Siamo in Emilia Romagna, in provincia di Forlì-Cesena. E’ qui che si trova Bagno di Romagna, un comune situato nell’Appennino tosco/romagnolo, circa 50 km a sud di Forlì, con parte del suo territorio compreso nel Parco Nazionale delle Foresta Cosentinesi, Monte Falterona e Campigna. Bagno di romagna, che ha conquistato Bandiera Arancione, marchio di qualità del turismo ambientale per l’entroterra attribuito dal Touring Club Italiano, caratterizzato da un territorio mutevole, con alternarsi di valli anguste e brusche ad ampie e aperte, è stato da sempre circondato di leggende e miti antichi.
Si narra, ad esempio che Santa Agnese, figlia di un governatore sarsinate, venne condannata a morte dal padre perché cristiana e per questo fu consegnata ad alcuni sicari affinchè la uccidessero. Ma questi, mossi da compassione, la liberarono, abbandonandola sulle montagne dell’Alto Savio con un cagnolino. Colpita dalla scabbia, si salvò grazie all’aiuto del fido animaletto che, scavando con le sue zampe, trovò una piccola fonte d’acqua prodigiosa, con la quale la Santa si bagnò, guarendo magicamente. Un po’ di storia. La città, come risulta da numerosi ritrovamenti di reperti risalenti all’età neolitica, era abitata sin dalla Preistoria e, fin da epoche remote, da popolazioni umbre. In seguito registrò stanziamenti romani. Il toponimo deriva dal latino “balneum” (bagno) con chiaro riferimento alle locali acque termali, le cui proprietà terapeutiche erano note sin dall’antichità e decantate dallo stesso Marziale.
Caduto l’impero romano, la città entrò a far parte dell’esarcato di Ravenna, passando, verso metà VIII secolo, sotto la giurisdizione della Santa Sede. Nel XI secolo fu infeudata dai signori di Valbona, cui subentrarono i Guidi di Modigliana, un ramo dei quali fu insignito del titolo di conti di Bagno. Sul finire del 300 la fortuna dei Guidi cominciò a declinare quando si schierarono col duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, nella guerra contro la Repubblica Fiorentina. Conquistata Firenze (inizio XV secolo), venne assegnata ai Gambacorti di Pisa, scacciati dalla popolazione per aver consegnato il feudo al re di Napoli. Retta da un Capitano, nel 400 registrò la massima crescita urbanistica ed economica che si arrestò nel XVI secolo con l’arrivo degli Spagnoli. Per il resto, seguendo le vicende fiorentine e quelle di tutto il Granducato di Toscana, fu annessa alla provincia di Forlì nel 1923.