8 marzo, direttrice dell’Agenzia Spaziale Italiana: “Non c’è genere per chi sa e vale”

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In Italia la differenza di genere è ancora un problema, ma il mondo della ricerca è una piccola parentesi dorata. Parola di Anna Sirica, alla direzione dell’Agenzia Spaziale Italiana dal maggio del 2015, e prima ancora alla direzione affari amministrativi dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. “Nella ricerca – spiega la direttrice a Maria Elena Ribezzo di LaPresse – non c’è distinzione tra uomo e donna perché qui si parla di merito e di nuove frontiere. E non c’è genere per chi sa e vale”.

DOMANDA Quante sono le donne nella ricerca in Italia?
RISPOSTA Se parliamo di conseguimento dei dottorati siamo quasi alla metà – ho in mano dei dati del 2012 e sono state il 42% -, però quando parliamo di livelli apicali la cifra scende al 20%: tante sono le donne che riescono a ottenere una cattedra o a essere capi di un’unità scientifica. Sicuramente la differenza di genere in questo ambiente non è molto sentita, però tanti passi in avanti bisogna ancora farli. Eppure le donne al vertice danno qualcosa in più, perché riescono a fare più cose contemporaneamente, con più equilibrio e con un maggiore attenzione alle persone.

D. Quanto spazio trovano le donne nell’Asi?
R. Abbiamo tantissime donne, in tutti i settori. Ma la cosa fondamentale è che il 30% dei nostri responsabili unità, che gestiscono programmi spaziali di grande responsabilità, sono donne. Il vertice è perfettamente bilanciato, accanto a me c’è il presidente, Roberto Battiston.

D. Come cercate di favorirne il lavoro?
R. Ho da subito spinto perché il nostro asilo nido, un gioiello, fosse operativo e non aperto solo alle dipendendi, ma anche alle persone sul territorio. Possiamo ospitare fino a 30 bambini. Poi stiamo promuovendo il telelavoro e partecipando al progetto della Funzione Pubblica per lo smart working. Siamo tra le poche pubbliche amministrazioni che spingono per facilitare il lavoro delle donne.

D. Ha mai vissuto sulla sua pelle dei rifiuti dovuti al fatto di essere donna?
R. No, forse perché vengo da una famiglia che non ha mai fatto differenza tra uomo e donna, per questo nella vita anche le sconfitte non le ho mai vissute come differenza di genere, ma come ostacoli. Io non ho mai pensato di non aver passato un colloquio perché ero donna.

D. In Italia invece a che punto siamo?
R. Siamo ancora indietro. Se togliamo la ricerca, i posti, soprattutto quelli apicali, per le donne sono ancora limitati. Anche il mondo accademico non è estraneo a questa logica: solo un rettore su dieci è donna. Se poi pensiamo alle posizioni manageriali, nelle aziende, nelle multinazionali e ci guardiamo intorno ci sono più uomini che donne. Perché si pensa ancora soltanto alle assenze della donna per le maternità.

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