“Un piano nazionale di emergenza contro il virus, così drammatico che a febbraio il governo ha deciso di secretarlo. Dopo la rivelazione del Corriere, il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza conferma in una nota i contenuti del rapporto top secret“: è quanto si legge in un articolo sul Corriere della Sera firmato da Monica Guerzoni. Emerge che, “lo studio chiesto dalla task force sul coronavirus istituita il 22 gennaio, è stato elaborato dalla Direzione programmazione sanitaria del ministero con l’Istituto superiore di sanità e l’Inmi Spallanzani. L’obiettivo? Prepararsi all’impatto sul sistema sanitario nazionale, ‘identificando una serie di eventuali azioni da attivare in relazione allo sviluppo degli scenari epidemici, al fine di contenerne gli effetti“. “In quelle 55 pagine tecnici e scienziati elaboravano in grafici e tabelle i modelli matematici dei contagi allora in atto a Wuhan, città cinese da cui la pandemia è partita. Il risultato di quelle proiezioni era sconvolgente. Nel terzo scenario preso in considerazione – il più catastrofico, con un tasso di contagiosità (Ro) superiore a 2“.
Nell’articolo viene spiegato che, “se il nostro Paese non avesse scelto di fermare i motori dell’economia, isolare le zone rosse e chiudere in casa le persone i morti sarebbero stati un numero scioccante.” “Tra 600 mila e gli 800 mila” ha detto al Corriere il direttore generale della Programmazione sanitaria, Andrea Urbani.
Se il piano non è mai stato reso noto è “perché si è deciso di non gettare nel panico la popolazione“: si legge nell’articolo sul Corriere della Sera firmato da Monica Guerzoni. “La nota ufficiale non lo dice, ma tra le pagine più allarmanti del documento ci sono quelle che stimano la necessità di posti letto in rianimazione e terapia intensiva“.”Posti che nella fase in cui l’emergenza ha raggiunto il picco, gli ospedali italiani non avevano a sufficienza. Anche per questo il ministro Speranza ha deciso che lo studio dovesse restare segreto“. “Non si possono comunicare con leggerezza cose tanto delicate in una situazione drammatica“. Tra gli estensori del piano, si legge, “figura anche un tecnico della Regione Lombardia, l’area del Paese che più ha dovuto avvalersi delle raccomandazioni contenute in quelle pagine. Adesso che il virus ha rallentato, il ruolo dello studio si è in parte svuotato. Perché tutti i protocolli sono stati attuati e perché non contiene indicazioni sulla fine del lockdown“.
Coronavirus, dg del Ministero della Salute rivela: “C’era un piano segreto da gennaio, la linea è stata non spaventare la popolazione”
“Durante i lavori della task force sul nuovo coronavirus, istituita al ministero della Salute il 22 gennaio, è emersa la necessità di elaborare, a cura della Direzione Programmazione del ministero, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Inmi Spallanzani, uno studio sui possibili scenari dell’epidemia e dell’impatto sul sistema sanitario nazionale, identificando una serie di eventuali azioni da attivare in relazione allo sviluppo degli scenari epidemici, al fine di contenerne gli effetti“, ha spiegato il dicastero di lungotevere Ripa in una nota diffusa nella tarda serata di ieri. “Il 12 febbraio la prima versione di questa analisi, successivamente aggiornata fino al 4 marzo è stata presentata al Comitato tecnico-scientifico per il necessario approfondimento. In quella fase tutti i lavori del Comitato tecnico-scientifico si sono svolti in forma riservata. Va ricordato che ancora il 14 febbraio l’Ecdc, l’Agenzia dell’Unione europea per la prevenzione e il controllo delle malattie, in un suo documento ufficiale dava come ‘bassa’ la possibilità di diffusione del contagio in Europa. E in quel momento i contagi in Italia erano 3, tutti importati dalla Cina, e i casi in Europa erano 46. Questo lavoro di studio e approfondimento – conclude la nota – ha poi contribuito alla definizione delle misure e dei provvedimenti adottati a partire dal 21 febbraio, dopo la scoperta dei primi focolai italiani“.