Perché il prosecco sia buono e di qualità è necessaria l’azione dei lombrichi. Lo ha scoperto un team di ricercatori dell’Università di Padova guidati da Maurizio Paoletti, che ha svelato l’importanza di una specie di lombrichi grandi scavatori nella formazione del terroir amato dal vitigno Glera. Lo Studio, pubblicato sulla rivista “Plos One“, ha identificato la specie di lombrichi battezzata con l’acronimo Crodabepis (dal nome di alcuni studiosi della biologia del suolo) – un enorme lombrico variopinto a bande carnicino purpuree che appartiene alla categoria degli scavatori -, come uno dei fattori maggiormente responsabili della struttura dei suoli in cui cresce il vitigno del Prosecco, capace di tenere sotto controllo la presenza di funghi nocivi per le coltivazioni.
“Questi lombrichi – spiega Paoletti – producono gallerie anche in profondità e vengono in superficie per nutrirsi, prevalentemente di lettiera in fase di decomposizione, e sono particolarmente attivi di notte quando piove. Questa categoria di lombrichi, profondi scavatori, ha modellato e continua a modellare la struttura dei suoli attraverso un legame stretto con batteri e funghi modulando il loro equilibrio e soprattutto governando la presenza di funghi patogeni, nocivi per le coltivazioni. La diffusione di questa specie endemica copre interamente l’area classica di produzione del prosecco e pertanto è verosimile che la tipologia del terroir di quest’area sia intimamente legata alla presenza di questi lombrichi“.
La ricerca lancia anche l’allarme su alcune pratiche diffuse nella viticoltura che causano danni ai lombrichi, come ad esempio l’eccessivo calpestamento del suolo, l’impiego di erbicidi dissecanti e soprattutto l’uso di fungicidi, e sottolinea l’importanza di migliorare le tecniche di coltivazione nel rispetto dell’habitat di questi lombrichi dai quali dipende la qualità dei terreni.