Roma, il super vulcano dei Colli Albani si sta risvegliando: “potenziale distruttivo come il Vesuvio”

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Già in precedenza gli scienziati avevano dedotto che i Colli Albani, che formano un semicerchio di 15 km di colline vicino Roma, non fossero altro che un vulcano quiescente, data l’assenza di informazioni su eventuali eruzioni nella storia. Eppure, negli anni recenti, gli esperti hanno osservato nuove bocche che emettono vapore, generano terremoti e innalzamenti del livello del suolo delle colline e delle aree circostanti.

Le osservazioni, assieme a nuove prove di passate eruzioni e dati satellitari, indicano che i Colli Albani stanno dando inizio a un nuovo ciclo eruttivo e potrebbero eruttare tra 1000 anni, secondo un nuovo studio (Assessing the volcanic hazard for Rome: 40Ar/39Ar and In-SAR constraints on the most recent eruptive activity and present-day uplift at Colli Albani Volcanic District) pubblicato su Geophysical Research Letters, condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Geologiche – “Sapienza” Università di Roma, Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IGAG-CNR), e Laboratorio di Geocronologia dell’Università di Madison, che ha permesso di ricostruire la storia delle eruzioni avvenute da 600.000 anni fa a oggi nel distretto vulcanico dei Colli Albani, assieme a quella delle deformazioni della crosta terrestre che hanno accompagnato nel tempo la sua evoluzione.

Colli AlbaniSebbene Roma e i suoi sobborghi non siano a rischio immediato, la ricerca mostra che nei cicli eruttivi passati, il vulcano ha scatenato esplosioni di ceneri e lava incandescente che è scivolata lungo i pendii del vulcano a una velocità molto rilevante. I resti delle antiche eruzioni dei Colli Albani suggeriscono che sotto determinate circostanze il vulcano possiede il potenziale per essere distruttivo quanto il Vesuvio, che ha raso al suolo Pompei nel 79 d.C., ha dichiarato Fabrizio Marra, vulcanologo dell’INGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) di Roma, che ha condotto lo studio. “Il risultato sorprendente,” spiega Marra, “è che non solo il vulcano è tutt’altro che estinto, ma ha appena iniziato un nuovo ciclo di alimentazione delle camere magmatiche che potrebbe portarlo nel prossimo millennio da uno stato dormiente a quello di risveglio. Da qui la necessità di monitorare sin da oggi quest’area vulcanica.

terremoti romaL’eruzione potrebbe generare nubi gigantesche di ceneri e proiettare rocce a lunga distanza, che potrebbero anche raggiungere le città vicine, spiegano gli autori dello studio. Il centro di Roma si trova a 30 km dai Colli Albani e potrebbe essere severamente danneggiato se il vento dovesse soffiare in quella direzione, senza contare che i sobborghi invece si trovano molto più vicini alla base del vulcano e potrebbero essere devastati dall’evento, spiega Marra.

Sebbene un’eruzione catastrofica dei Colli Albani non sia in programma per almeno altri 1000 anni, Marra spera che la nuova ricerca potrebbe essere un campanello d’allarme che comporti un più stretto monitoraggio del vulcano. “In quanto tempo questo magma potrebbe trovare una via di risalita e dar luogo a un’eruzione è difficile da stabilire con precisione, quello che è certo è che i tempi fisici per cui ciò possa avvenire sono alla scala delle diverse migliaia di anni. Tutt’altra storia rispetto al Vesuvio, dove le eruzioni sono avvenute in tempi storici e i tempi di ritorno dell’attività vulcanica sono dell’ordine delle decine e delle centinaia di anni: ai Colli Albani tutto procede con tempi delle migliaia e delle decine di migliaia di anni. A cominciare dai tempi di ritorno delle eruzioni“.

Non del tutto quiescente

colli albaniDue decenni fa, i geologi hanno iniziato a sospettare che qualcosa stava accadendo nei pressi dei Colli Albani quando si sono resi conto che le colline si sono sollevate improvvisamente ed inaspettatamente. Nelle regioni vulcaniche, ciò di solito implica che una bolla di magma si sia formata al di sotto della superficie, spingendo la terra verso l’alto, dichiara Marra. Uno sciame sismico, che ha interessato Roma nel periodo 1991-1995, e la recente apparizione di una bocca che emette vapore nei pressi dell’aeroporto della Capitale, sono stati gli eventi che hanno spinto gli esperti ad indagare più a fondo.

