7 Gennaio, torna l’Italia a colori. Il lockdown psicologico per allocchi e babbei

Dal 7 gennaio torna l'Italia a colori, e dal 15 avremo un nuovo Dpcm: ma ormai nessuno rispetta più le assurde misure che il Governo cerca di imporre, la gente ha capito che è lo Stato ad aver fallito nella gestione della pandemia
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7 Gennaio, torna l’Italia a colori. Non sappiamo ancora quali, ma la pantomima della schizofrenica gestione italiana della pandemia di SARS-CoV-2 continua. Nelle zone rosse è consentito acquistare canottiere e mutande ma è vietato comprarsi le scarpe. Si può andare a messa ma non a comprarsi un jeans. Vietato acquistare un cappotto, ma nessun problema se ci si vuole procacciare un videogioco, un rossetto nei negozi di beauty shop o un martello dal ferramenta che sono tutti regolarmente aperti. Bisogna fare l’autocertificazione per uscire di casa, ma puoi scrivere talmente tante cose che ormai si sono stancati anche di fermarti e di chiedertela: stasera vado a prendere il gelato, domani vado a prendere una pizza, dopodomani gli arancini, e di giorno vado dal barbiere, il pomeriggio vado a portare il cane, oppure dal meccanico, dall’ottico, nel negozio di giochi per bambini che devo fare un regalo a mio nipote. E’ tutto consentito, alla fine restano a casa solo gli allocchi che si fanno suggestionare.

Poi ci sono le zone arancioni: è consentito assembrarsi senza alcuna autocertificazione purchè lo si faccia soltanto nel proprio comune. Ma se nel mio comune c’è casino e io sono responsabile e non voglio partecipare alle folle preferendo andare dove non c’è assembramento, nel lungomare di un meno popoloso comune limitrofo o in uno sperduto sentiero di montagna, non posso. E’ vietato. E’ vietato autodifendersi dal virus, è vietato combattere la pandemia. Possiamo fare tutto ciò che ci pare, purchè lo facciamo a casa nostra. Neanche la norma l’avesse fatta Salvini. Cosa c’azzecca per il contrasto alla pandemia dovremmo ancora capirlo, è l’ennesima presa in giro che sempre meno babbei sono disposti ad accettare.

I più fortunati sono quelli in zona gialla: possono fare tutto ciò che gli pare, un mondo dei balocchi. Si può persino andare a mangiare fuori, provare l’ebrezza di sedersi al ristorante e ordinare una carbonara, o mangiare in pizzeria. Però soltanto a pranzo, perchè alle 18:00 nei locali della ristorazione arriva il virus e quindi possono solo confezionare il cibo da asporto. Sperando che non ci mettano il Covid dentro. Alle 22:00, poi, il virus esce da ristoranti e pizzerie e si aggira minaccioso anche per strada, all’aperto. Ecco allora scattare il coprifuoco, dopo una giornata di assembramenti fuori controllo, è vietato uscire alle 22:00 a fare due passi in solitaria in strade deserte. E’ il non-senso di Conte, Speranza e delle altre grandi menti che ahinoi ci troviamo al Governo. Gente che avrebbe distrutto l’Italia anche senza la pandemia, figuriamoci se poteva essere in grado di affrontare la più grande emergenza dal Dopoguerra. Ma torniamo alle zone gialle: si può persino “viaggiare”, cambiare comune, provincia e regione. Purchè sia gialla come te, ovviamente. Ma per motivi di lavoro, salute o “altre necessità” (che sono quindi soggettive), ci si può spostare fuori dal comune o dalla provincia o dalla regione anche in zona arancione e in zona rossa. Ancora una volta, quindi, a rispettare queste regole assurde sono solo gli psicofobici della pandemia, quelli che si fanno plagiare dagli annunci in TV.

L’ultima novità del Gobierno è la zona bianca che il Ministro Franceschini vorrebbe per – finalmente – eliminare il coprifuoco, riaprire tutti i locali della ristorazione senza limiti di orari e anche tornare ai musei, ai teatri, ai cinema, in piscine e palestre. Ma i parametri per essere in zona bianca sono particolarmente illusori, con indice Rt sotto 0,50. Non ce l’ha e non ce lo potrà avere nessuno fino a primavera inoltrata, a metà aprile quando arriverà il caldo, aumenteranno le ore di sole, il contagio si spegnerà naturalmente. Quindi resta una bella idea di ciò che la politica avrebbe dovuto fare se non avesse ceduto il proprio ruolo alla dittatura del Comitato tecnico-scientifico. Quelli dello “state a casa” per sempre. Bravi, è facile così. Ma a che prezzo per la gente e per il Paese?

E infatti i tempi di “andrà tutto bene” e delle bandiere sui balconi sono finiti, perchè ormai la grande presa in giro l’hanno capita tutti. Persino le forze dell’ordine, che hanno smesso di seguire le indicazioni repressive del Governo e vessare le persone perbene come barbaramente accaduto a marzo e aprile con quelle indegne rincorse a runner solitari o con gli elicotteri calati su gente sdraiata al sole in una spiaggia deserta neanche fosse Matteo Messina Denaro. Tanti locali tengono aperti anche dopo le 18 e servono i clienti ai tavoli sotto gli occhi compiagenti delle pattuglie, la gente fa ciò che gli pare. Questo lockdown è solo immaginario, psicologico, per chi è più fragile mentalmente che lo Stato anzichè aiutare, preferisce violentare. E il risultato è che ci sono molti più assembramenti così, rispetto a quelli che ci sarebbero stati senza coprifuoco, senza chiusure assurde ma con semplici indicazioni chiare.

E noi che cosa dobbiamo fare? Non c’è bisogno di un Governo che ci dica come comportarsi contro il virus: rispettiamo il distanziamento, indossiamo la mascherina dove non si può mantenere la distanza, laviamoci spesso le mani. Certo non ci mettiamo a bere dallo stesso bicchiere con sconosciuti. Cerchiamo di fare quel poco che è nelle nostre possibilità per fronteggiare la pandemia, con la consapevolezza che con questo virus bisogna convivere, che il rischio zero non esiste e che l’andamento del contagio non dipende affatto dai comportamenti delle persone. Segue dinamiche stagionali e l’unica soluzione per arginarlo è il contact tracing. Ma deve farlo lo Stato, e in Italia è saltato per aria ormai da 4 mesi. In Cina ogni piccolo focolaio di 4 o 5 casi, fanno i tamponi a intere metropoli. 5 milioni di test in un giorno, e tutti continuano la vita normale, persino senza mascherine. Questo significa convivere con la pandemia: avere uno Stato efficiente che garantisce la sicurezza ai propri cittadini. E persino il regime cinese è più liberale delle inefficienze italiane: il paradosso di una dittatura che consente la vita normale, mentre da noi c’è una democrazia che priva da un anno intero le libertà fondamentali delle persone. La Cina non è un caso isolato: abbiamo visto per Capodanno feste in piazza, fuochi d’artificio, maxi assembramenti dalla Nuova Zelanda al Canada, dall’Australia agli USA, dal Giappone al Brasile, dalla Cina al Messico. In tutti i Paesi che riescono a convivere con il virus perchè lo Stato è efficiente e funziona. In Italia, invece, è un fallimento totale. Altro che “terzo mondo“.

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