Vienne, considerata la “piccola Pompei francese”, ha ricevuto l’International Archeological Discovery Award, il premio intitolato a Khaled al-Asaad, direttore dell’area archeologica e del Museo di Palmira dal 1963 al 2003 che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, finendo trucidato dall’Isis. Vienne di trova sulle sponde del Rodano, a circa 30 km a sud di Lione; era una città romana di circa 7mila mq abitata dal I sec. d.C., con ville di lusso arredate con mosaici, statue monumentali e uffici pubblici, esistita per tre secoli e distrutta da una serie di incendi improvvisi. Il premio è promosso dalla Borsa mediterranea del turismo e dalla rivista Archeo, ed è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare agli archeologi.
La città di Vienne, già famosa per il suo teatro romano e per un tempio, fu un importante nodo nella strada che collegava la Gallia settentrionale con la provincia della Gallia Narbonensis, la Francia meridionale di oggi. In questo, oltre che nella tipologia degli ambienti rinvenuti, sta la similitudine con la città devastata dall’eruzione vesuviana. Tra le strutture sopravvissute, un’imponente casa con pavimentazione a mosaico e un grande edificio pubblico con una fontana monumentale, una struttura atipica per i tempi, molto probabilmente la Schola di retorica e/o di filosofia che gli studiosi sanno venisse ospitata a Vienne.
Il premio sarà consegnato a Benjamin Clément, il ricercatore associato presso il Laboratorio ArAr Archéologie et Archéométrie dell’Università di Lione che guida i lavori, da Omar, archeologo e figlio di Khaled al-Asaad nel corso della Borsa mediterranea del turismo di Paestum dal 15 al 18 novembre. Per l’archeologo Clément si tratta “senza dubbio del ritrovamento di un sito romano più importante degli ultimi 40 o 50 anni”.
Lo “Special Award”, ovvero il premio alla scoperta con il maggior consenso sulla pagina Facebook della Bmta, è stato assegnato invece al più antico porto di una città sumerica, rinvenuto ad Abu Tbeirah in Iraq ad opera della missione archeologica italo-irachena, diretta da Franco D’Agostino e Licia Romano dell’Università “Sapienza” di Roma.