L’industria farmaceutica made in Italy vive un ‘rinascimento della ricerca’: nel 2015, gli investimenti nel Paese in R&S sono stati 1,4 miliardi (7% del totale in Italia) e gli addetti hanno raggiunto quota 6.100. Uno dei fiori all’occhiello del settore è il biotech, che può contare su un’intensità relativa in termini di addetti e investimenti in R&S circa 16 volte superiore rispetto al complesso degli altri settori dell’economia. Un risultato dovuto anche all’elevato livello di qualità che la R&S biotech ha raggiunto nel nostro Paese e di conseguenza degli addetti (92% del totale è laureato o ha titoli superiori). E negli ultimi 5 anni il peso degli investimenti in ricerca e produzione biotech sul totale dell’industria farmaceutica è cresciuto di 10 punti percentuali. Se ne parla oggi a Roma al convegno organizzato da Farmindustria ‘Il Farmaco biotech nel Rinascimento della ricerca’, dove viene presentata la nuova edizione del Rapporto sulle biotecnologie del settore farmaceutico in Italia – 2016 realizzato in collaborazione con Ernst & Young. La ricerca farmaceutica biotech ha portato allo sviluppo di una nuova categoria di farmaci biologici, basati su materiale genetico, cellule e tessuti. Le terapie avanzate rappresentano a oggi la massima espressione dei progressi della ricerca. Un settore dove l’Italia è leader nel mondo. Ingegneria tissutale, terapia cellulare e terapia genica sono impiegate in ben 7 differenti aree terapeutiche per migliorare la qualità della vita delle persone affette da malattie rare. “Siamo ormai nel cuore della quarta rivoluzione industriale – dichiara Massimo Scaccabarozzi presidente di Farmindustria – con ricadute significative sul Paese, che è già un hub produttivo e può diventarlo della ricerca, e sui singoli territori, che hanno o sono incentivati a creare distretti tecnologici all’avanguardia. Il farmaco biotech rappresenta una punta di diamante di un’industria già fortemente hi tech“. “Oggi assistiamo – continua Scaccabarozzi – a un’entusiasmante ondata di scoperte che fa convergere saperi diversissimi, dalla chimica alla tecnologia dei materiali, dalla biologia all’Information Technology e le preziose informazioni contenute nei Big Data. Si intravedono nuovi orizzonti per curare patologie grazie alle scoperte sul genoma e alle strategie messe in campo per combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza“. “Curiosità e voglia di rischiare. Queste sono le caratteristiche principali di chi fa ricerca e soprattutto di chi lavora nel farmaco biotech – ha aggiunto Eugenio Aringhieri, presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria – dalle biotecnologie possono arrivare grandi risposte ai bisogni di salute: dalla commercializzazione dell’insulina fino ad ora 350 milioni di pazienti hanno visto migliorare la loro qualità di vita. E in un futuro non troppo lontano grazie alle nuove conoscenze scientifiche sarà possibile offrire trattamenti personalizzati in molte aree terapeutiche“.