A cura di redazione Meteoweb
Piu’ della meta’ sono state rinvenute morte (1718, di cui 1077 in stato di decomposizione) e per oltre il 53% del totale non si ha alcuna informazione sulle condizioni al momento del ritrovamento. Una ’non diagnosi’ che negli esemplari vivi (1410 su 3261) raggiunge una percentuale del 70% (990 su 1410). Lo rivela un’indagine del ministero dell’Ambiente contenuta nella bozza del Piano d’Azione per la Conservazione delle Tartarughe Marine (Patma). Un primo censimento destinato a crescere visto che i dati finora raccolti derivano solo da studi scientifici, Capitanerie di Porto e Centri di Recupero. Mancano quelli disponibili presso altri istituti ed enti. Scopo del Piano e’ costruire un monitoraggio unitario sul territorio nazionale coordinando una raccolta dati – attualmente frammentata – ad opera dei diversi soggetti pubblici e privati. Lo dimostra il modulo unico di segnalazione, allegato al documento, in cui sono richieste informazioni dettagliate sul nido o l’esemplare individuato. ’’Lo stato di conservazione delle popolazioni di tartarughe marine presenti sul territorio e nelle acque territoriali italiane appare critico’’, si legge nel testo. Sono tre le specie di tartaruga marina che frequentano le acque e le coste italiane: Caretta caretta, Chelonia mydas, Dermochelys coriacea. Di queste, la Caretta caretta e’ la piu’ diffusa ma anche la piu’ minacciata. ’’In Italia – si legge nella bozza di Piano – le popolazioni nidificanti risultano a rischio e alcune gia’ estinte, ed anche quelle di transito sono minacciate’’. I principali fattori di minaccia derivano dalle attivita’ umane, sia nell’habitat terrestre, con il disturbo delle attivita’ di riproduzione a danno soprattutto dei nuovi nati, (cementificazione delle coste, pressione turistica, inquinamento organico, acustico e luminoso) che marino, con l’interferenza nelle attivita’ di migrazione e di alimentazione, a danno degli esemplari adulti (cattura o ferita provocata dalle attivita’ di pesca o dall’impatto con imbarcazioni, inquinamento delle acque o ingestione di detriti). Intanto saranno pronti nel fine settimana i risultati dell’ esame batteriologico effettuato su due delle tre tartarughe Caretta caretta trovate morte nei giorni scorsi in Campania sul litorale di Salerno. Finora l’esame anatomo-patologico ha rivelato che le tartarughe spiaggiatesi sulla costa salernitana – due femmine di circa 30 anni – sono morte a causa di un’infiammazione dell’ intestino tenue, dovuta forse a cisti parassitarie mentre i risultati dell’esame batteriologico, ha spiegato Fabio Di Nocera, medico veterinario della sede salernitana dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del mezzogiorno, che conduce l’ autopsia sui due esemplari, faranno capire se tra le cause della malattia vi sia stato un eventuale inquinamento delle acque marine. (ANSA)