Studio: l’asilo nido incide negativamente sul quoziente intellettivo dei più piccoli

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Frequantare l’asilo nido in tenera età incide negativamente sulle capacità cognitive dei più piccoli, specialmente per le femmine. A rivelarlo uno studio sperimentale tutto italiano condotto da Andrea Ichino, professore di economia allo European University Institute.

L’indagine, battezzata “Cognitive and non-cognitive costs of daycare 0–2 for girls” ,nata in collaborazione con Margherita Fort e Giulio Zanella dell’Alma mater di Bologna, si concentra sui piccoli fra zero e 2 anni e sul loro quoziente intellettivo tenuto sotto controllo.

I ricercatori hanno concluso il loro studio sviluppando due considerazioni: la prima riguarda i bambini che vivono in un contesto familiare benestante e per loro l’asilo nido può addirittura costituire un freno, rendendo meno vivace la loro intelligenza. I ricercatori sostengono che un mese di nido aggiuntivo (cioè 20 giorni) ridurrebbero “il QI dello 0,5% all’età di 8-14 anni.

La seconda considerazione è che l’effetto sembrerebbe più forte per le bambine e nei nuclei familiari più agiati mentre non avrebbe conseguenze significative “per le famiglie dal background economico più svantaggiato”.

Gli studiosi ricordano che frequentare il nido riduce le interazioni uno ad uno con gli adulti. “Queste interazioni sono particolarmente rilevanti per lo sviluppo cognitivo dei primi anni di vita”.

Nelle famiglie non ammesse al nido le forme privilegiate di cura coinvolgono, in ordine di importanza, nonni, genitori o baby sitter – prosegue l’analisi – che implicano un coefficiente adulto-bambino di 1 a 1”. Un vantaggio del quale proprio le bambine beneficerebbero di più in quanto “a questo stadio di sviluppo sono più “mature” e quindi capaci di sfruttare le interazioni 1 a 1 con gli adulti”.

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