di Alessandro Martelli – Poco dopo le 4 del mattino di domenica 20 maggio di 9 anni fa, mia moglie ed io fummo bruscamente svegliati, nella mia casa di San Lazzaro di Savena, nei pressi di Bologna, perché il letto che avevo ereditato dalla mia bisnonna, con telaio metallico, stava oscillando avanti ed indietro. Capii subito che si trattava di un terremoto, e non piccolo.
Lo capii subito sia perché qualche anno prima, in California, avevo sperimentato un terremoto di magnitudo 6,4 all’ottavo piano del mio hotel, sia perché mi era noto che, già da tempo, l’Università di Trieste e l’International Centre of Theoretical Physics (ICTP) avevano stimato, in base ai loro “esperimenti di previsione a medio termine”, un’elevata probabilità che un terremoto di magnitudo superiore a 5,4 potesse presto verificarsi nell’Italia Settentrionale (comunicando questo “allarme” alla Commissione Grandi Rischi già in marzo) e perché alcuni eventi sismici, sebbene modesti (ad esempio, quello di Poviglio, in provincia di Reggio Emilia, del 25 gennaio, di magnitudo 4,9, e quello verificatosi il 27 gennaio in provincia di Parma, tra Berceto e Corniglio, di magnitudo 5,4), inducevano a ritenere che potesse essere l’Emilia candidata ad essere colpita da tale terremoto (https://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoti-intervista-ad-alessandro-martelli-enea-lo-diciamo-da-tempo-lestremo-sud-e-ad-alto-rischio/134965/).
Appena ebbi informazioni sulla posizione dell’epicentro (Finale Emilia, in provincia di Modena) e sulla magnitudo (5,9), mi preoccupai soprattutto per mio figlio Davide, che abita a Carpi (Modena) e che era divenuto padre da appena due settimane. E, in effetti, quando finalmente riuscii a parlargli al cellulare, egli era abbastanza spaventato ed era uscito subito di casa, con la sua famiglia (per poi trasferirsi, per lungo tempo, nella nostra seconda casa di Monzuno, in provincia di Bologna).
La scossa del 20 maggio fu alquanto superficiale (la profondità ipocentrale fu di 6,3 km). L’intensità massima stimata fu dell’VIII grado della scala Mercalli. L’accelerazione orizzontale massima del terreno registrata a Mirandola (Modena), a circa 20 km dall’epicentro, fu di 0,31 g, valore che, in base alla carte di pericolosità sismica vigenti, indica un periodo di ritorno del terremoto nell’area pari a circa 2.500 anni.
Le province maggiormente colpite furono quelle di Modena, Ferrara, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo. Il sisma fu avvertito, però, in un’area molto vasta, comprendente tutta l’Italia Centro-Settentrionale e parte della Svizzera, della Slovenia, della Croazia, dell’Austria, della Francia Sud-Orientale e della Germania Meridionale.
Alla scossa del 20 maggio ne seguirono altre quattro rilevanti, il 29 maggio: la prima di queste, verificatasi alle 9 del mattino, con epicentro fra Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro, fu la più violenta (magnitudo 5,8). In questo caso, l’accelerazione orizzontale massima del terreno registrata a Mirandola fu pari a 0,29 g. Le altre tre scosse si verificarono alle 12:55 (magnitudo 5,5) ed alle 13:00 (magnitudo 5,0 e 4,9). Anche le scosse del 29 maggio crearono il panico e forti disagi in molte località (nelle province di Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Bologna, Mantova e Rovigo).
Lo sciame sismico proseguì, poi, con scosse di entità inferiore (di magnitudo 4,0 e 4,2 il 31 maggio e 5,1 il 3 giugno).
Gravissimi furono i danni provocati dagli eventi del 20 e del 29 maggio, in particolare alle strutture industriali (con il crollo di numerosi capannoni) ed a quelle del patrimonio culturale, incluse le chiese. Fortunatamente, nonostante fosse domenica, la scossa del 20 maggio si verificò durante la notte e, quindi, non erano in corso messe. Pure fortunatamente, dati il giorno e l’ora, le scuole erano chiuse. Comunque, ci furono vittime: complessivamente, in maggio, i morti furono 27 (di cui 3 per infarto o malore), in gran parte dipendenti della aziende distrutte.
Immagine emblematica degli effetti del terremoto dell’Emilia del 2012 resta quella della distruzione della Torre dei Modenesi, o Torre dell’Orologio, di Finale Emilia, che era stata costruita verso il XIII secolo e, fino a maggio 2012, era sopravvissuta per ben 799 anni.