Ricerca: il training motorio preventivo rallenta l’atassia cerebellare

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L’atassia cerebellare colpisce da 1 a 7 persone ogni 100 mila individui provocando la morte dei neuroni del cervelletto. Ma se al momento non esiste ancora una cura, nuovi studi aprono alla possibilità di rallentare la patologia neurodegenerativa. Due ricercatrici del Nico (Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi) dell’Università di Torino, Elisa Fucà e Annalisa Buffo, hanno testato l’efficacia del training motorio come approccio preventivo su un modello murino di atassia cerebellare. I risultati dello studio, pubblicati su Neurobiology of Disease, confermano un significativo miglioramento della coordinazione motoria e dell’equilibrio negli animali. Lo studio ha inoltre evidenziato chiari segni di potenziamento della plasticità cerebellare, tra cui l’aumento della connessioni sinaptiche e un evidente miglioramento nella morfologia delle cellule sopravvissute. Oltre a un rallentamento nel processo di degenerazione delle cellule di Purkinje, legato a una riduzione dell’autofagia, processo che in condizioni fisiologiche garantisce la pulizia delle cellule, eliminando i componenti danneggiati. Nel modello studiato, è proprio il patologico incremento del flusso autofagico che conduce alla morte neuronale, che verrebbe dunque contrastato dai benefici indotti dal training motorio. Gli animali sottoposti a training, sia sani che atassici, hanno tutti mostrato livelli più alti di Bdnf, neurotrofina spesso associata a condizioni di elevati plasticità e benessere cerebrale. Ma l’aumento sortisce effetti opposti in animali sani e atassici: nei primi si traduce in una maggiore attivazione dell’autofagia, mentre negli atassici porta a una sua riduzione. Sembra dunque che l’organismo reagisca in maniera ‘mirata’, provando a ripristinare condizioni di base fisiologicamente più sane per il corretto funzionamento cellulare. “Questi risultati confermano gli effetti benefici del training motorio sulla patologia cerebrale – sottolinea Buffo – e offrono anche nuovi spunti per studi sui meccanismi molecolari legati al rallentamento della morte neuronale alla base dell’atassia cerebellare. Non solo: gli effetti di plasticità osservati sulle cellule endogene gettano le basi per nuove ricerche sugli effetti di trattamenti combinati, che potrebbero prevedere l’associazione di training motorio e trapianti con cellule staminali”.

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