A cura di redazione Meteoweb
Fino circa vent’anni fa, lo Tzolkin era stato compreso solo e semplicemente come il calendario di cui si servivano i Maya per i loro scopi rituali e cerimoniali, incomprensibile – come tutto il resto delle cose Maya.
Ne Il Fattore Maya (WIP Edizioni 1999), Arguelles invece prende lo Tzolkin e lo fa letteralmente esplodere, esplorandone livelli sconosciuti e rivelandone la natura di codice galattico, o Modulo Armonico: pur riconoscendone la funzione calendariale, ne mette in evidenza gli aspetti matemagici – matematici e magici – e lo analizza in modo da rivelarne l’autentica natura, quella di matrice universale, permettendoci di comprendere questo codice come la tabella che riunisce tutte le possibili permutazioni energetiche che possono darsi qui da noi, sul terzo pianeta a partire dal Sole. Noi confondiamo il tempo con la durata e del tempo conosciamo realmente solo la dimensione cronologica, la più insignificante – quella che ci porta a credere che il tempo sia lineare, costituito da una sequenza ininterrotta di unità di misura le une uguali alle altre (e dunque ogni secondo, minuto, ora, giorno, settimana, mese, sono per definizione uguali ad ogni altro secondo, minuto, ora, giorno settimana, mese) – e da cui (noi sì) siamo ossessionati, per cui il tempo vogliamo perderlo, ingannarlo, ammazzarlo, è tiranno, e soprattutto non ne abbiamo abbastanza… e siamo arrivati all’assurdo di credere di aver bisogno di più tempo di quello che abbiamo – quando in realtà, se c’è una cosa che tutti abbiamo, è proprio quella… tempo!
E abbiamo la faccia tosta di dire che i Maya erano ossessionati dal tempo … Ma chi è che ha i nanosecondi, noi o i Maya? Chi è che batte record di velocità a colpi di millesimi di secondo in meno rispetto al record precedente, noi o i Maya?
Diversamente dalla nostra concezione, la visione Maya identifica il tempo con una frequenza: la parola che nel dialetto Maya Quiche indica l’uomo è winclil, dove winc sta per tubero, radice, e lil è ‘che vibra’. Qualunque sia l’idea dell’uomo che ci siamo fatti noi, per i Maya l’essere umano è un tubero che vibra, una radice con le antenne. E, nell’analisi del Prof. Argüelles, il ciclo che sta per concludersi è stato caratterizzato dall’imprinting della frequenza del tempo artificiale, individuata nel 12:60 – la proporzione tra i due numeri-chiave del tempo inventati di sana pianta dall’uomo, senza alcuna relazione con i cicli naturali del tempo.
L’analisi comparata dello Tzolkin inteso come codice frequenziale frattale ed il Grande Ciclo o Lungo Computo – il periodo di tempo della durata di 5200 tun che i Maya fanno iniziare nel 3113 a.C. – permette ad Argüelles di enunciare per primo la data di quella che diverrà nota come la Fine del Ciclo, e che qualcuno intende come la fine del mondo, il 21 Dicembre dell’anno 2012.
Probabilmente, se non fosse stato per Il Fattore Maya, ora non saremmo qui a leggere quest’articolo…
L’ora X
I riscontri non sono mancati, e una serie di autori hanno seguito la scia di Argüelles: J. M. Jenkins ha discusso nel dettaglio il significato di una stele del sito Maya di Izapa che punta al 21 Dicembre 2012; il recente ritrovamento di una iscrizione nel sito di El Hormiguero conferma la precisione e l’importanza della data; gli astrofisici hanno parlato dell’allineamento del sistema solare con il centro della galassia (testimoniato anche da un geroglifico egizio in cui il simbolo del Sole, l’occhio di Ra, si trova sovrapposto al simbolo della Via Lattea, l’occhio di Horus) nonché l’imminente ingresso nel dark rift, entrambi in data dicembre 2012; Terence McKenna nel suo The Invisible Landscape, studiando il testo cinese dello I Ching, ha decodificato al suo interno un codice temporale che punta anch’esso al 21/12/ 2012 – del tutto indipendentemente dai Maya e da Argüelles; in India il reincarnato Sri Kalki parla del 2012 come della fine del Kali Yuga (età oscura) e dell’inizio di una nuova era di pace ed armonia.
Altri autori hanno poi seguito la scia, cavalcando l’onda della fascinazione della mente collettiva planetaria nei confronti del 2012; alcuni di essi hanno l’onestà intellettuale di riconoscere in Argüelles un pioniere (Daniel Pinchbeck, Geoff Stray, Gregg Braden, perfino il nostro Giacobbo…), mentre altri hanno pensato bene di unirsi a quella strategia del silenzio (c’è chi pretende oggi di scrivere dei Maya o del 2012 prescindendo da Il Fattore Maya!) che in passato ha mietuto vittime illustri, specialmente negli USA (W. Reich, I. Velikowsky, N. Tesla, R. Khalifa), quando non addirittura attaccando Argüelles a testa bassa.
Il punto è che la data fatidica del 21 Dicembre 2012 indica la conclusione di un ciclo che è frattalmente la fine di molti cicli: il Grande Ciclo che sta per terminare tra poco più di tre anni non è che il quinto e ultimo di cinque di questi cicli, ognuno dei quali ha la durata di 5200 Tun (pari a circa 5125 anni, laddove un Tun è di 360 giorni), per un totale di poco meno di 26.000 anni – periodo che si approssima a quello della Precessione degli Equinozi o Grande Anno Platonico (il tempo che impiega la Terra a tornare ad avere la stessa inclinazione sul suo asse di rotazione).
