Presentati oggi i risultati della ricerca sull’agroalimentare biologico italiano, promossa da BolognaFiere con il patrocinio di FederBio e AssoBio e curata da Nomisma. 8 consumatori su 10 hanno acquistato bio nell’ultimo anno e il 42% è “frequent user”. Tra le categorie più apprezzate spiccano frutta e verdura. Anche la produzione agricola è in crescita: secondo i dati SINAB, le superfici coltivate in Italia hanno superato l’1,9 milioni di ettari, con una crescita del 6,3% rispetto al 2016. “Tutti i numeri del Bio italiano: i driver del consumatore e le novità del canale specializzato”: questo il titolo dell’OSSERVATORIO SANA 2018, l’approfondimento sui temi di maggiore attualità per il comparto, presentato in Fiera a Bologna in occasione della giornata inaugurale di SANA – 30° Salone internazionale del biologico e del
naturale. Nomisma ha realizzato l’indagine – promossa da BolognaFiere con il patrocinio di FederBio e AssoBio – su un campione di 200 punti vendita per la sezione dedicata al canale retail e di 800 famiglie per l’analisi su abitudini e motivazioni di acquisto.
Il consumatore: identikit dell’user bio
Il biologico è sempre più presente nelle case degli italiani: sono infatti 8 su 10 i consumatori che hanno acquistato prodotti bio nell’ultimo anno. E il 42% di loro è “frequent user”, ovvero sceglie di comprare biologico ogni settimana. Una scelta consapevole e informata: stando alla ricerca, quasi 1 italiano su 2 predilige i prodotti biologici perché li ritiene “esattamente quelli che voglio”. Per il 52% degli intervistati la scelta è dettata da ragioni salutistiche, ma non mancano quelli che mettono al primo posto la garanzia di sicurezza e qualità offerta da questo genere di merci (47%) e quelli che scelgono il bio perché ritenuto più rispettoso dell’ambiente (26%). Tra le categorie più acquistate spiccano frutta e verdura (scelte dal 61% dei consumatori), seguite da latte e derivati (57%) e uova (53%). E se il 44% degli user bio acquista i prodotti in GDO, il 19% continua a prediligere il canale specializzato, soprattutto guidato dall’offerta disponibile (24%) e da una maggiore fiducia nei prodotti venduti (19%). La “consumer survey” delinea una domanda di prodotti biologici in crescita, come confermato dai dati aggregati sulle vendite, salite a quota 5.612 milioni di euro (+8% rispetto al 2016), 3.552 milioni dei quali riconducibili al solo mercato domestico (+8%, var % 2017 vs 2016).
I punti vendita specializzati: i numeri e la proposta merceologica
Con 1.437 unità raggiunte nel 2017, i negozi specializzati sono il 13% in più rispetto al 2013 e il 111% in più rispetto al 1993 (fonte: BIOBANK). Di questi, il 60% è concentrato nel nord Italia e il 45% ha aperto nell’ultimo decennio. Sul fronte dell’assortimento merceologico, la survey ha evidenziato come la maggior parte dei punti vendita proponga anche prodotti non-food: in particolare, l’81% espone prodotti naturali e certificati biologici per l’igiene della persona, il 76% offre cosmetici e prodotti erboristici (63%). Anche i prodotti per la cura della casa sono molto ricercati, trovando spazio nel 73% dei negozi.
Complessivamente, un punto vendita specializzato offre circa 2.000 referenze, composte per il 79% da prodotti alimentari confezionati, con la macro-categoria pasta, riso, farine, prodotti da forno indicata dal 77% degli esercizi come quella le cui referenze sono aumentate maggiormente negli ultimi 2-3 anni. Il 34% dei negozi ha indicato come principale criterio nella scelta dei prodotti la volontà di differenziare la propria offerta da quella della GDO e il 24% ha sottolineato l’importanza di inserire a scaffale novità in grado di attirare l’attenzione del consumatore. È stato inoltre indicato come fondamentale per il successo di un prodotto dal 40% dei punti vendita il packaging ecologico. Tra i prodotti che maggiormente incontrano l’interesse dei clienti, spiccano quelli definiti da proprietà benefiche per la salute (come segnalato dal 34% dei punti vendita) e l’attributo “vegan” (36%).
Il rapporto tra punti vendita e cliente
La survey di Nomisma ha identificato anche la clientela-tipo dei punti vendita specializzati: donna (genere prevalente per il 79% degli intervistati), di un’età compresa tra i 35 e i 45 anni (50%), con figli di meno di 12 anni (43%), di reddito medio-alto (78%) ed heavy-user bio (la cui spesa alimentare, cioè, è composta dall’80% al 100% da cibi biologici), che sceglie i prodotti in base a un particolare stile di vita (free from/veg/light) e che sviluppa un rapporto di fiducia con il proprio rivenditore, visitando il punto vendita almeno una volta a settimana. Un rapporto di fiducia creato e rafforzato anche dalle iniziative dei gestori e dei titolari, che oltre a curare l’ambiente del negozio, dedicano alla clientela un’ampia gamma di servizi aggiuntivi, come carte fedeltà, eventi speciali e la presenza di addetti esperti e formati sulla materia, per citare i 3 servizi più diffusi e ritenuti più importanti dai partecipanti all’indagine.
I dati SINAB
Presentati oggi anche i dati SINAB – Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, progetto del MiPAAFT gestito da ISMEA e CIHEAM. Nel 2017 le superfici coltivate in Italia hanno superato l’1,9 milioni di ettari, con una crescita del 6,3% rispetto al 2016. In termini assoluti, nell’ultimo anno, sono stati coltivati con metodo biologico oltre 110 mila ettari in più. Ottimi i dati in arrivo dalla Sicilia (427.294 ettari), dalla Puglia (252.341 ettari) e dalla Calabria (202.119 ettari), che insieme detengono il 46% delle superfici coltivate a biologico. L’Emilia-Romagna si posiziona tra le prime cinque Regioni con 134.509 ettari totali, mentre la Lombardia è la Regione che cresce di più (+21,4%): dati che indicano come la produzione vegetale biologica interessi sempre di più l’intero territorio nazionale.
A fine 2017 il biologico è arrivato a interessare il 15,4 % della SAU italiana, in crescita di un punto percentuale rispetto al 2016. Le aziende inserite nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica sono quasi 76.000, con un incremento del 5,2%.