Il Ben Nevis, le cime di Glen Coe e le montagne circostanti, regalano alcune tra le più belle arrampicate su neve e ghiaccio di tutta Europa.
Nonostante il Ben Nevis in Scozia non raggiunga neppure i 1.500 metri di altitudine è una delle imprese più ardue in cui si cimentano gli scalatori poiché le condizioni meteo sono imprevedibili e fortemente mutevoli, tanto che tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XX secolo sorse qui l’osservatorio della Scottish Meteorological Society.
L’osservatorio raccolse una straordinaria mole di dati e fu alla base della creazione della “camera a nebbia” dello studioso Charles Wilson, uno strumento di rilevazione di particelle elementari all’interno del quale il vapore si raccoglie sino a formare minuscole goccioline, appunto la nebbia.
Il Ben Nevis: la cima più alta della Scozia
Sebbene il Ben Nevis abbia un’altitudine di soli 1344 metri è il più alto di tutte le Isole britanniche.
Il Ben Nevis si trova nei pressi della cittadina di Fort William e della valle Glen Nevis all’interno della regione del Lochaber delle Highlands e fa parte della catena dei monti Grampiani. Il monte forma un massiccio con il suo vicino a nord-est, il Carn Mòr Dearg, con il quale è collegato attraverso il passo del Carn Mòr Dearg Arête.
Il nome Ben Nevis è la traduzione dal gaelico della frase “Beinn Nibheis”, dove Beinn sta per montagna e Nibheis si traduce con “montagna nelle nuvole“.
Il vasto pianoro sommitale del Ben Nevis si estende per circa 40 ettari ed è un magnifico punto di osservazione poiché quando le nuvole lasciano spazio alla vista sul panorama si giungono a vedere da un lato i vicini monti come il Torridon, i Cairgorms e la vallata chiamata Glen Coe e dall’altro le isole Ebridi.
L’Osservatorio Meteorologico e l’invenzione della camera a nebbia
Salendo sino alla cima del Ben Nevis si incontrano durante il percorso le rovine dell’osservatorio astronomico impiantato dalla Scottish Meteorological Society nel 1883 per volere della Regina Vittoria che ne finanziò la costruzione.
Alcuni uomini intrepidi vivevano in cima al Ben Nevis fino al 1904, quasi sempre circondati dalle nuvole ed esposti a tempeste di neve e di fulmini con temperature che raggiungevano anche i -15° centigradi; questi valorosi studiosi registravano tutti i cambiamenti atmosferici tenendo conto delle precipitazioni e della velocità del vento, ma anche la temperatura e l’umidità, arrivando ad annotare quasi un milione e mezzo di dati.
Venivano raggiunti durante i mesi estivi e autunnali da altri scienziati tra cui vi fu Charles Wilson che iniziò proprio qui a studiare le nuvole e trarre i dati necessari alla costruzione della “camera a nebbia“, uno strumento che consentiva di comprendere la formazione delle nubi e grazie alla quale, nel 1927, vinse il Premio Nobel per la fisica.
I dati raccolti in quegli anni sono utilizzati tutt’oggi: secondo le osservazioni effettuate dall’osservatorio, infatti, la nebbia era presente sulla sommità per quasi l’80% del tempo tra novembre e gennaio, e il 55% del tempo nei mesi di maggio e giugno. Per quanto riguarda le temperature quella media in inverno è di circa -5 ° centigradi, e quella media annuale era di appena -0,5 ° centigradi.
In un anno, inoltre, in media sulla cima si presentavano circa 260 bufere, con 4 350 mm di pioggia precipitata, più del doppio della vicina città di For William.
Oggi per salire in cima al The Ben si utilizza ancora la mulattiera, chiamata Pony Track, realizzata nel XIX secolo proprio per gli asini che trasportavano i macchinari e le provviste all’Osservatorio che, tuttavia, cadde in disuso nel 1904 a causa degli elevati costi di gestione.
La scalata alla cima del Ben Nevis
Ogni anno 100.000 persone sfidano la vetta più alta del Ben Nevis tra condizioni climatiche temibili e un percorso impervio pur di giungere in cima.
Nonostante il monte sia relativamente basso, la salita fino alla vetta mette a dura prova gli alpinisti che si trovano a dover affrontare condizioni climatiche estreme e imprevedibili, con tempeste di neve improvvise e basse temperature che sfidano gli scalatori.
Per raggiungere la vetta, infatti, sono necessarie ottime condizioni fisiche e attrezzature adeguate alla natura del terreno, la salita può durare dalle 6 e 8 ore.
Dal 1903 si tennero delle periodiche competizioni che durarono per altri 24 anni, finché l’osservatorio posto al vertice della cima venne chiuso.
Oggi si tiene il Ben Nevis Race, che ha luogo il primo sabato di settembre ogni anno, e ospita un massimo di 500 corridori. La gara parte e finisce presso il campo di football del Claggan Park di Fort William, e si sviluppa per una lunghezza di 16 chilometri e 1.340 metri di dislivello.
A causa della pericolosità della montagna, l’ingresso è limitato a coloro che hanno completato tre gare effettuate in collina precedentemente, e i corridori devono portare impermeabile, cappello, guanti e un fischietto; inoltre, chi non raggiunge la vetta dopo due ore è obbligato a tornare indietro.
La fama del Ben Nevis è legata anche al suggestivo e imponente versante nord, caratterizzato da pareti verticali, contrafforti, creste e goulottes, con vie di arrampicata su neve, ghiaccio e terreno misto di ogni difficoltà e uno sviluppo che può raggiungere oltre 600 metri.
Il punto di partenza per molte delle salite lungo la parete settentrionale è il famoso sentiero Allt a’Mhuillin, che conduce al CIC Hut a 680 metri, un rifugio alpino privato di proprietà dello Scottish Mountaineering Club.
Per coloro che non volessero o potessero salire sul Ben Nevis a causa dell’eccessiva difficoltà e preferissero lo sci è consigliabile recarsi sull’Aonach Mòr, un monte situato circa 3 chilometri a nord-est, dove si trova una stazione sciistica con relativa funivia.
Per riscaldarsi dopo le imprese atletiche, infine, è consigliato il tour guidato con degustazione alla Ben Nevis Distillery di Fort William, dove si può fare la conoscenza di uno dei più notevoli whisky pregiati scozzesi.