L’area dell’Artico è spesso considerata uno degli ultimi ambienti incontaminati del mondo. Ma persino lì, microscopiche particelle di plastica stanno cadendo dal cielo con la neve, secondo quanto svelato da un nuovo studio. Gli scienziati hanno dichiarato di essere rimasti scioccati dall’enorme numero di particelle trovate: oltre 10.000 per litro nell’Artico. Questo significa che anche lì, è probabile che le persone stiano respirando le microplastiche presenti nell’aria, nonostante le implicazioni per la salute rimangano ancora poco chiare. Le microplastiche sono definite come particelle al di sotto di 5mm di dimensioni. I ricercatori hanno trovato anche particelle di gomma e fibra nella neve. Il team di ricercatori tedeschi e svizzeri ha pubblicato lo studio sulla rivista Science Advances.
Come è stato condotto lo studio?
I ricercatori hanno raccolto campioni di neve dalle isole Svalbard utilizzando un metodo poco tecnologico: un cucchiaio e una fiaschetta. Nel laboratorio dell’Alfred Wegener Institute in Germania, hanno scoperto molte più particelle contaminanti di quante se ne aspettassero. Molte erano così piccole che era difficile accertare da dove provenissero. La maggior parte sembrava essere composta da materiali naturali, come cellulosa vegetale e pelo di animale. Ma c’erano anche particelle di plastica, insieme a frammenti di pneumatici, vernici, pittura e forse fibre sintetiche.
Melanie Bergmann, la scienziata che ha guidato lo studio, ha detto a BBC News: “Ci aspettavamo di trovare una certa contaminazione ma trovare così tante microplastiche è stato un vero shock. È subito chiaro che la maggior parte della microplastica nella neve proviene dall’aria”. Parlando dei loro potenziali effetti sulle persone, Bergman ha spiegato: “Non sappiamo se le plastiche saranno dannose per la salute umana o no. Ma dobbiamo prenderci più cura del modo in cui stiamo trattando il nostro ambiente”.
Gli scienziati hanno analizzato anche la neve da alcuni siti in Germania e Svizzera. I campioni presi da alcune aree della Germania mostravano concentrazioni più alte rispetto all’Artico.
La plastica come riesce a raggiungere l’Artico?
I ricercatori pensano che le microplastiche vengano soffiate dai venti e poi, attraverso meccanismi ancora non pienamente compresi, trasportate a grandi distanze nell’atmosfera. Le particelle vengono poi “eliminate” dall’atmosfera attraverso le precipitazioni, in particolare la neve.
Uno studio pubblicato da un team britannico e francese ha dimostrato che le microplastiche cadono dal cielo anche nei Pirenei francesi, un’altra area considerata incontaminata. In precedenza, altri gruppi di ricerca avevano trovato plastiche nelle ricadute atmosferiche di Dongguan, in Cina, Teheran, in Iran, e Parigi. Per quanto riguarda la provenienza dell’inquinamento, anche qui ci sono delle incertezze.
La presenza di così tante particelle di vernice nell’Artico è un enigma. I ricercatori credono che parte della contaminazione possa derivare dalle navi che strisciano contro il ghiaccio. Ma ipotizzano anche che parte di essa possa provenire dalle turbine eoliche. I frammenti di fibra potrebbero derivare dagli indumenti delle persone, sebbene non sia possibile affermarlo con certezza al momento. Bergmann ha spiegato: “Dobbiamo chiederci: abbiamo bisogno di così tanti imballaggi in plastica? Abbiamo bisogno di tutti i polimeri nelle pitture che utilizziamo? Possiamo inventare pneumatici per auto progettati diversamente? Queste sono questioni importanti”.
La Dott.ssa Eldbjørg Sofie Heimstad, del Norwegian Institute for Air Research, Kjeller, non coinvolta nell’ultimo studio, ha dichiarato che alcune particelle inquinanti erano locali ed alcune portate alla deriva da molto lontano: “Sappiamo che la maggior parte di quello che stiamo analizzando e misurando lassù è inquinamento trasportato a lungo raggio proveniente da Europa, Asia, da tutto il mondo. Alcune delle sostanze chimiche hanno proprietà che rappresentano una minaccia per l’ecosistema, per gli animali”.
Cosa significa per l’Artico?
I rifiuti di plastica sono trasportati anche per centinaia o persino migliaia di chilometri fino alle remote spiagge dell’Artico. È una notizia deprimente per tutti coloro che hanno sempre considerato l’estremo nord come uno degli ultimi ambienti incontaminati sulla Terra. Ad un centro di cani da slitta vicino Tromsø, nell’Artico norvegese, un membro dello staff ha detto alla BBC: “Mi rende incredibilmente triste. Abbiamo plastiche nel ghiaccio marino. Abbiamo plastiche nell’oceano e sulle spiagge. Ora plastica nella neve. Quassù vediamo la sua bellezza ogni giorno, e vedere che sta cambiando così tanto e così contaminato, fa male”.