La pubblicistica cosiddetta transumanista (ovvero la nuova futurologia scientifica italiana) si arricchisce tra breve grazie al nascente progetto Homo Plus, a cura di David De Biasi del Network transumanisti italiani (i vari Estropico (blog storico del movimento in Italia), Giancarlo Stile e – tra altri – David De Biasi). Filosofo, blogger e webdesigner, è tra i fondatori del gruppo italiano: anche traduttore ha recentemente curato la prima traduzione italiana di Ending Aging (La Fine dell’Invecchiamento…), capolavoro del biochimico e gerentologo di fama mondiale, Aubrey de Grey, per D- Editore a cura di E. Pilia (dirigente dell’altro gruppo transumanista italiano, l’AIT di Milano). Con Homo Plus project, il Network.., come spiega De Biasi: “...E’ stato avviato il progetto culturale ed editoriale HOMO PLUS, una raccolta a carattere multi-autoriale rivolta all’esplorazione del nostro orizzonte tecno-umano e alla ricerca condivisa di un pensiero ed azione che possano favorire un ‘antropocene benevolo’ e un ‘rinnovato illuminismo’in cui l’Uomo sia saggio demiurgo, plasmatore intelligente di se stesso e del mondo, non solo una forza tellurico-planetaria ma anche ‘forza cosmico-estropica’ Più in generale sui cosiddetti tempi postumani e proprio sul transumanesimo, ancora controverso in certo senso per le opposizioni bioetiche fondamentaliste, ma anche certo progressismo storico ancora ideologico deja vu, cosi De Biasi spiega e francamente dimostra… l’essenza della nuova futurologia degli anni 2000.
D – Filosofia e Transumanesimo, sempre l’Uomo o dopo l’Uomo come prospettive futuribili?
R – Tutto dipende da come concepiamo, antropologicamente e filosoficamente, quel “magnum miraculum” (secondo la nota espressione ermetica ripresa poi da Pico della Mirandola) che è l’Uomo. Nella mia visione, dichiaratamente transumanista, che si ispira ai principi e valori di matrice umanista – illuminista – egualitaria – libertaria, l’Uomo non è un’entità compiuta ma un “progetto aperto” in quanto si presenta fin dalle sue origini come quell’essere che, per sua natura, si protende e proietta verso il suo ‘dover essere’, ribellandosi alle restrizioni imposte dall’eredità naturale. Questa profonda aspirazione a diventare “quel che non è ancora”, questa tendenza a trascendersi, fa appunto dell’Uomo un essere essenzialmente progettuale. Sotto questa luce, l’Uomo con la sua capacità di costruire liberamente (dunque, anche sbagliando) quel se stesso che ancora non è, può allora essere visto come un’entità che trascende continuamente se stessa. In altre parole, quella che chiamo “trascendenza” conseguibile mediante l’intelligenza, non meramente adattativa bensì specialmente automigliorativa, è il carattere distintivo per eccellenza dell’Uomo, da cui tutti gli altri derivano, compreso lo stesso attributo di “sapiens”. Non vi sarebbe infatti “sapienza” senza il desiderio, o meglio, il bisogno di conoscere, che si manifestò, già ai primordi dell’umanità come ad esempio nella ricerca di nuove possibilità di cibarsi o come spinta a esplorare ambienti ignoti, con tutti i rischi e le angosce che ciò comportava. Ed è proprio in questo andare avanti nonostante tutto, in questo non lasciarsi determinare dalla propria finitudine, in questa continua riprogettazione del proprio essere, che l’Uomo sperimenta e realizza la sua libertà, la sua natura specificamente umana. In tal senso il Transumanesimo sta a significare anzitutto la consapevolezza di questo “fenomeno umano”, come lo avrebbe chiamato Teilhard de Chardin, che sempre tende, e deve tendere, ad una perfettibilità materiale e spirituale senza fine. A questo proposito, il concetto di Transumanesimo inteso in senso ‘iper-umanista’ va assolutamente distinto dal Postumanesimo di matrice ‘post-moderna’, infatti mentre quest’ultimo si qualifica sostanzialmente come un approccio ‘contro-Illuminista’ che mira a un superamento della centralità umana in luogo di un relativismo anti-scientifico e anti-razionale, il Transumanesimo invece si presenta come ‘ultra-Illuminismo’ che propugna un affrancamento dell’umanità da ogni involontario vincolo naturale e tradizionale, e non già dall’umano in quanto tale. Per dirlo in una frase: il Transumanesimo non vuole affatto liquidare o superare l’Uomo ma realizzarne le sue illimitate potenzialità, ancora perlopiù inesplorate e inespresse, in un’ottica di evoluzione eticamente consapevole e auto-diretta.
*a cura di Roberto Guerra
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HOMO PLUS (https://homo.plus)