A cura di redazione Meteoweb
Rock and roll e fuochi d’artificio. Cosi la Russia ha ricordato Yuri Gagarin, il suo eroe forse piu’ grande. A Perm, i Jethro Tull hanno suonato insieme ai cosmonauti americani in orbita.
A Mosca, cinquanta cannoni hanno sparato in cielo i colori dei fuochi pirotecnici. Yuri Alexevich Gagarin “il cittadino sovietico che per primo scalo’ il cosmo”, cinquant’anni dopo e’ l’uomo che “ha sorriso alle stelle”. Nel giorno destinato alla festa della cosmonautica, la Russia ricorda soprattutto l’ottimismo di un 27enne, figlio di un carpentiere e di una contadina, destinato a divenire il “Cristoforo Colombo dello spazio”. L’ufficiale dell’aviazione sovietica che il 12 aprile del 1961, partendo dal centro kazako di Bajkonur, in due ore sorvolo’ il globo terracqueo. A quattro anni dallo Sputnik il socialismo riaffermava cosi’ la propria supremazia tecnologica con Vostok-1. Una missione rimasta segreta fino all’annuncio del successo. Gagarin pero’ rischio’ la morte. Problemi di rientro nell’atmosfera lo costrinsero ad abbandonare il razzo per lanciarsi col paracadute a 7 chilometri dal suolo. Ma a terra la futura icona pop del blocco orientale avrebbe trovato ad attenderlo la boscaiola Anna Taktarova. Simpatico e allegro, Gagarin era un vero figlio del popolo. Una manna caduta letteralmente dal cielo per il regime comunista. Dalle 700 pagine di documenti rimasti finora segreti risulta che prima del volo l’uomo cui oggi Google dedica un doodle era preoccupato di non avere abbastanza cibo con se’. “Puoi fare quanti pranzi, cene e colazioni vuoi. Insieme al te’ hai 63 porzioni di salame, marmellata e dolci. Tornerai grasso”, gli disse attraverso la radio il costruttore della navetta spaziale, Sergej Koroljov, prima del leggendario “poexali!”, si parte!, del cosmonauta.
Un mese dopo questa conversazione John Kennedy pronunciava davanti al Congresso un discorso che avrebbe scioccato la Nasa: gli Usa raccoglievano la sfida russa. Entro la fine del secolo l’uomo americano avrebbe passeggiato sulla Luna. Nel 1969, a otto anni dal volo di Gagarin, Neil Armstrong dichiarava chiusa la gara per lo spazio. Il cosmonauta russo era morto qualche mese prima in un volo di routine con un caccia militare. Gli “eventi sfortunati” che avevano fatto cadere l’aereo sono rimasti a lungo un mistero. Oggi che il Cremlino ha tolto il segreto sull’inchiesta si sa che il pilota russo piu’ famoso di tutti i tempi cerco’ di bucare una sonda meteo col proprio velivolo. Avrei voluto fare l’astronauta, ha scherzato oggi Dmitry Medvedev nella cerimonia di commemorazione al Cremlino, ma “non ha funzionato”. Presenti tanti “viaggiatori del cosmo”, tra cui l’americano Thomas Stafford, protagonista della missione sulla Luna nel 1969. Poco prima, in un collegamento con la stazione spaziale internazionale (Iss), il presidente aveva sottolineato che l’esplorazione dello spazio rimane “una priorita’ per la Russia”. Poi si era congratulato con gli astronauti presenti nella Iss, tra cui l’italiano, Paolo Nespoli. (AGI)