Il Carretto siciliano è tra gli elementi che più di tutti connotano la cultura siciliana, non solo per l’aspetto folkloristico che ha assunto nel corso degli anni ma, soprattutto per ciò che rappresenta nella storia dell’isola; è, infatti, strettamente legato alla sua tradizione culturale ed economica.
Origini e diffusione del Carretto siciliano
La storia di questo importante mezzo di trasporto risale ai primi anni dell’800.
Fino al ‘700, a causa dello scarso sviluppo nelle strade dell’isola, i trasporti venivano effettuati principalmente con l’aiuto degli animali da soma o via mare.
Solo nel 1778 il Parlamento Siciliano approvò lo stanziamento di 24.000 scudi per la costruzione di strade in Sicilia. Solo nel 1830, il governo borbonico iniziò ad aprire strade di grande comunicazione, le cosiddette “regie trazzere”. La prima fu la regia strada “Palermo-Messina montagne” che passava per Enna (a quei tempi chiamata Castrogiovanni) e arrivava fino a Catania.
La prima descrizione dettagliata di un Carretto Siciliano risale al 1833 e la troviamo nel resoconto di un viaggio intrapreso in Sicilia da Jean Baptiste Gonzalve del Nervo.
Egli fu il primo viaggiatore a raccontare di aver visto sulle strade siciliane dei carretti con delle raffigurazioni sulle fiancate: l’immagine della Vergine Maria e di alcuni Santi.
Il Carretto fu alla base dell’economia siciliana fino agli anni ’50 del secolo scorso.
La struttura del Carretto
Il Carretto siciliano si presenta come un veicolo a due ruote, senza molla, trainato da un solo animale che sostiene con la groppa gran parte del peso della cassa.
Il legname adoperato è di vari tipi: noce, frassino, abete o faggio. La scelta dipende dal valore che il committente vuole dare al prodotto.
Alla costruzione del Carretto lavoravano maestri di ogni genere: falegnami, fabbri, pittori e scultori. In ognuna della sue parti ci sono delle decorazioni che la contraddistinguono e che indicano l’area geografica di provenienza: la presenza di giallo e rosso con decorazioni fitomorfe è tipica della Sicilia Occidentale, quella di prugna e azzurro con decorazioni antropomorfe è tipica della Sicilia Orientale.
Elemento fondamentale è la ruota la cui costruzione richiede particolare competenza.
La parte più visibile è la cassa. Quest’ultima è composta da sponde che possono essere di forma trapezoidale o rettangolare, in base alla provincia di provenienza del Carretto.
Negli scacchi delle sponde può essere possibile trovare dipinte scene tratte dalla storia dei Paladini di Francia, santi e scene di battaglie realmente combattute.
Il Carretto, con le sue immagini dipinte, aveva quasi un valore enciclopedico e veniva considerato uno strumento per informare il popolo, prevalentemente analfabeta, sui fatti storici accaduti.
È importante anche prestare attenzione alle parti scolpite. La chiave del carretto presenta le sculture più belle. Si trova sotto la cassa e insieme alle mensole regge il fondo di quest’ultima.
Le sculture presenti sulla chiave sono spesso Santi, scene tratte della storia dei paladini di Francia o scene che raffigurano l’arrivo del Carretto in famiglia.
Il riquadro di legno posto anteriormente sotto la cassa si chiama pizzu. In questo riquadro si trova spesso scolpito San Gregorio che sconfigge un drago (un modo per proteggere carro e carrettiere durante i loro viaggi).
Il Carretto siciliano oggi
Al giorno d’oggi, i Carretti siciliani autentici non vengono più utilizzati per lavoro ma come memoria storica, nei musei o in ricorrenze popolari.
Il Carretto è un elemento Folkloristico e fa parte dell’identità isolana.
Durante una tranquilla passeggiata in qualche paesino dell’isola potrebbe anche succedere di incontrare semplici vetture motorizzate decorate e abbellite proprio come Carretti siciliani.