Attivita’ fisica regolare, stili alimentari corretti e astensione dal fumo sono fondamentali per combattere il rischio di infarto e ora potrebbe esserlo anche la vitamina D. Mentre e’ noto da tempo il ruolo negativo del diabete mellito dopo infarto, solo recentemente e’ emerso che la riduzione della vitamina D puo’ aumentare il rischio di eventi. Numerosi studi sono stati condotti sull’argomento, tra cui quelli condotti al Polo Cardiologico di Cattinara – Trieste, che hanno evidenziato una sorprendente diffusione dell’ipovitaminosi D nella popolazione generale triestina e una maggior prevalenza di questa condizione tra soggetti con infarto miocardico. E’ stata anche dimostrata una correlazione con un maggior rischio di eventi.
Uno studio prospettico ‘osservazionale’ recentemente condotto su oltre 1000 pazienti arruolati presso la Sc Cardiologia dell’Ospedale di Cattinara diretta da Gianfranco Sinagra in collaborazione con l’Universita’ di Udine e Perugia ha inoltre dimostrato che l’impatto dell’ipovitaminosi D nel postinfarto non e’ inferiore a quello del diabete e che le due condizioni associate hanno un effetto additivo negativo, incrementando ulteriormente il rischio di eventi avversi. Trattare l’ipovitaminosi D potrebbe quindi essere una strategia semplice ed a basso costo, efficace come il trattamento del diabete nel migliorare la prognosi nel post IMA.
In particolare alcuni studi suggeriscono che l’esposizione solare delle sole estremita’ per un periodo di tempo variabile dai 5 ai 30 minuti, tra le 10.00 e le 15.00 due volte a settimana sarebbe sufficiente a garantire un apporto adeguato di vitamina D, riducendo cosi’ il rischio di eventi cardiovascolari e contribuendo a migliorare la sopravvivenza dopo infarto. Se poi ci si espone al sole camminando o facendo attivita’ fisica, e’ ancora meglio.