Nel 1908 erano l’unico modo di comunicare in Italia e per questo motivo solo nel tardo pomeriggio del 28 dicembre giunsero a Roma le prime notizie della tragedia.
A quei tempi le radio-trasmittenti erano in fase di sperimentazione e venivano utilizzate solo per usi militari sperimentali, quindi i mezzi di comunicazione in real-time erano praticamente inesistenti. Così, per tutta la mattina, ci fu silenzio assoluto da tutta quell’area. Nel raggio di 50 km non c’era un telegrafo funzionante e a Palazzo Braschi (sede dell’allora governo) non si immaginava lontanamente quello che fosse successo. Paradossalmente nella tarda mattinata del 28 dicembre partì un telegrafo da Martirano, provincia di Catanzaro. La tragedia si era spinta fino lì, a 170 km di strada dall’epicentro, anche se i danni erano più contenuti, il sisma aveva portato distruzione anche in Sila. Quelle aree del catanzarese avevano subito il sisma del 1905 che aveva devastato il nord della Calabria, e per la seconda volta in 3 anni venivano nuovamente colpite. Nel telegramma del sindaco, il primo a giungere dall’area colpita, ci fu spazio anche per una certa polemica: “Urgentissimo da Martirano 28.12 ore 10,30 (Giunto nelle mani dell’On Giolitti alle 14,10). Precedenza assoluta a ministero interni Roma. Violentissima scossa di terremoto ore 5,25 che ha finito di rovinare gli ultimi ruderi avanzati flagello1905. Ha gittato nel massimo sconforto panico la popolazione la quale fra tanto lusso di leggi non ancora per indolenza burocratica italiana può vederne attuata alcuna suo profitto. Aspetta da due anni assetto nuova Martirano cui prestano grande interessamento re e ministri e si augura che benefici effetti millantate buone disposizioni governative non abbiano per ripetersi dei terremoti a giungersi come il soccorso di Pisa. Sindaco De Medici”. La vena polemica del Sindaco fece infuriare l’on Giolitti, che ancora non si era coscio di quanto stesse accadendo nel sud del paese e la risposta telegrafica al prefetto di Catanzaro fu la seguente:” Voglia Vostra Signoria rivolgere Sindaco di Martirano severo richiamo per telegramma sconveniente da lui diretto questo ministero e vedere se sia il caso di adottare rigorose misure. Non intendo tollerare che nuovo infortunio serva da pretesto per ingiuste e indecorose recriminazioni verso governo. Ministro Giolitti.” Bisognerà aspettare le 17;35 quando il telegramma n° 30.504 giungerà nella mani dell’on.Giolitti a firma del Comandante Belleni della torpediniera Spica. La nave giunse nella località vibonese di Nicotera Marina(VV) a 80 km da Reggio. Il legno ai comandi del Belleni, sostava quella mattina nello stretto e assistette inerme al cataclisma, così risalendo in fretta la costa calabra partì per lanciare i soccorsi. Il telegramma fu inviato alle 14:50 (ben 9 ore più tardi) e recitava così: “Ore 5,20 terremoto distrusse buona parte Messina-Giudico morti molte centinai-case crollate sgombro macerie insufficienti mezzi locali-urgono soccorsi per sgombro vettovagliamento assistenza feriti-ogni aiuto sarà insufficiente”. Giungerà a Roma alle 18,50 un altro telegramma simile da Milazzo(ME), 40 km di strada da Messina, il messaggio inviato dal comandante della torpediera Piemonte, delineerà definitivamente anche nella capitale la tragedia avvenuta. Erano trascorse ben 12 ore!
(Fonte telegrammi : La terra Trema di Boatti)