Salute, Nanny State Index: l’Italia paternalista nella classifica europea

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Cosa mangiare, bere, fumare e come prenderci cura della nostra salute. A tracciare la mappa degli Stati proibizionisti, o meglio paternalisti, è una ricerca dell’Institute of Economic Affairs e di Epicenter (network europeo di cui fa parte l’Istituto Bruno Leoni), che ha permesso di stilare il Nanny State Index, in pratica una classifica che permette di comprendere quanto i Paesi europei si sono spinti sulla via del paternalismo. Ebbene, il Nanny State Index (Nsi) 2017, giunto alla seconda edizione, fotografa “una realtà in peggioramento non solo per l’Italia, ma per tutto il continente“. Il nostro Paese passa dalla 17esima alla 16esima posizione su 28, dove al top ci sono i Paesi con un approccio più da tata, o ‘nanny’. In generale “gli Stati europei hanno avuto l’anno scorso un approccio sempre più paternalistico, lasciando meno libertà di azione al cittadino sul proprio stile di vita“, scrivono gli autori. Lo studio esamina una serie di beni di consumo (alcolici, cibo, bibite gasate, sigarette elettroniche e tabacco), valutando quanto siano tassati e regolati. Ben sei dei 28 Stati dell’Ue hanno avuto risultati peggiori rispetto all’Nsi 2016. Una delle principali cause è la nuova Direttiva sul tabacco della Commissione europea, in vigore dal maggio 2016, ma non è da sottovalutare “il nuovo fenomeno che vede gli Stati sempre più impegnati a regolare lo stile di vita dei propri cittadini, ad esempio approvando le cosiddette ‘sin taxes’, ovvero le tasse sul consumo di bevande ad alto contenuto zuccherino“, spiegano gli autori. L’Italia si posiziona al 16esimo posto a causa di un generale peggioramento in tutte le categorie indicate. In particolare, perde ben quattro posti sia nella categoria ‘Tabacco’ che in quella ‘Cibo e Soft Drinks’. La maggior regolazione in questi settori “pesa normalmente sui cittadini più svantaggiati“, continuano gli autori dell’Index, e inoltre provoca fenomeni come il ricorso al mercato nero e una diminuzione della concorrenza. I Paesi che meno interferiscono nelle scelte individuali su cibo e fumo nel Vecchio continente sono Repubblica Ceca e Germania, mentre l’intervento paternalistico appare maggiore in Finlandia e Gb, con la Francia al sesto posto. Ma se un approccio di questo tipo punta in definitiva a migliorare le prospettive di vita e salute dei cittadini, secondo i dati dell’Nsi “non sembrerebbero esistere correlazioni circa una più lunga aspettativa di vita grazie all’aumento di questo tipo di regolazione, come invece sostengono i promotori di tali norme restrittive“. Così Christopher Snowdon, curatore dell’Indice, raccomanda ai Paesi più paternalistici (Finlandia e Gb) di prendere spunto dai “primi della classe” (Germania e Repubblica Ceca) perché “la loro distanza con gli Stati più liberi è in crescita“.

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