La California è stata colpita alle 20:19 locali (le 05:19 della notte italiana) da un violento terremoto di magnitudo 7.1 a 17km di profondità, nella stessa zona già colpita il giorno precedente dal sisma di magnitudo 6.4 che aveva già provocato danni. L’epicentro è stato nella Searles Valley, un po’ più a Nord del precedente, nei pressi della base della Marina di China Lake famosa per i test missilistici. Le città più vicine sono Ridgecrest e Trona, nella Contea di San Bernardino, tra la Death Valley e il Sequoia National Park, due tra le mete turistiche naturalistiche più ambite e ricercate del mondo. La nuova forte scossa ha provocato danni ingenti: crepe nelle case, alcune inagibili, nelle strade e numerosi incendi. Le autorità stanno spiegando ai residenti come staccare le tubature del gas per interrompere l’erogazione ed evitare rischi. I Vigili del Fuoco di San Bernardino hanno parlato di “case spostate, crepe nelle fondamenta, muri crollati“. “I primi rapporti parlano di danni di rilievo“, affermano ancora le forze di soccorso. Oltre mille pompieri sono impegnati sui luoghi del sisma. Intervistata dalla Cnn, Jessica Kormelink, un’abitante di Ridgecrest, ha raccontato di aver sentito “tremare la terra in modo molto forte, la mia casa era come se ondeggiasse“. Oltre 3.000 abitazioni sono rimaste senza corrente elettrica, e per precauzione sono state chiuse le attrazioni di Disneyland Park, vicino a Los Angeles, dove sono state avviati i controlli di sicurezza.
Terremoto magnitudo 7.1 in California: la scheda con gli effetti macrosismici
Al momento non si hanno notizie di vittime, anche se un quadro più chiaro si avrà soltanto all’alba locale (adesso in California è notte fonda). Diversi, invece, i feriti. Grande la disperazione dei residenti: in tanti hanno deciso di scappare, abbandonando le loro abitazioni. E’ grande la paura del “Big One“, il mega-terremoto con potenzialità devastanti per tutta la costa occidentale degli Stati Uniti d’America. La California è una delle aree a più alto rischio del mondo: qui possono verificarsi terremoti fino a magnitudo 8, e a causa dell’elevato accumulo di energia nella Faglia di Sant’Andrea, che attraversa la California per 1300 km passando vicino a molte città, tra cui San Francisco e Los Angeles, secondo gli esperti si verificherà entro il 2035. La faglia si trova tra la placca nordamericana e la placca pacifica, che scorrono in senso opposto, e alcuni studi realizzati nel 2005 affermano che le probabilità che il Big One colpisca la California entro 30 anni a partire dalla data dello studio sono molto alte: il 67% delle probabilità dicono che colpirà Los Angeles, il 63% San Francisco. Secondo gli studi esso si dovrebbe verificare entro il 2035. Il terremoto più forte documentato è quello della Baia di San Francisco del 18 aprile 1906, magnitudo 7.8, con oltre 3.000 morti, incendi e tsunami.
Secondo l’istituto sismologico statunitense Usgs, il terremoto di giovedì scorso di magnitudo 6.4 è stato probabilmente il “precursore” di quello odierno di magnitudo 7.1. Da giovedì a oggi le scosse di assestamento sono state oltre 1200, di cui 17 di magnitudo 4. Il terremoto di oggi è stato più potente del terremoto di Northridge, sempre in California, nel 1994, di magnitudo 6.7 aveva causato la morte di 57 persone: ma in quel caso era stata colpita un’area molto più densamente popolata. La sismologa Lucy Jones del California Institute of Technology (Caltech) ha dichiarato su Twitter che i due terremoti “fanno parte della stessa sequenza”.
Adesso c’è una probabilità di 1 su 10 che un altro terremoto di magnitudo 7.0 possa colpire la California entro la prossima settimana, ha aggiunto la sismologa. Sarebbe “quasi certa” invece, a suo parere, una scossa di magnitudo 5. Tuttavia, è improbabile che il terremoto colpisca le linee di faglia fuori dalla zona, ha detto Jones, sottolineando che la gigantesca faglia di San Andreas è lontana. E’ più probabile che nella valle di Owens si verifichino scosse di magnitudo 6. L’esperta ha anche spiegato che in California i terremoti di magnitudo 7 si verificano ogni 10-20 anni, e l’ultimo risaliva a 20 anni fa, quindi rientra nella tempistica del calcolo dei “tempi di ritorno“.