E, come se non bastasse, questo ciclo di 26.000 anni a sua volta non è che il quarto e ultimo di quattro di tali cicli, il che determina un megaciclo di circa 104.000 anni – pari ad un ‘intervallo arturiano’, il tempo (misurato in anni terrestri) che impiega la stella Arturo a compiere una rotazione completa intorno al sole centrale della nostra galassia, che i Maya chiamano Hunab Ku (il “datore unico di movimento e misura”).
Diventa dunque evidente, in questa ottica, il perché dell’importanza fondamentale di questa data, che pertanto segna frattalmente la fine di molti cicli.
Profezia? What’s profezia?
Tutte le profezie, in tutti i tempi, ad ogni latitudine, in ogni tradizione spirituale, seguono uno schema ricorrente: vi è la narrazione o il ricordo di un’Età dell’Oro o di un Paradiso Terrestre, in cui regnano pace, armonia e amore; poi però, a causa di un evento traumatico – un peccato originale, o un assassinio, un tradimento – vi è la Caduta, la cacciata dall’Eden, l’inizio di un’era oscura. In un certo punto speciale del tempo però, si creano le condizioni magiche affinché un eroe leggendario compia un atto di forza sovrannaturale, a cui segue una nuova era luminosa. Spesso si tratta del ritorno di un eroe o profeta, che nel passato era uscito di scena (ascendendo nei cieli, o salpando su una zattera formata da 13 serpenti – come il Quetzalcoatl della Mesoamerica, Kukulkan per la tradizione Maya) promettendo di ritornare “alla fine dei tempi”.
La profezia Maya della Fine del Ciclo non fa differenza, se non per un particolare determinante, fondamentale: quell’eroe mitico che deve incarnare il Ritorno di Quetzalcoatl, il Serpente Piumato, e che deve compiere quell’atto di forza, siamo noi – tutti noi e ognuno di noi.
Dobbiamo staccarci dai valori, gli ideali, i modelli, le abitudini che hanno segnato il ciclo che sta per concludersi, e incarnare gli attrattori del nuovo campo magnetico: così, dove fino ad oggi hanno trionfato le metropoli, l’individualismo, l’accumulazione, il materialismo, la bramosia, l’avidità, la guerra, la gelosia, l’invidia, le fondamenta del nuovo paradigma saranno le comunità-giardino, il collettivismo, la condivisione, la spiritualità, il lasciare andare, il distacco, il servizio, la cooperazione; e dentro di noi, prima ancor che là fuori, dobbiamo trovare la pace, l’amore incondizionato, l’armonia.
Nel solstizio invernale del 2012 la terra e il sistema solare escono dal raggio di sincronizzazione del tempo artificiale, e dunque giunge a conclusione il ciclo del tempo è denaro, della guerra come standard di risoluzione dei conflitti, delle bombe intelligenti e delle mine anti-uomo, del femminile mortificato e calpestato, dei bambini che muoiono di fame al ritmo di uno ogni sette secondi… E abbiamo l’opportunità di co-creare un nuovo ciclo, una nuova Età dell’Oro, in cui Tempo è Arte, la pace è la premessa per la risoluzione dei conflitti, la ricchezza viene distribuita in modo più equo, il femminile torna ad essere riconosciuto e onorato come sacro.
Il ciclo che verrà sarà dunque la fine della Tecnosfera e la realizzazione della Noosfera, concetto coniato dal planetofisico russo Vernadsky, ed elaborato dal paleontologo gesuita francese Teilhard de Chardin e dallo studioso dello I Ching Oliver Reiser. La Noosfera viene definita come l’unione mentale del pianeta, il campo mentale collettivo planetario finalmente unificato, caratterizzato dall’imprinting della frequenza del tempo naturale, la proporzione 13:20, in cui Tempo è Arte, la pace è la premessa per la risoluzione dei conflitti, siamo sempre al posto giusto nel momento giusto, e abbiamo sempre tutto il tempo di cui abbiamo bisogno per fare ciò che dobbiamo o vogliamo.
Tempo è Arte, e noi siamo Arte incarnata nel Tempo. La comunità dell’intelligenza galattica predispose le armoniche celesti che permisero ai Maya Galattici di inseminare il cosidetto Nuovo Mondo con i codici della quarta dimensione (che secondo Einstein è il tempo), indicandoci forte e chiaro quel punto del continuum spazio-temporale che crea le condizioni per un autentico salto quantico della consapevolezza a livello planetario. I Maya Galattici di cui parla Argüelles ne Il Fattore Maya ci osservano, e la Federazione Galattica attende con trepidazione che la Grande Madre – Gaia, Pacha Mama, il Pianeta Blu – si unisca ad essa, e che l’umanità superi con successo l’esame di laurea…
Alla festa di laurea siamo invitati tutti, per celebrare il superamento dell’esame collettivo che sancirà l’upgrade evolutivo da homo economicus a homo noosfericus, l’abilitazione all’esercizio della professione visionaria nella nuova era – lo Psicozoico. Ma non lo diranno al telegiornale, non lo leggeremo su internet o su un quotidiano: dobbiamo co-crearlo noi.
Già: smettere di co-creare guerre, carestie, tecnologie di morte, mancanza di amore, gioia, abbondanza, salute, smettere di materializzare i nostri peggiori incubi – e co-creare il Cielo in Terra.
di Antonio Giacchetti