Scienza e Letteratura? Pierfranco Bruni del Mibact

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di Roby Guerra  *E’ on line (edizioni eBook Asino Rosso-Street Lib) “Benedetto Croce non fa parte della mia bibiloteca. Il duemila dopo il novecento aspaziale” di Pierfranco Bruni, scrittore, saggista, direttore archeologo del Mibact (Etnie Mediterranee). Titolo e sottotitolo sono tutto un programma per un florilegio minimo di articoli usciti in questi anni dell’autore, sempre politicamente ma anche culturalmente scorretti. E gira e rigira, sempre il titolo, costanti nel destrutturare e smascherare l’ancora forte ed eccessivo imprinting, per cosi’ dire, condizionante e antiscientifico del celebre filosofo: in sé ovviamente autorevole e di gran stoffa linguistica, ma tutt’oggi responsabile con le sue famose sottovalutazioni dell’umanesimo scientifico, riassumendo, di certo passatismo culturale globale che caratterizza la cultura e la letteratura italiana. Bruni appartiene a modo suo ad altra pure tradizione o antitradizione italiana anche critica, oltre la sua prosa magnifica stessa, complessa ma scorrevolissima. Viene dalle speculazioni tra letteratura e scienza dello stesso ben noto Ezio Raimondi, passando per Marinetti e il Novecento modernista nobile fino a epigoni contemporanei come gli stessi G. Barberi Squarotti e Cristina Campo (tra i saggi dell’ebook), oppure sul piano critico a un certo H.M. Enzensberger o lo stesso in Italia, M. Marinacci (promotore dello stesso neoleonardesco movimento Metateista. Per un nuovo rinascimento, fondato a Milano in Italia dall’artista contemporaneo D. Foschi).Novecento aspaziale, in quanto distante dal realismo ideologico o paleoverismo… ancora prevalente in Italia (anche nelle versioni di certo fantastico alla Pazzi o Wu Ming) e pseudoscientifico: semmai se l’interfaccia desiderante è scienza e parola o poetica o letteratura, sono i grandi verinichilisti o pensatori spirito o corpi liberi (irriduicibili a qualsivoglia ideologismo) quali i vari Apollinaire, Pessoa (altri saggi inclusi) del secolo scorso, da riformattare oltre lo stesso storicismo, laddove l’archetipo della verità bellezza e del fare anima paradossale “futuristica” alla Hillman segnala la scienza del cuore del nostro tempo. Un cuore che sia ben chiaro è anche un pacemaker pulsante immaginario e l’elettrocardiogramma un esperimento anche immaginario per cartografare come finalmente Mappa il the best del territorio relativista letterario del fu Novecento. Un cuore critico scientifico (nel senso della letteratura come scienza sociale) sempre anche perturbante e liberante gli orizzonti involutivi che anche caratterizzano la poetica contemporanea. L’ebook non a caso suddiviso in alcune scansioni, ad esempio: Meta Letteratura (già tracciata non dimenticando saggi fondamentali su Pirandello e Pavese e Alvaro), Letteratura contro Politica (con witz micidiali su Nolte e anche contro il Pasolini diversamente convenzionale almeno nella Parola); non ultimo e qua in primo piano lo scienziato mediterraneo, quasi un autoritratto con considerazioni quasi neopitagoriche su una Italia e ex Magna Grecia profondamente attuali non solo nel simbolismo e la danza degli archetipi…

Oppure molto semplicemente con le parole stesse di Pierfranco Bruni:

La metafisica che ho cercato si è intrecciata nella mia barba che cresce come i padri del deserto che camminano con la pazienza della luna nel grido di una preghiera che sempre mancherà al canto notturno di Leopardi che ha nel suo pianto la logica. Vivo di ARCANO. Ho sfogliato ancora UNA VOLTA il vocabolario del mio tempo, viaggiato lungo la grammatica dei simboli per guardare negli occhi il tempo sommerso che ha la memoria delle favole. Intanto la mia barba bianca mi regala anni in più. Ed è giusto così. Misteriosamente ribelle porto dentro di me l’Arcano. La Ragione assurda del tempo che passa e il Mistero segreto del viaggio di memorie”.

Ma concludiamo ritornando al “sedicente” Benedetto Croce, ancora troppo osannato dalla criptica d’arte passatista come precursore della poetica moderna (!) quando invece scriveva (come ben evidenzia Bruni un un saggio quasi sinottico dell’eBook) “Per Croce Rimbaud è addirittura la “negazione della poesia”. In D’Annunzio, secondo Croce, c’è “la morte nel contenuto morale” . E in uno scritto del 1947 si legge: “D’Annunzio… è un’anima tanto più scarsa d’idealità quanto più si è sforzato, in rinnovate riprese, d’infingere affetti politici, patriottici, sociali, morali, e una sua missione di rivelatore e redentore…”. Su Verlaine nel 1942 Croce annotava: “… Sono versi accanto a ciascuno dei quali si può scrivere la parola ‘falso’; sono ciurmerie che offendono ciascuno di noi…”. Su Rilke nel 1943: “…la vita attiva e morale di Rilke fu, per pronunziare anche qui la parola giusta, molto grama… egli combatte dentro di sé unicamente col fantasma della morte”.

Info

http://pierfrancobruni.weebly.com/biografia.html

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