Curare l’Alzheimer con luci e suoni? Scoperto un possibile trattamento non invasivo che elimina le placche dal cervello

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Occhi e orecchie potrebbero aiutare le persone a risolvere i danni inflitti al cervello dall’Alzheimer? Solo guardando una luce lampeggiante e ascoltando suoni intermittenti? Un nuovo studio, condotto dai noti neuroscienziati del MIT e pubblicato sulla rivista Cell, offre una promessa allettante. È stato scoperto, infatti, che quando dei topi modificati per presentare qualità simili a quelle dell’Alzheimer sono stati esposti a luci intermittenti e a ticchettii, le funzioni cerebrali importanti miglioravano e i livelli tossici delle proteine legate all’Alzheimer diminuivano. Inoltre, il sistema sembrava migliorare le performance dei topi per quanto riguarda le abilità cognitive e di memoria.

Naturalmente, i topi non sono persone e molti farmaci che hanno aiutato topi modificati con l’Alzheimer non hanno fatto molto per le persone colpite dalla malattia, che affligge 44 milioni di persone nel mondo. Inoltre, poiché la tecnica non mostrava effetti duraturi (i risultati sparivano circa una settimana dopo l’interruzione della stimolazione sensoriale), qualsiasi terapia sviluppata a partire da questo studio dovrebbe essere ripetuta regolarmente.

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Cervello di un topo con (sinistra) e senza (destra) trattamento. (Gabrielle Drummond)

Nonostante questo, osservare che una dose giornaliera di luci e suoni, assolutamente non invasiva, può avere questi effetti positivi sui topi dà ad alcuni esperti un motivo per essere ottimisti. Gli esperimenti sono stati condotti da Li-Huei Tsai, direttrice del Picower Institute for Learning and Memory del MIT. Tsai e colleghi hanno dimostrato che luci e suoni mostrati ai topi ad una certa frequenza (40 hertz o 40 flash o ticchettii al secondo) sembrano sincronizzare il ritmo delle onde gamma del cervello, che è alterato nei pazienti che soffrono di Alzheimer. Le onde gamma sono tra i diversi tipi di onde cerebrali elettriche ritenute coinvolte nella concentrazione, nel sonno, nella percezione e nel movimento.

In qualche modo, 40 hertz produce un’oscillazione nelle onde gamma che sembra aumentare l’attivazione delle cellule chiamate microglia, che eseguono funzioni immunitarie e di “pulizia” nel cervello. Le microglia diventavano più efficienti a distruggere le proteine amiloidi che formano le placche tipiche dell’Alzheimer. Anche la tau, altra proteina legata alla patologia, diminuiva. E negli esperimenti con i suoni, anche i vasi sanguigni cerebrali funzionavano meglio, contribuendo ad eliminare le proteine dannose. Particolarmente sorprendente è stato il fatto che questi effetti si verificassero in aree del cervello attive nella memoria, nella pianificazione e nelle decisioni e che i topi migliorassero in apprendimento e memoria.

alzheimerGli effetti sulle funzioni cognitive sono molto grandi”, ha dichiarato il Dott. Walter Koroshetz, direttore del National Institute of Neurological Disorders and Stroke che ha finanziato alcuni studi della Dott.ssa Tsai e che definisce i risultati come “qualcosa che penso nessuno avrebbe potuto prevedere”.

Studi precedenti hanno dimostrato che l’attività delle onde gamma diminuisce nei cervelli dei pazienti con Alzheimer. Interessata, la Dott.ssa Tsai ha iniziato a condurre esperimenti con la luce e nel 2016 ha dimostrato che la luce lampeggiante a 40 hertz trasmessa ai topi per un’ora al giorno per una settimana, diminuiva amiloidi e tau e risvegliava le microglia nella corteccia visiva del cervello. Nel tentativo di raggiungere altre aree del cervello, ha provato con il suono, in particolare con ticchettii. Questi suoni a 40 hertz producevano gli stessi cambiamenti nella corteccia uditiva e nel vicino ippocampo, un’area attiva nella formazione dei ricordi che viene danneggiata dall’Alzheimer.

Luce e suono combinati miglioravano gli effetti cerebrali e li estendevano alla corteccia prefrontale, un’area chiave per la pianificazione e l’esecuzione dei compiti. “È incredibile che l’intervento abbia avuto effetti benefici in così tanti aspetti diversi dell’Alzheimer. Dall’altro lato, non dovrebbe sorprendere che il cervello sia influenzato dagli stimoli esterni perché è stato concepito per adattarsi ad un ambiente mutevole”, ha dichiarato il Dott. Lennart Mucke, direttore del Gladstone Institute of Neurological Disease, non coinvolto nello studio. Mucke e colleghi stanno sviluppando un farmaco che potrebbe avere effetti simili, quindi potrebbero esserci diversi modi per migliorare i ritmi gamma, ha aggiunto.

La Dott.ssa Tsai e colleghi hanno testato luce e suono su persone in salute, utilizzando un pannello luminoso 1,2X0,9m e casse stereo di alta qualità, “in modo che il suono fosse più sopportabile per gli umani”, ha spiegato Tsai. Gli elettroencefalogrammi successivamente eseguiti hanno dimostrato gli effetti desiderati sulle onde gamma, senza che nessuno si lamentasse di disagi, mal di testa o altro. Il team inizierà presto a testare la tecnica sulle persone colpite da forme lievi di Alzheimer.  Il Dott. Koroshetz ha spiegato che questo tipo di trattamento sarà sicuro per la maggior parte delle persone e poiché l’Alzheimer è così devastante, ha aggiunto: “Credo che le persone parteciperanno agli studi, anche se richiederanno luci lampeggianti per un’ora o ascoltare un batterista molto veloce”.

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