Astronomia: buchi neri supermassicci nel cuore di tutte le galassie più grandi

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Credit: NASA

Buchi neri supermassicci milioni di miliardi di volte la massa del nostro Sole si trovano nel cuore di tutte le galassie più grandi. Tutte le galassie attive sembrano essere alimentate da una regione compatta posta al loro centro, chiamata nucleo galattico attivo, che raccoglie e condensa enormi quantità di polveri, gas e stelle. Poichè molti astronomi avevano osservato queste regioni principalmente in galassie antiche dove sono presenti stelle molto vecchie, molti pensavano che i nuclei galattici attivi mettessero fine alla formazione di nuove stelle, anche se le prove non erano mai definitive. Questa teoria però è stata ribaltata da una nuova indagine che ha trovato nuclei galattici attivi in tutti i tipi di dimensioni di galassie, tra cui anche quelle che presentano la nascita di giovani stelle. Prima di questo studio gli scienziati hanno osservato i  nuclei galattici attivi prevalentemente nei centri delle galassie più massicce, che sono anche le più antiche e non presentano formazione stellare, ha detto James Aird dell’Università della California al centro di astrofisica e scienze dello spazio di San Diego. I buchi neri come quelli presenti nei nuclei galattici attivi, non possono essere osservati direttamente in quanto nemmeno la luce riesce a sfuggire alla loro enorme attrazione gravitazionale. Vortici di materiale però, prima di essere risucchiati nel vuoto nell’orizzonte degli eventi, rilasciano intense radiazioni su tutto lo spettro elettromagnetico, compresa la luce visibile. Tra questi i più brillanti sono spesso i raggi X, in quanto possono penetrare la polvere e i gas che oscurano a volte altre lunghezze d’onda. Per questo studio sono state mappate oltre 100.000 galassie utilizzando i telescopi gemelli Magellan all’osservatorio cileno di Las Campanas, da dove hanno rilevato la debole luce di queste lontanissime galasssie. Hanno misurato sia il colore di ogni galassia, sia  lo spettro per capire a che periodo del cosmo facessero parte, per ottenere una stima della loro distanza dalla Terra. Poiche le distanze nello spazio risalgono al tempo del cosmo, gli astronomi hanno catturato quasi due terzi della storia dell’universo in particolari segmenti del cielo. Le galassie si distinguono per il colore della loro luce. Il bagliore con luce bluastra si accosta alle giovani stelle in formazione. Appena le stelle cominciano a bruciare il loro carburante tendono a spostare la loro luce verso il rosso. In un campione di circa 25.000 galassie dal sondaggio PRIMUS, Aird ha trovato 264 segnali a raggi X provenienti da galassie di ogni genere: massicce e più piccole, vecchie galassie ellittiche e giovani spirali blu. Insomma, sono dappertutto. E poiché gli astronomi hanno osservato segnali simili che si estendono molto indietro nel tempo, essi hanno concludono che i processi fisici che innescano il carburante nei nuclei galattici attivi non sono cambiati molto nella seconda metà di esistenza dell’universo. Tuttavia la fonte dei venti e la loro influenza sull’evoluzione delle galassie, è una delle principali aree di indagine ancora in corso.

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