Coronavirus, il dietrofront del Governo: “in Italia mai più lockdown, è insostenibile. Adesso convivenza con il virus”

Coronavirus, adesso il Governo italiano si allinea alla strategia tanto contestata di Paesi come Svezia, USA e Brasile: "mai più lockdown, non è sostenibile" (e in ogni caso non è efficace)
MeteoWeb

L’orientamento del Governo è volto ad evitare in ogni modo possibile un nuovo lockdown in quanto non sarebbe sostenibile per il Paese, già il primo ha provocato gravissime conseguenze economiche e sociali, abbiamo visto tutti quello che è successo. Quindi adesso l’obiettivo è quello di lavorare molto sulla sensibilizzazione e sull’etica della responsabilità sociale, fare il più possibile controlli e tamponi per individuare il più alto numero di positivi e isolare sul nascere ogni possibile focolaio, spegnendolo grazie al contact-tracking. Per questo motivo la scuola deve essere molto collaborativa, e ci aspetta un compito di grande responsabilità e impegno“. Lo ha detto Giuseppina Princi, dirigente scolastico del prestigioso e rinomato Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” di Reggio Calabria. L’ideatrice del percorso virtuoso di Biomedicina, sposato dal Ministero e di grande successo nazionale, in un’intervista rilasciata al giornale locale StrettoWeb ha illustrato le modalità di ripartenza della sua scuola spiegando a 360 gradi tutti i dettagli sui temi più discussi: i banchi, le mascherine, i doppi turni, le classi, gli orari e l’eventuale quarantena in caso di studenti positivi.

Ma il passaggio più importante è di interesse nazionale è proprio la rivelazione sulle intenzioni del Governo, che evidentemente ha finalmente capito che il lockdown non è la soluzione al problema della pandemia ma, al contrario, crea soltanto gravissime ripercussioni collaterali come già dimostrato nel confinamento della scorsa primavera. Il governo italiano, così, adotta – seppur con qualche mese di ritardo – la stessa linea a cui di recente si è piegata anche la Francia, illustrata nei giorni scorsi da Macron, che è la stessa identica di grandi Paesi come Svezia e Germania in Europa, ma anche USA, Messico e Brasile nel mondo. Questi Governi hanno adottato sin dal primo giorno preferendo la strategia della convivenza con il virus rispetto a quella del lockdown che si è rivelata inefficace sia dal punto di vista sanitario che sotto l’aspetto socio-economico. L’Italia, infatti, nonostante il lockdown più ferreo al mondo, registra il numero più alto di morti in proporzione agli abitanti rispetto a tutti gli altri Paesi sopra citati, che il lockdown non l’hanno fatto e hanno quindi fortemente limitato le ripercussioni economiche e sociali della pandemia.

La verità è che senza lockdown bisogna essere pronti al controllo sanitario del territorio con tamponi a tappeto, monitoraggio della catena dei contatti e terapie immediate per la cura della malattia. Le tre “t” (test, tracking e terapie) su cui l’Italia è stata carente in modo drammatico nei primi mesi della pandemia pagando un prezzo tragico in termini di vite umane e di ripercussioni socio-economiche. Errori gravi che non dobbiamo ripetere: mentre dicevano in Tv che l’Italia era un “modello” seguito nel mondo, si consumava una catastrofe tutta italiana e adesso è il nostro Governo ad adeguarsi alle scelte che gli altri hanno adottato 6 mesi fa. La convivenza con il virus, l’unica strategia possibile per combattere la pandemia in modo sostenibile.

Una strategia che deve prima di tutto veder cessare l’allarmismo del terrorismo mediatico e l’illusione dei “casi zero”, a cui non è possibile arrivare né ora né mai. Anzi: più alto è il numero di casi, meglio è perché significa che si riesce ad individuare il numero più alto di positivi, e quindi a isolarli limitando l’ulteriore contagio. I dati delle ultime settimane dimostrano proprio come l’alto numero di tamponi consente di individuare tanti asintomatici che ci sono sempre stati ma prima non venivano scoperti. Così è crollato il numero dei ricoverati sui positivi e si è ridotta drasticamente la mortalità della malattia, che in realtà è molto più bassa rispetto a quanto di poteva ritenere in origine quando si facevano pochissimi tamponi e sembrava che morisse addirittura il 15% dei contagiati. Oggi invece il tasso di legalità è sceso allo 0,8%, tutti nella fascia più fragile della popolazione. Non così lontano dai numeri dell’influenza stagionale.

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