Oscar Tabàrez, l’eroe simbolo dei Mondiali che lotta contro la malattia per amore del calcio e trascina l’Uruguay verso il folle sogno della vittoria

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Tra i protagonisti della vittoria dell’Uruguay sul Portogallo, nell’ambito dei Mondiali 2018 in Russia, c’è sicuramente l’allenatore “El MaestroOscar Washington Tabàrez Silva.

Classe ‘47, una vita dedicata al pallone, prima calciato e dopo spiegato, allenato e insegnato, passando anche da Milan e Cagliari sul finire degli anni ’90, Tabàrez è considerato uno stratega.

I social tifano per lui: è sempre stato un signore del calcio, ed è sulla panchina della nazionale uruguaiana dal 2006, il ct più vecchio in Russia con i suoi 71 anni.

Nel 2016 Tabarez ha annunciato di soffrite di una neuropatia cronica, una malattia che colpisce il sistema motorio: usa la sedia a rotelle o le stampelle, non riesce a muoversi senza. Con queste si sposta, va in panchina e ci resta per la maggior parte del tempo, anche ai Mondiali di Russia, ma ci sono momenti in cui non ce la fa, si deve alzare.

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Tabarez è affetto dalla sindrome di Guillain-Barré, una malattia che colpisce il sistema nervoso e che attacca il sistema motorio: la malattia non basta però a fermare Tabarez, ancora sulla panchina della “Celeste” da 12 anni.

Fin dai primi giorni dal manifestarsi della sindrome, ha saputo rialzarsi psicologicamente e fisicamente: non ha rinunciato alla sua panchina, dando dimostrazione di attaccamento e tenacia.

L’amore per il calcio è uno stimolo per superare le difficoltà: ciò è emerso anche durante la prima partita della nazionale ai Mondiali, quando la gioia per il primo successo sull’Egitto lo ha fatto esultare alzando le braccia al cielo, con le stampelle rimaste in panchina. Una scena che ha fatto il giro del mondo e che ha commosso tifosi e non.

Vedere “El Maestro” lottare a 71 anni contro la malattia per amore del calcio lo ha reso un simbolo, per Uruguay e per il resto del mondo.

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