Dopo il devastante terremoto che ha raso al suolo Amatrice e altri comuni del centro Italia, facendo almeno 241 morti, gli esperti invocano l’esempio del Giappone, paese all’avanguardia in fatto di costruzioni antisismiche, dove un sisma come quello di ieri non avrebbe prodotto morti e distruzioni, secondo il parere di molti.
Il Giappone veniva indicato come esempio da seguire già molti decenni fa. Il meridionalista Pasquale Villari, all’indomani del devastante terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria alla fine del 1908, facendo quasi 100.000 morti, scriveva sul “Corriere della Sera”: “L’Italia, almeno una parte di essa, è un paese di terremoti. Questa è una doppia sventura, perché è un gravissimo ostacolo al progresso, specialmente di quelle regioni in cui il terremoto periodicamente infierisce. In pochi minuti distrugge l’opera di molti anni, di secoli: case, chiese, scuole, edifizi pubblici e privati, ponti, strade più non esistono. Bisogna sempre ricominciare da capo“. “C’è però un altro paese che assai più del nostro è paese di terremoti: il Giappone. E questo paese ha saputo trovare il modo, non già di evitare i terremoti, che questo non è dato a nessuno, ma di evitarne, in non piccola parte, i disastrosi effetti. E si noti che il Giappone, adesso, a cagione dei non meno disastrosi incendi, abbandona quasi del tutto la costruzione delle case in legno. Valendosi della scienza e della esperienza, esso ha saputo indagare come si debbono costruire le case in muratura, perché non crollino, ma resistano all’urto del terremoto, quando sopravviene“. Era stato padre Guido Alfani, spiegava Villari, a raccogliere “i risultati della esperienza giapponese” in un “pregevole” volumetto: il religioso indicava “che le case costruite sul terreno solido, specialmente sulla roccia, sono le più resistenti. Crollano invece rapidamente quelle costruite su terreno arenoso, mobile, friabile. In quest’ultimo caso è necessario consolidare le fondamenta con provvedimenti, che nel suo scritto sono assai ben determinati con chiarezza e precisione“. Padre Alfani “indicava con esattezza matematica quale doveva essere la forma e grossezza delle mura; quale il materiale da adoperarsi, quale da evitarsi; quale la forma, la costruzione, il materiale da adottarsi per i tetti; quale l’altezza delle case. E tutto ciò dimostrava con le ragioni suggerite dalla scienza, confermate dalla larga esperienza fatta nel Giappone“. Il religioso aveva dimostrato “pure ciò che, in senso quasi inverso” era avvenuto in Italia: nel terremoto del 1908, ad esempio, erano crollate “tutte quelle case che, dopo i passati terremoti, erano state ricostruite contro i dettami della scienza e della esperienza“, avevano resistito invece, “alcune di quelle che, dopo il funesto terremoto del 1783, furono ricostruite secondo alcune norme suggerite da una Commissione di esperti, ed imposte dai Borboni. Invece nel 1905, dopo uno slancio ammirabile di carità in tutta Italia, dopo aver profuso milioni, largiti dai privati e dal Governo, si tornò a costruire trasgredendo le buone norme, e le case sono di nuovo interamente crollate, anche quelle costruite (così si afferma) da ingegneri provenienti dall’alta Italia!“.