ombra e paesaggi di incomparabile bellezza.
A questo albero così importante per l’uomo è dedicato il Parco Regionale dell’ Olivo di Venafro in provincia di Isernia. Si tratta di un Sito di Interesse Comunitario che si può visitare passeggiando attraverso gli splendidi oliveti che ricoprono le pendici dei monti Corno e Santa Croce, primi contrafforti delle Mainarde, il massiccio montuoso calcareo al confine fra Lazio e Molise.
L’olio di Venafro era molto noto già nell’antichità: nessun luogo coltivato ad olivo è più citato dagli autori antichi. Per Marco Porcio Catone (II sec. a. C.) gli oliveti di Venafro rappresentavano un modello ideale per questa coltura. Plinio nel “De Oleo” affermava che a Venafro spetta il primato mondiale dell’olio grazie alla celeberrima oliva liciana. Ed ancora Orazio nelle “Odi” ritene va impareggiabile l’olio venafrano nelle salse; lo citavano anche Virgilio, Strabone, Marziale e Giovenale, che nelle Satire ironizzava sul ricco Virrone che sul suo pesce versa olio di Venafro, mentre all’ospite serve olio lampante.
La superficie coltivata ad olivi è ancora considerevole anche se notevolmente ridotta negli ultimi decenni a causa degli abbandoni e degli incendi. Percorrendo il sentiero del Parco si possono ancora incontrare esemplari pluricentenari. Vi sono coltivate varietà autoctone come l’Aurina forse da identificare con la “Licinia” dei romani.
L’area del parco è molto interessante anche dal punto di vista naturalistico ed archeologico. Le rupi calcaree spesso a strapiombo ospitano numerose specie di rapaci come il lanario e la poiana; dove finiscono gli oliveti si incontrano boschi soprattutto di roverelle.
I percorsi a piedi portano a esplorare anche resti di mura poligonali sannitiche e poi romane che formavano una triplice cerchia di fortificazioni intorno a Venafro, sfruttando anche strapiombi naturali. La caratteristica Torricella che si nota su uno sperone di roccia faceva parte di un sistema di avvistamento e controllo della pianura sottostante. Si possono vedere anche i resti di una villa romana e, nella cittadina di Venafro, quelli dell’Anfiteatro e del Teatro romano.
Interessante è anche la visita alla cattedrale romanica situata alla periferia della cittadina ed all’imbocco del Parco, risale al XV secolo.