13 nuove pulsar a raggi gamma scoperte grazie ai dati raccolti dal satellite della NASA Fermi grazie allo strumento sviluppato, per conto dell’ASI, dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il LAT (Large Area Telescope) e all’aiuto di decine di migliaia di volontari del progetto di calcolo “sociale” Einstein@Home.
Un’analisi che avrebbe preso più di mille anni se fosse stata condotta con un solo computer. E invece grazie all’astrofisica socializzata, è stato possibile compierla in meno di un anno.
Grazie all’opportunità offerta da questi volontari sparsi in tutto il mondo – spiega l’Agenzia Spaziale Italiana – un team internazionale guidato da ricercatori del Max Planck Institute per la fisica gravitazionale di Hannover, in Germania, ha cercato la periodicità rilevatrice delle pulsar in 118 fonti dell’enorme catalogo di Fermi.
In 13 hanno scoperto una stella di neutroni in rotazione sul centro della fonte di emissione. Due di queste pulsar hanno però una caratteristica particolare: una è più lenta rispetto a qualsiasi altra pulsar a raggi gamma conosciuta. Un’altra sembra aver subito un “problema tecnico”, un improvviso cambiamento di origine sconosciuta nella sua rotazione, altrimenti normale.
“Abbiamo scoperto tante nuove pulsar per tre motivi principali: l’enorme potenza di calcolo fornita da Einstein@Home; i nuovi e più efficienti metodi di ricerca; un miglior uso dei dati provenienti dallo strumento LAT di Fermi”, spiga Colin Clark, autore principale dello studio ora pubblicato su The Astrophysical Journal.
Le stelle di neutroni sono resti compatti prodotti da esplosioni di supernova. Misurano circa 20 chilometri di diametro e pesano fino a mezzo milione di Terre. A causa dei loro forti campi magnetici e della loro rapida rotazione emettono raggi gamma energetici simili a un faro cosmico. Se queste “onde” puntano verso la Terra una o due volte al giro, la stella di neutroni diventa visibile come un faro, ad intermittenza, una cosiddetta pulsar.
Il centro ASDC dell’Agenzia Spaziale Italiana, in collaborazione con INAF e INFN, è un dei centri di elaborazione dei dati raccolti con il satellite Fermi.