Due regioni della Spagna, Galicia e Canarie (ma il divieto è in studio anche in altre aree) hanno deciso di vietare il fumo di sigaretta all’aperto per contrastare la diffusione del coronavirus. Per gli esperti, infatti, nelle zone in cui non è possibile garantire la distanza di almeno due metri tra una persona e l’altra, fumare comporterebbe rischi per la diffusione del patogeno, ciò perché fumando la persona rilascia “droplet”, le goccioline che possono portare al contagio.
“La correlazione statistica tra fumo e decessi è spaventosa già di suo, un vero e proprio genocidio; ogni anno il fumo uccide 7 milioni di persone (saranno 8 milioni entro il 2030), come se di colpo fosse cancellata la città di New York; in Italia 80 mila persone l’anno perdono la vita per malattia causate dal fumo di sigaretta – commenta il Codacons -. Secondo alcuni studi scientifici poi vi sarebbe una correlazione diretta tra il fumo ed il rischio di sviluppare forme più gravi della malattia, aumenterebbe il rischio di ventilazione artificiale e ricovero in terapia intensiva, oltre che di morte”.
“Si tratta di prendere una scelta importante, anche se impopolare – afferma il presidente del Codacons di Milano, Marco Donzelli – sappiamo che in Italia i fumatori rappresentano una grossa fetta della popolazione, ma è arrivato il momento di dare prevalenza alla salute pubblica. Fumare comporta dei rischi per la salute umana già di per sé, ma in un momento così difficile e particolare come quello che stiamo vivendo si tratta di prendere una scelta volta a tutelare la salute dell’intera popolazione. Dobbiamo combattere la diffusione del virus con ogni mezzo, per questo motivo chiediamo al Governo ed al Ministero della Salute di vietare il fumo di sigaretta all’aperto”.