Terremoto 1908: nuove testimonianze esclusive da Genova

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Si tratta di dattiloscritti trovati in una cassapanca di famiglia dalla signora Annamaria Puntorieri, reggina, abitante a Genova in via Vito Vitale 24/21.

Sono pagine raccolte a suo tempo dal padre Francesco che dai primi anni del ‘900 ha gestito il negozio paterno di colori “Bruno Puntorieri”, allora sito sul corso Garibaldi reggino, esattamente nel palazzo Vitrioli, tra le due discese che portano all’Istituto tecnico “Raffaele Piria”.

A testimonianza è allegata anche la foto prospettica del vecchio magazzino chiuso a fine anni ’50 .

La signora Annamaria ci ha contattato sapendo delle manifestazioni reggine in occasione dei cento anni dal disastro e ci ha pregati di renderli pubblici perchè si portasse a testimone la sua famiglia.

Lei medesima non ha mai smesso l’abito di “Reggina” di Piazza sant’Anna, ove ha vissuto l’infanzia e la giovinezza.

Quando si trattano argomenti riguardanti la sua città natale, orgogliosamente, si prodiga per dare testimonianza fedele del sangue reggino che scorre nelle sue vene anche nell’ambito della bella Genova “Colombiana”, difendendone le greco-calcidesi origini decantate da millenni di storia patria.

Ecco il testo integrale dei dattiloscritti:

[…] L’8 aprile 1908 il Consiglio Comunale deliberò di mettere a carico del Comune, l’insegnamento religioso nelle scuole. Venne la S. Pasqua. Pontificale del Cardinale che impartì la benedizione Papale con le indulgenze. Il 25 aprile 1908 morì in seguito a collasso, il Cardinale Portanova, Arcivescovo di Reggio.

Tutte le campane di Reggio recarono la ferale notizia. L’8 dicembre 1908 il quadro della Madonna della Consolazione fu riportato al Santuario dell’Eremo.

IL 28 dicembre 1908 Reggio, fiorente e bella, dormiva!

Ore 5 e minuti 20, il cataclisma!

Sussulti, ondulazioni del suolo, boati fragorosi, guizzi nell’aria sconvolta, mare impazzito sulla città!

Venti secondi di ecatombe in un travolgimento di solidi, di liquidi e di gassosi elementi. Subito dopo uno scuotimento più forte ed un nuovo violentissimo terremoto! Schianti, crolli, corpi maciullati, sopravvissuti inebetiti, stralunati, terrificati, pazzi!

La propria casa, l’asilo, il rifugio naturale per il riposo dalle quotidiane fatiche, era la peggior nemica.

Buio pesto, ombre di morte!

Giunse l’alba, il chiarore del giorno, a mostrare la immensità delle rovine della catastrofe.

Tutti i rioni della città rimasero colpiti e quasi travolti. Ovunque morti, ovunque lamenti, ovunque macerie! Venne la pioggia e continui singulti della terra tra boati incessanti, terrorizzanti.

Gli scampati, tutti, in frenetico lavoro di ricerca e di salvataggio fra un invocare continuo , straziante dei feriti. Il Prefetto, il Sindaco, ed il Vicario Capitolare restarono salvi.

Cominciarono gli episodi di sciacallaggio.

Sorsero le prime tende . Iniziò affannosa la costruzione di baracche e di rifugi rabberciati alla meno peggio.

Il 29 dicembre giunsero i primi aiuti. Arrivarono due navi. Si registrò una nuova violenta scossa. Giunse il Re con la Regina.

Il 31 dicembre avvenne il decesso di molti feriti.

Giunse un’altra nave.

Arrivarono i Vigili del Fuoco di Roma. Molti feriti furono trasportati fuori città via mare. La ferrovia rimase interrotta, sia quella verso Sud che l’altra verso Nord.

Cominciò l’esodo.

Il mare ingoiò moltissime persone i cui cadaveri galleggiarono a lungo nello Stretto.

Nei primi cinque giorni, seguenti al sisma iniziale, si ebbero circa 200 scosse telluriche.

Il terremoto dello Stretto fu avvertito da tre quarti del globo. Fu segnalato dai sismografi di Mosca, Pietrogrado, Valparaiso, Londra.

Il Sac. Mercalli, (insegnò al liceo di Reggio) insigne sismologo milanese, riferì allora che “Occulte dovevano ritenersi le cause di sì grande cataclisma“.

Nella sola città di Reggio 12.000 (dodicimila) furono i morti.

Tutta la città e gran parte della provincia in rovina!

L’Italia e il mondo conobbero Reggio città bella e sventurata!

La sua rinascita appassionò gli Italiani, appassionò tutti! Alle promesse, purtroppo, non sempre corrispondono i fatti. I Reggini con tenacia lottarono per edificare, per costruire la città, e lo fecero anche negli anni successivi, molti in umiltà ed ostacolati da vanitosi, speculatori, disonesti.

Nel 1909 si registrarono circa 850 scosse, le più violente in aprile, maggio e giugno, che provocarono enormi spaccature nel suolo di Via Marina, Piazza Garibaldi, lungo la costa Jonica e Tirrenica.

Nel 1911, nonostante la immane sciagura, Reggio contava 45.810 abitanti.

Da millenni sempre colpita, Reggio sempre risorse!

Volere di Dio!

Sopravvisse, dunque, Reggio e continuò la sua vita di città e la sua storia con alterne vicende sempre più tristi che liete .

Città sventurata nei millenni e nei secoli passati, città sventurata continuò sino ai giorni nostri.

Sono poche le vestigia oggi rimaste, tutte le altre immani catastrofi le tolsero dalle testimonianze ai posteri.

Oltre alle violenze dei cataclismi ci fu l’opera distruttrice degli uomini nemici fra cui i Romani i quali fecero di tutto per disperdere i segni di una civiltà anteriore al loro dominio.

I nemici interni di Reggio fecero il resto provocando danni materiali, disinteressandosi della Cosa Pubblica e tradendo la sua storia, il suo prestigio e la realtà giuridica e sociale del suo presente. Se si abbattesse il Colosseo, se si spianassero i Fori Romani e se si distruggessero tante altre vestigia, certamente non si cancellerebbe la storia di Roma.

Si disse, infatti, in più occasioni, che demolendo la pietra non si cancella la storia.

Ma la storia trimillenaria di Reggio fu di recente trascurata, dimenticata e, come se, cancellata da certe manovre politiche […]

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