Il “significativo mutamento all’interno dell’Unione Europea” provocato dalla Brexit “potrebbe ripercuotersi anche in ambito scientifico, ad esempio, sulla rappresentanza nei processi decisionali, sulla partecipazione alle linee guida e alle tematiche di Horizon 2020, su modalita’ e quantita’ dei finanziamenti a progetti di ricerca europei, in corso e futuri”.
Lo ha detto Massimo Inguscio, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, che oggi ha aperto i lavori del “High Level Research Italy-UK Bilateral Meeting”, organizzato ad Anacapri dal Cnr in cooperazione con il Science and Innovation Network del governo della Gran Bretagna e l’Ambasciata Britannica Roma.
“Il sistema italiano di ricerca – ha sottolineato Inguscio – continua ad essere a livelli eccellenti, tra i migliori in Europa, ad esempio per numero di Erc vinti e in settori fondamentali per il futuro come la cura e valorizzazione del patrimonio culturale e le tecnologie quantistiche. Al tempo stesso occorre trovare soluzioni innovative concertate con la politica di ricerca delle istituzioni per attrarre e trattenere le ricercatrici e i ricercatori migliori, italiani e stranieri. E’ nostro impegno dunque, invertire questo trend facendo sistema, anche attraverso la cooperazione con Paesi a elevata qualita’ e gestione della ricerca e dei fondi come la Gran Bretagna. La scienza e’ inclusiva, senza confini e si impegna ad investire sui migliori”.
Proprio sulle tecnologie innovative per il patrimonio culturale si e’ incentrato il dibattito nel pomeriggio, dopo la prima parte della prima giornata dedicata alla Brexit. “La ricerca scientifica britannica esprime eccellenze in diversi ambiti a livello mondiale – ha dichiarato l’ambasciatore britannico in Italia Jill Morris – attrae nelle sue strutture avanzati progetti e ricercatori internazionali tra i piu’ brillanti, e svolge un ruolo di leader nell’acquisizione di finanziamenti ERC per la ricerca di frontiera e nel coordinamento di progetti internazionali finanziati nell’ambito di Horizon 2020. Il Regno Unito potra’ uscire dall’Unione Europea, ma resta ferma la determinazione del governo britannico di rafforzare ed espandere le nostre relazioni nella campo della ricerca scientifica con tutti i partner europei, Italia in primis. Voglio in proposito riconoscere il talento di moltissimi ricercatori italiani che contribuiscono in maniera significativa ai successi della ricerca Made in Britain e al progresso del sapere scientifico in senso piu’ ampio”.