Meno ricoveri con più attenzione alle cure farmacologiche negli anziani. Più del 40% degli accessi al pronto soccorso, infatti, dipende da reazioni avverse a terapie prescritte in over 65, che non sono state riviste e modificate in base alle reali esigenze del paziente. Non solo. Circa un terzo dei 9 milioni di ricoveri in Italia sarebbe causato da effetti collaterali da farmaci in ultra 65enni, evitabili proprio rimodulando man mano le terapie. Tanto che con un ‘ritocco’ delle cure si potrebbero evitare almeno 3 milioni di ricoveri di over 65. Lo indicano i dati discussi dagli esperti in occasione del Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), in corso a Napoli fino a domani. Secondo i geriatri i rischi della mancata revisione da parte di un ‘direttore d’orchestra’ che sappia scegliere i medicinali giusti da assumere sono maggiori nelle Residenze sanitarie assistite, ma non mancano neppure fra le mura domestiche: oltre il 50% degli over 65 aggiusta da solo posologie e cure, esponendosi ancora di più a pericoli. Colpa dei disagi delle ‘politerapie’, tanti farmaci non facili da gestire. “Le politerapie sono molto frequenti nell’anziano: 2 su 3 prendono più di 5 farmaci al giorno, che oltre ad aumentare il rischio di ricoveri, sono spesso prescritti in maniera inappropriata – spiega Nicola Ferrara, presidente Sigg – Nel 63% dei casi, per esempio, gli anziani prendono inibitori di pompa protonica che non servirebbero, mentre a meno di uno su 2 viene prescritta una corretta profilassi contro la trombosi in caso di fibrillazione atriale. Gli esempi potrebbero proseguire, ma quel che preoccupa è che la percentuale di anziani con almeno un farmaco potenzialmente inappropriato è cresciuta negli ultimi 10 anni, passando dal 20 al 24%. Così le interazioni gravi tra farmaci riguardano un over 65 su 4, con un aumento della mortalità a 3 mesi di oltre 2 volte e mezzo”. “I farmaci vanno gestiti attraverso processi di revisione e riconciliazione – sottolinea Ferrara – Serve una valutazione multidimensionale ed è necessario evitare la frammentazione dell’approccio multispecialistico al paziente anziano complesso, che come sappiamo è più fragile di fronte alle interazioni tra farmaci a causa di un metabolismo modificato e della multimorbilità”. Il geriatra, aggiunge lo specialista, “può essere il ‘direttore d’orchestra’ specie nei pazienti più complessi e fragili, che valuta periodicamente il trattamento e lo modifica se necessario, decidendo anche se una cura valga o meno la pena di essere intrapresa: nella maggior parte degli over 80, per esempio, la prescrizione di statine, cardioaspirina e anche alcuni farmaci antidiabetici o antipertensivi è spesso inutile se non sconsigliabile, perché alcuni di questi medicinali impiegano anni per essere pienamente efficaci e sono quindi un ‘carico’ inadeguato in considerazione dell’aspettativa di vita, mentre altri provocano un incremento del rischio di cadute che nei grandi anziani possono rivelarsi fatali”. Il problema del mancato ritocco alle cure è particolarmente evidente fra gli ospiti delle Rsa. Uno studio italiano su circa 500 anziani in residenza ha dimostrato che il 28% ha almeno una prescrizione inappropriata, ma stime da indagini condotte all’estero indicano percentuali che possono superare il 50%. “I problemi più spesso riscontrati sono interazioni farmacologiche non prese in considerazione, un’assunzione prolungata oltre le reali necessità, dosaggi inadeguati – elenca Ferrara – Da tutto questo però non sono esenti gli anziani più o meno autosufficienti che vivono a casa propria: la mancata revisione delle terapie è probabile anche qui, perché dipende dalla sensibilità del paziente e di chi se ne prende cura. Spesso gli anziani in politerapia decidono di fare da sé, auto-modificando il trattamento per renderlo più gestibile: evidentemente il pericolo di errori è enorme anche in questi casi”. Da tutto ciò si evince che “è fondamentale una guida attenta per i pazienti anziani, la cui gestione andrebbe affidata a un geriatra che possa mantenere sempre uno sguardo di insieme, prevedendo periodici check-up al trattamento per adeguarlo alle mutate esigenze: fra estate e inverno può essere necessario modificare le posologie, se arriva una nuova diagnosi occorre rivedere le priorità, quando i farmaci sono tanti è sempre opportuno valutarne l’essenzialità. Solo in questo modo – conclude il numero uno della Sigg – il rapporto costo-beneficio delle cure negli anziani sarà sempre a saldo positivo, sia dal punto di vista terapeutico sia da quello economico: con terapie inappropriate si sprecano ogni anno immense risorse”. (AdnKronos)