Aumentano le specie a rischio sul pianeta: l’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn, nell’acronimo in inglese) ha pubblicato la ‘lista rossa’, 28.338 specie, pari al 27% di tutte quelle mondialmente conosciute. Per diverse migliaia, inoltre è ‘allarme rosso‘: 6.127 per la precisione, quasi 300 in più rispetto all’anno scorso, si trovano infatti in una situazione di pericolo molto grave, a un passo dall’estinzione. Tra le principali cause, sicuramente la perdita di habitat, in parte causata dai cambiamenti climatici, ma soprattutto le attività umane poco sostenibili, in primis pesca e caccia intensiva, oltre all’inquinamento dell’aria e alle malattie invasive. Tra le specie a rischio, 7 scimmie tra cui la rolaway, 15 specie di pesce cuneo e pesce violino, due famiglie di razze e una quindicina di funghi europei. Sono 1500 in più le specie minacciate rispetto all’anno scorso (quando erano 26.840 gli animali e i vegetali a rischio).
Nella lista delle specie conosciute, i ricercatori dell’Uicn ne hanno inserito 9 mila nuove, il che ha portato a 105.732 il numero globale di quelle conosciute. “La natura sta declinando ad una velocità senza precedenti nella storia dell’umanità. La nostra lista conferma i dati dell’ultimo rapporto dell’Ipbes (la piattaforma intergovernativa per la scienza e la politica in materia di biodiversita’ e servizi ecosistemi)” ha dichiarato Jane Smart, direttore globale del gruppo di conservazione della biodiversità dell’Uicn. “Sia il commercio nazionale che quello internazionale sono responsabili del declino delle specie negli oceani, in acqua dolce e sulla terra. Servono azioni decisive globali per fermare questo declino” ha sottolineato Smart.
Nel 2020 in Cina si terrà il Vertice Onu sulla biodiversità, un appuntamento cruciale secondo gli esperti, che sperano in una svolta politica per affrontare l’emergenza globale. “Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono le due grandi sfide del secolo per l’umanità. I risultati parlano chiaro, pertanto bisogna agire subito su questi due fronti” ha avvertito Lee Hannah, scienziato esperto dell’Uicn.
Per il 2019 l’animale scelto come emblematico dello stato di sofferenza della biodiversità è la scimmia roloway (Cercopithecus roloway), di cui rimangono solo 2 mila esemplari in Costa d’Avorio e Ghana e che è una preda ambita dai cacciatori per la sua carne e pelle. Ad oggi il 40% dei primati stabiliti in Africa centrale e occidentale è in pericolo e sette specie sono ad altissimo rischio estinzione a causa del disboscamento e della caccia. Altrettanto a rischio i pesci d’acqua dolce in Giappone, dove la metà potrebbe scomparire, e in Messico, con un terzo delle specie minacciate, motivo di preoccupazione per milioni di residenti per i quali costituiscono la principale fonte di reddito e di cibo. Nel mare profondo, i più vulnerabili sono invece i pesci lanterna e le lumache dai piedi squamosi. Altrettanto preoccupante la situazione di 23 specie di palissandro del Madagascar, minacciati al 90% poiché molto richiesti per il pregiato legno utilizzato nella costruzione di mobili, al centro di un traffico internazionale. A rischio anche l’elmo statunitense, attaccato da un fungo patogeno. Tra le specie a rischio un’inusuale presenza crescente di alcune specie di funghi, a cominciare dal cappello da strega noto anche come fungo conico a cappuccio viscido, di colore rosso vivace, danneggiato dall’agricoltura intensiva in molti Paesi europei, tra cui Germania e Gran Bretagna. Della ‘red list’ dell’Uicn fanno parte il 40% di anfibi, 34% di conifere, 33% di coralli, 30% di squali e razze, 27% di crostacei e 14% di uccelli.