Una molecola derivata da un piccolo organismo invertebrato marino, in aggiunta alla chemioterapia contro il cancro dell’ovaio, per migliorare la qualità di vita e aumentare la sopravvivenza delle pazienti più ‘difficili’. L’Italia è capofila di uno studio clinico che coinvolge 598 pazienti in tutta Europa, per valutare l’efficacia di questa strategia terapeutica. Nel 70-80% dei casi, nonostante le terapie, la malattia si ‘riaccende’. La mediana di sopravvivenza è ferma a circa 4 anni. L’obiettivo dello studio è “dare una risposta alle donne che oggi recidivano e che noi vogliamo portare a una maggiore sopravvivenza“, spiega Nicoletta Colombo, direttore Programma ginecologia oncologica dell’Ieo (Istituto europeo di oncologia) di Milano, dal Congresso americano di oncologia clinica (Asco), in corso a Chicago. Oltre cento i Centri italiani deputati all’arruolamento delle pazienti, con l’Ieo tra i più attivi. Lo studio valuta la capacità della trabectedina, la molecola di PharmaMar, “nell’aumentare la sensibilità alla tradizionale chemioterapia con il platino”, prosegue Colombo. Il presupposto alla base dello studio è che ci sia un ‘effetto sequenza’ positivo tra la trabectedina e il platino. Al momento, in caso di recidiva del tumore, il medico sceglie una delle due opzioni. Invece, l’utilizzo della trabectedina potrebbe aumentare l’efficacia della chemioterapia standard e quindi gli anni di vita e anche la qualità di vita delle pazienti. “La molecola di PharmaMar – commenta Domenica Lorusso, dirigente medico primo livello alla fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano – si è rivelata efficace e ben tollerata, anche per periodi molto lunghi e ad oggi il suo utilizzo rappresenta un’opzione strategica nella terapia del cancro ovarico recidivante”. La molecola estratta dalle profondità del mare rappresenta un’alternativa – evidenziano le esperte – soprattutto per quelle forme che non rispondono ai trattamenti standard o per le pazienti che non li sopportano. Non solo. “L’alternanza della combinazione con trabectedina – conclude Colombo – consente di ‘smaltire’ le tossicità delle terapie precedenti e potrebbe incrementare l’efficacia antitumorale della strategia terapeutica. Inoltre, questo trattamento non dà neuropatia e non fa perdere i capelli“, l’effetto collaterale delle terapie anti-cancro più traumatico per le donne. In Italia vivono oltre 45 mila donne che hanno ricevuto una diagnosi di cancro dell’ovaio. Questo tumore causa ogni anno oltre 140 mila decessi in tutto il mondo, più di 3 mila in Italia. I medici lo chiamano ancora il ‘killer silenzioso’. Rispetto al decennio precedente, però, la speranza di vita è migliorata (+4-5%).