Litigi, incomprensioni, silenzi: situazioni che molte coppie vivono quotidianamente, spesso senza intervenire, rendendo il rapporto sempre più a rischio di una rottura definitiva. Questo perché è diffusa credenza che rivolgersi a uno psicologo rappresenti un ultimo tentativo di recuperare sentimento e trasporto: non è così, soprattutto quando a rompere l’equilibrio è la ricerca di un figlio che non viene coronata.
Terapia di coppia: quando e perché rivolgersi a un esperto
“Di solito una coppia – spiega a MeteoWeb la dott.ssa Federica Faustini, psicologa e psicoterapeuta responsabile del centro B-Woman di Roma – si rivolge dal terapeuta quando ritiene di aver tentato il tutto per tutto per porre fine alla crisi che sta vivendo, senza però aver raggiunto il risultato desiderato. A volte è il motivo della crisi a generare conflitti, incomprensioni, altre volte è il modo in cui la coppia ha provato a gestire il momento di stallo a risultare disfunzionale. Tutto questo viene acuito dalla situazione difficile di non riuscire ad avere un bambino e magari l’aver intrapreso un percorso di fecondazione assistita.
La terapia di coppia che spesso funziona di più in questi casi è una terapia breve, strategica-sistemica, che ha l’obiettivo di aiutare ogni partner ad assumere un nuovo punto di vista sulla situazione e di comprendere le proprie responsabilità nell’aver determinato la crisi. Un secondo obiettivo è quello di aiutarli ad esplorare le reciproche modalità relazionali e comunicative, individuando quegli elementi che generano e alimentano le situazioni di tensione: aspettative non realistiche, fraintendimenti, incapacità di porsi dalla prospettiva dell’altro. L’obiettivo finale sarà quello di riattivare un dialogo aperto e comunicativo, di imparare a gestire autonomamente i momenti di blocco e di imparare ad alimentare il proprio legame affettivo, intimo e sessuale“.