I casi di tumore tra le donne restano stabili, a differenza di quanto avviene per gli uomini, per i quali l’incidenza dei tumori è diminuita del 2,8% all’anno tra il 2006 e il 2010. Se l’incidenza dei tumori è sostanzialmente stabile tra le donne, in costante calo è la mortalità: nel 2015 il numero di donne in vita dopo una diagnosi di tumore al seno è aumentato del 19% rispetto al 2010. Un aumento simile (+21%) è emerso per il numero di italiani (427.562) che vivono nel 2015 dopo una diagnosi di tumore del colon retto. In Italia, nel 2015 si sono registrati circa 5 casi di tumore maligno ogni mille donne e 2,5 decessi ogni mille: in pratica si stima che i casi diagnosticati siano stati 363.000, esclusi quelli della cute, di cui il 46% riferito alle donne. “Oggi dal tumore si può guarire,” dichiara Massimo Moscarini, ginecologo e presidente dell’Associazione italiana protezione della fertilità (Aipf), promotrice dell’evento scientifico dal titolo ‘La qualità della vita dopo il tumore le nuove opportunità terapeutiche’ che si è svolto oggi a Roma all’Azienda ospedaliera S.Andrea e realizzato in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma. A presiedere il congresso Donatella Caserta, ordinaria di ginecologia ostetricia della Sapienza e membro del Consiglio direttivo dell’Aipf, insieme ai colleghi Nicola Colacurci, vice presidente, ed Antonio Colicchia, segretario. “Il calo della mortalità è in larghissima parte merito delle attività di screening e di diagnosi precoce e questo vale soprattutto per i tumori particolarmente aggressivi come il cancro all’ovaio – ha spiegato Moscarini – che resta tuttavia molto difficile da individuare per l’assenza di una sintomatologia evidente e di strumenti ‘ad hoc’“. “Sul fronte della prevenzione – ha aggiunto Caserta – mediante la vaccinazione Hpv (prevenzione primaria) è oggi possibile prevenire il cancro del collo dell’utero e mediante lo screening-Pap Test (prevenzione secondaria) ci è invece permesso di identificare, e quindi di eliminare chirurgicamente, la pre-cancerosi. Nei paesi dove si attua lo screening e la vaccinazione per il virus Hpv questa strategia ha già determinato una notevole riduzione della patologia“. “Elevare la qualità della vita dopo un tumore, è questo il grande ed ultimo traguardo che vogliamo raggiungere come medici – ha ricordato Moscarini – Se un tempo l’aspettativa di vita dopo un tumore era bassa, oggi si può sperare di invecchiare esattamente come chi non ha mai avuto un tumore preservando l’integrità del corpo e tutte le sue funzioni, compresa la possibilità di avere figli in caso di tumore in età giovanile. Sogno, questo, che un tempo le giovani donne vedevano andare in frantumi di fronte a una diagnosi di tumore. Del tumore, dunque, bisogna avere sempre meno paura, ma non per questo abbassare la guardia“.