roma vulcnaiNel nuovo studio, gli scienziati hanno datato le rocce delle passate eruzioni e studiato immagini satellitari del terreno intorno ai Colli Albani per ricostruire la sua storia eruttiva. Invece di essere inattivo, il vulcano segue un ciclo di 31.000 anni di eruzioni e fasi dormienti, secondo quanto appurato dalla ricerca. “A partire da 600mila anni fa ci sono stati 11 di questi cicli eruttivi. L’ultimo, avvenuto al Cratere di Albano, è iniziato proprio 41.000 anni fa ed è terminato intorno a 36.000 anni. Questo vuol dire che il tempo trascorso dall’ultima eruzione è dello stesso ordine dei tempi di ritorno: quindi il vulcano deve considerarsi attivo e pronto per un nuovo futuro risveglio“. La natura ciclica è dovuta all’insolita geologia della regione, ha spiegato Marra. Periodicamente, una gigantesca “bolla” di magma si forma al di sotto della crosta terrestre, che spinge verso l’alto in direzione di una frattura tra due porzioni di terra. Nei Colli Albani, queste due parti di suolo che formano la frattura sono tenute vicine dalla geologia circostante, cosa che impedisce al magma di fuoriuscire: “Si è capito che la causa di questo comportamento peculiare, diverso dagli altri distretti vulcanici attivi nello stesso periodo di tempo nell’Italia centrale (Vulsini, Vico, Monti Sabatini e Roccamonfina), sta nelle particolari condizioni geodinamiche dell’area di Roma, dove sono state attive forze crostali prevalentemente compressive, rispetto a quelle estensionali delle aree circostanti, che ha l’effetto di sigillare le fratture e le faglie che costituiscono le vie di risalita del magma durante le eruzioni. Così il magma rimane in profondità finché il progressivo accumulo non genera delle pressioni tali da superare le forze compressive crostali. A questo punto si esercita una spinta verticale che riapre le faglie e le fratture: il campo di stress diviene cioè estensionale come nelle regioni circostanti, e un nuovo ciclo eruttivo ha inizio.”

romaIl segno più visibile di questa bolla di magma è un incremento dell’altezza delle colline e delle zone vicine, mentre la bolla esercita pressione. Nel corso degli ultimi 200.000 anni, la terra intorno ai Colli Albani si è innalzata di 50 metri tra formazione e dissoluzione delle bolle, secondo le stime del team di scienziati. La terra continua a sollevarsi di oltre 2 mm l’anno, cosa che indica che la bolla di magma si sta accrescendo, secondo gli autori dello studio: “Questo lascia ipotizzare che al di sotto dell’area dove sono avvenute le eruzioni più recenti si stia accumulando nuovo magma che provoca un rigonfiamento della superficie. La rivalutazione di studi di tomografia crostale condotti in passato suggerisce che questa zona di accumulo possa essere tra i 5 e i 10 km di profondità. Abbastanza profonda, quindi, da non destare preoccupazioni al momento.” Inoltre, si è scoperto che la frattura che impedisce al magma di fuoriuscire ha cambiato volto nel corso degli ultimi 2000 anni: ora, i due lembi di terra non vengono più spinti l’uno verso l’altro, ma hanno finito per scivolare l’uno sull’altro. Quando la terra scivola, la pressione sulla bolla viene rilasciata ed il magma può eruttare in superficie, cosa che gli autori sospettano stia accadendo  ora.

Il vulcano ha eruttato l’ultima volta 36.000 anni fa, e ciò porta a pensare che sia in programma un’eruzione dei Colli Albani, ma Roma non è in pericolo immediato, dichiara Marra. L’area in cui sono avvenute tutte le eruzioni più recenti è concentrata in un settore allungato in direzione nord-sud e comprende i crateri di Ariccia (200 mila anni), Nemi (150 mila anni), Valle Marciana (100 mila anni), Albano (due cicli a 69 mila e 41-36 mila anni), e il cono vulcanico di Monte Due Torri (40 mila anni).

Sebbene l’area mostri segni di attività vulcanica, l’esperto stima che la prossima eruzione importante non dovrebbe avvenire per altri 1000 anni e sarebbe preceduta da un’attività vulcanica moderata, come ad esempio la formazione di un cono. “Ci aspettiamo sicuramente alcuni stadi iniziali che potrebbero non essere poi così esplosivi, ma potrebbero evolversi col tempo,” dichiara Marra. “Nessun elemento derivante dalle osservazioni geochimiche e geofisiche in atto lascia ipotizzare che un’eruzione possa avvenire né in tempi brevi né medi. Quindi, se una ricarica dei serbatoi magmatici è in atto, questa durerà senz’altro migliaia di anni prima che possa dar luogo a un’eruzione.”

Immagini http://vulcanoalbano.altervista.org/

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