L’Italia è uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia di coronavirus. C’è una parte del Paese che però ha retto bene all’onda d’urto dell’infezione, riuscendo a contenerne la diffusione: è il Sud. A questa parte dell’Italia, il New York Times ha dedicato un articolo, sottolineando che la sfida per il Sud si gioca su due piani. Il giornale americano, si è soffermato anche sulla Calabria, elogiando l’operato e le scelte del Presidente Jole Santelli che hanno impedito una escalation dei contagi.
“I meridionali stanno già combattendo una guerra su due fronti, affrontando sia la furia del virus che una crescente strage economica che non si vedeva dal periodo immediatamente successivo alla II Guerra Mondiale”, si legge sul New York Times. Lo scoppio del virus in Calabria “sarebbe stato una catastrofe”, sono le parole di Santelli, citata dal giornale americano, di cui sottolinea la “misura drastica di chiudere tutta le regione nel mese di marzo che ha contribuito ad impedire un’epidemia disastrosa, ma i danni economici “saranno enormi”, cita ancora il Presidente.
“Il coronavirus è stato il grande rivelatore della debolezza di governi, sistemi e società ovunque sia andato nel mondo. In Italia non ha perso tempo a mettere a nudo il problema più duraturo del Paese: l’ineguaglianza sociale ed economica tra Nord e Sud”, riporta il New York Times. “La sanità, in particolare, rimane un’area in cui un mix di clientelismo politico, cattiva gestione e l’influenza della criminalità organizzata ha lasciato il Sud indietro. Anche prima che colpisse il virus, alcuni ospedali dell’area erano così profondamente indebitati da dover essere sottoposti ad amministrazione esterna e i meridionali spesso viaggiavano verso il Nord per le cure mediche”. Il giornale riporta poi le parole di Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità: “Il sistema sanitario del Sud non può reggere il confronto con quello del Nord”.
A questo punto, vengono citate nuovamente le parole di Santelli, che “ha chiuso la Calabria per timore che i lavoratori contagiati che tornavano dal Nord distruggessero un sistema ospedaliero “piuttosto debole”. “Nell’ospedale di Cetraro della regione, la comparsa di un singolo paziente di coronavirus ha costretto l’intero pronto soccorso a chiudere e ad essere completamente sanificato perché gli amministratori non avevano creato un percorso distinto per evitare la contaminazione”, riporta il giornale, che poi cita Pino Merlo, dottore del Cetraro: “Se l’ondata che c’è stata al Nord arrivasse qui, non saremmo in grado di sostenerla”.
“Almeno per ora, il Sud sta resistendo contro il virus. Al Sud, ci sono stati circa 1.500 decessi attribuiti al virus, rispetto agli oltre 20.000 del Nord. Ma mentre il Sud tiene a bada il virus, la minaccia è diventata economica”, sottolinea il New York Times. Nell’articolo, vengono riprese le paure sulla possibilità che i negozi che non riaprano, che la pesca non riprenda e che i turisti non arrivino. “Queste paure sono aggravate dai problemi economici che erano prevalenti persino prima che arrivasse il virus. La disoccupazione nel Sud si aggira intorno al 18%, quasi il triplo rispetto al Nord, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è intorno al 50%, secondo Eurostat. Oltre 3,5 milioni di lavoratori in Italia lavorano a nero, rappresentando circa il 12% del PIL del Paese, secondo l’Istat. Gran parte di questa attività è nel Sud, un’area di circa 20 milioni di persone che comprende le 6 regioni e le due isole meridionali”, sottolinea il New York Times.
A questo punto, il giornale americano riporta la triste vicenda di Arianna Esposito e della madre. A Napoli, Arianna ha cercato per giorni di far ricoverare la madre, ma gli operatori sanitari hanno risposto che non era abbastanza ammalata da essere sottoposta al test. Quando le sue condizioni sono peggiorate, è arrivata l’ambulanza, ma la donna è morta durante il viaggio verso il pronto soccorso e purtroppo anche il padre di Arianna è morto qualche giorno dopo. Ad Arianna, 27 anni, i genitori fornivano una casa e l’unico reddito per lei e il figlio di un anno. “Ora siamo ancora più spaventati perché sappiamo che nessuno ti aiuta”, riporta il New York Times, che aggiunge come il padre del bambino lavorasse in nero in un negozio che ha chiuso. Il lavoro in nero significa “che quando è arrivato il lockdown, quei lavoratori sono stati i più duramente colpiti perché non hanno avuto accesso ai pacchetti di aiuti del governo”, si legge ancora.
Viene poi citato Vincenzo De Luca, Presidente della Campania, e il suo appello al governo per motivare migliaia di persone che vivono lavorando in nero a chiedere aiuto. Viene riportato anche il pacchetto di quasi un miliardo di euro per i lavoratori preparato da De Luca anche per chiudere le porte alla criminalità organizzata, che potrebbe sfruttare la crisi a proprio vantaggio.
Il New York Times ha poi citato anche Cateno De Luca, sindaco di Messina, “diventato noto per aver cercato di respingere personalmente” coloro che arrivavano in Sicilia, “ha insultato i ministri del governo che criticavano le sue azioni e sostenuto che, considerato lo stato del sistema sanitario siciliano, persino un piccolo aumento nelle infezioni sarebbe fatale”. “Quindi, ha sostenuto, sarebbe un fallimento iniziare a pianificare una ripresa economica”, conclude il giornale americano, citando le parole del sindaco di Messina: “Noi non iniziamo da zero, noi iniziamo da meno di zero”.