Sindrome dell’occhio secco: ecco i 3 principali campanelli d’allarme

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Il 20% dei pazienti che si recano dall’oculista e circa 1 anziano su 3 lamentano sintomi riconducibili alla sindrome dell’occhio secco, ormai riconosciuta come vera e propria patologia. Un intenso fastidio indotto dalla luce, la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio e di vedere attraverso un parabrezza appannato sono i principali campanelli d’allarme di questa condizione, caratterizzata dal deteriorarsi del film lacrimale che ricopre la superficie oculare. A determinare il fenomeno, oggi in preoccupante aumento con i primi casi riscontrati già in età pediatrica, è anche la qualità dell’ambiente in cui viviamo. Recenti studi (1), infatti, attestano la corrispondenza tra maggiori livelli di inquinamento da polveri sottili PM10 e PM2,5 (che agiscono sull’occhio come talco, seccandolo) e recrudescenza dei disturbi oculari.

Alla vigilia della Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla salute degli occhi, che si celebra l’11 ottobre, Paolo Nucci, Direttore della Clinica Oculistica Universitaria dell’Ospedale San Giuseppe, rivolge un appello al Sindaco di Milano Giuseppe Sala, all’Assessore Mobilità e Ambiente Marco Granelli, così come ai loro omologhi nelle altre principali città italiane: Alcuni accorgimenti ragionevoli e di semplice esecuzione permetterebbero di migliorare la qualità dell’aria, a beneficio non solo di polmoni e bronchi, ma anche degli occhi: ad esempio, bloccare l’accesso al centro storico a mezzi molto inquinanti come i bus turistici, che spesso sostano con il motore acceso, producendo grandi quantità di polveri sottili. Un’altra soluzione facilmente attuabile potrebbe essere il lavaggio frequente delle arterie più trafficate della città, soprattutto nei periodi di piogge scarse. Gli pneumatici, infatti, transitando sull’asfalto, non solo rilasciano a loro volta una patina di materiale inquinante, ma risollevano anche le polveri già presenti nell’aria e sedimentate al suolo”.

“Quello dell’occhio secco è anche un fenomeno ‘age-related’ – prosegue Nucci – perché dopo i 50 anni è fisiologico un ricambio meno frequente del film lacrimale e una minore idratazione oculare. Con il progressivo invecchiamento della popolazione, il problema è quindi più ricorrente. Anche l’impiego massiccio dei device, che ci impongono una visione ravvicinata e un maggior consumo di lacrime, ha un ruolo nella diffusione della sindrome dell’occhio secco. Sul processo di invecchiamento non possiamo intervenire, in merito a smartphone e altri schermi si possono dare limitazioni di buon senso, ma una crociata contro questa tecnologia, che ormai fa parte della nostra vita, sarebbe anacronistica”.

Che cosa si può fare per arginare il problema? 

“Curare il nostro stato di salute generale – continua l’espertosottoporsi agli opportuni controlli dall’oculista, avere un’alimentazione povera di zuccheri sono utili suggerimenti che ciascuno di noi dovrebbe seguire. Ma è fondamentale che si intervenga anche sull’ambiente in cui viviamo, cercando soluzioni concrete per ridurre l’inquinamento da polveri sottili. La ricerca scientifica nel frattempo va avanti verso lo sviluppo di nuovi farmaci capaci di ricostituire il film lacrimale. A questo proposito la nostra struttura è impegnata in diversi studi. In merito alle terapie, occorre ricordare ai pazienti di non affidarsi al fai da te, ma di rivolgersi sempre a un oculista, il quale sarà in grado di individuare il farmaco più adatto a ricostruire il proprio specifico film lacrimale, oggi riconosciuto ormai come vero e proprio organo”.

(1) Nucci P, Sacchi M, Pichi F, Allegri P, Serafino M, Dello Strologo M, De Cillà S, Villani E, “Pediatric Conjunctivitis and Air Pollution Exposure: A Prospective Observational Study”, Seminars in Ophthalmology. 2017;32(4):407-411. doi: 10.3109/08820538.2015.1115088. Epub 2016 Apr 15.

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