Trombosi venosa profonda: fattori di rischio, sintomi, diagnosi e cura

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Fisiologicamente parlando, la trombosi venosa profonda è la conseguenza di un anomalo processo di coagulazione del sangue che scorre all’interno di una vena, spesso localizzata nelle gambe, ma che può trovarsi anche in altri distretti dell’organismo. In queste sedi, all’interno del vaso si viene a formare un coagulo di sangue (trombo) che rallenta, fino in qualche caso a bloccare, la circolazione ematica, con conseguente sofferenza delle strutture anatomiche a monte dell’ostruzione.

FATTORI DI RISCHIO: Il rischio aumenta anche con l’età: sotto i 40 anni la patologia è rara, ma l’incidenza aumenta con il tempo e diviene elevata dopo i 75 anni. La ragione risiede nelle modificazioni della parete delle vene, con dilatazione di quelle superficiali, e nella perdita di efficienza della pompa muscolare.  Le donne presentano una maggior predisposizione, alla quale potrebbero concorrere anche l’uso di contraccettivi ormonali e le gravidanze, che inducono squilibrio nei fattori della coagulazione. Sovrappeso e obesità aumentano la pressione sulle vene, limitano l’attività fisica e, spesso, sono associati ad alterato metabolismo lipidico. A discapito del circolo venoso. E il fumo non è da meno, influendo negativamente sulla coagulazione del sangue e sulla circolazione.

SINTOMI: Il sintomo più caratteristico di una trombosi venosa profonda degli arti è il gonfiore, definito edema, dell’arto interessato. Si tratta di un edema solitamente duro che insorge in breve tempo e che non tende a diminuire ma anzi ad aumentare. L’edema è, tranne in rari casi, monolaterale. Spesso l’edema è associato al dolore e alla difficoltà a muovere l’arto interessato. Quindi ad esempio nel caso di una trombosi ad un arto inferiore, la deambulazione sarà difficoltosa per la presenza del dolore. Inoltre spesso si assiste ad un rigonfiamento delle vene superficiali e in casi rari vi può essere una colorazione bluastra dell’arto. In presenza di dolore toracico, tosse e/o difficoltà respiratoria è possibile che la trombosi venosa abbia già causato un’embolia polmonare.

DIAGNOSI: Per confermare la presenza di una trombosi venosa a livello degli arti l’esame più utilizzato, essendo molto affidabile, è l’Ecocolordoppler venoso, una metodica non è invasiva, essendo un esame ecografico dei vasi, ed è in grado di visualizzare nel 95-98% dei casi la presenza di un trombo all’interno del vaso venoso e determinarne la sede e l’estensione. Un altro esame che viene spesso eseguito nel sospetto di trombosi venosa profonda il D-Dimero, n esame del sangue che serve per escludere una trombosi. In casi dubbi, in cui l’Ecodoppler è negativo, può essere eseguita una TC con il mezzo di contrasto.

CURA: La terapia dei pazienti con trombosi venosa profonda comprende tre approcci: farmacologico (anticoagulanti e fibrinolitici), chirurgico (trombectomia, un intervento ormai caduto in disuso) e meccanico (compressione pneumatica intermittente nel periodo post-operatorio, calze o fasciature elastiche, precoce mobilizzazione).

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