Ma non tutti sanno che nel Gennaio di quello stesso anno un fronte temporalesco di straordinaria intensità ha spazzato l’intero bacino dell’Amazzonia, li dove sorge una delle più lussureggianti foreste pluviali del nostro pianeta.
Secondo un team di ricercatori statunitensi la linea di groppo che risali l’Amazzonia fu cosi violenta da riuscire ad abbattere centinaia di migliaia di alberi in una ampia fascia di territorio che dall’area di Manaus si estende fino alla città di Santarem e Macapa.
Eppure una precedente ricerca aveva attribuito il notevole picco di mortalità degli alberi nel 2005 esclusivamente alla grave siccità, fra le peggiori dell’ultimo decennio, che stava affliggendo in quei mesi gran parte delle regioni dell’Amazzonia.
Successivamente studi più accurati, elaborati con l’ausilio delle stesse autorità brasiliana, appurarono che l’inquietante moria di alberi, all’inizio del 2005, era molto superiore di quanto precedentemente sospettato in un primo momento e riguardava zone risparmiate dalla prolungata siccità, come l’area attorno Manaus.
In seguito, con degli studi sul campo nelle aree di foresta devastate, si scopri che ad abbattere quel gran numero di alberi su una larga fetta della foresta amazzonica fu proprio una eccezionale tempesta di vento, accompagnata da raffiche capaci di superare persino i 120-130 km/h.
Infatti, come afferma Giuliano Guimaraes, uno degli autori dell’importante ricerca; “se un albero muore per un lungo periodo di siccità, muore generalmente in piedi.Ma in questo caso la quasi totalità degli alberi presi in esame risultano sradicati o abbattuti di netto come accade di sovente dopo una potente tempesta di vento, da qui si evince che la siccità del 2005 ha ben poco a che fare con l’insolito fenomeno”.
Molti di questi alberi sono stati trovati abbattuti uno sull’altro nel cuore della giungla equatoriale con un orientamento rivolto da sud-ovest a nord-est (la direzione prevalente della tempesta di vento che ha accompagnato i violenti temporali).
Gli scienziati hanno utilizzato anche una combinazione di immagini satellitari per verificare e circoscrivere le zone interessate dall’inquietante moria di alberi tentando di determinare il numero dei vegetali uccisi dopo il Gennaio 2005.
Collegando i dati satellitari con le osservazioni sul campo, i ricercatori sono stati in grado di prendere in considerazione anche gli alberi più piccoli e le piante del sottobosco che hanno subito gravi danni in seguito a quell’evento.
Da tempo c’era il sospetto che il ripetersi di grandi eventi temporaleschi lungo il bacino amazzonico poteva avere serie ripercussioni negative sull’inestimabile patrimonio vegetale che questo luogo ancora riesce ad offrirci.
Ora per la prima volta un gruppo di ricercatori è riuscito a stabilire il numero approssimativo di alberi e piante uccise da un singolo episodio temporalesco.
Ulteriori analisi, effettuate prima e dopo la tempesta, hanno permesso di rilevare mutamenti nel potere riflettente della foresta che si sospetta siano indicativi di un ingente perdita di alberi, in gran parte sradicati o abbattuti dalla furia del vento.
Da una prima stima pare che la burrasca avrebbe ucciso tra le 300.000 e 500.000 alberi solo nella zona vicino Manaus.
In totale si parla di oltre mezzo milione di alberi abbattuti dalla furia degli elementi, come se una larga fetta di foresta pluviale, per decine e decine di miglia, sia stata squarciata a seguito di una tremenda esplosione nucleare.
Ma ora andiamo a esaminare l’incredibile sistema temporalesco responsabile della morte di quasi mezzo miliardo di alberi in tutto il bacino amazzonico.
Dal 16 gennaio al 18 Gennaio 2005 una maestosa linea di groppo temporalesca”, lunga più di 1.000 chilometri, e larga poco meno di 250 chilometri, ha attraversato l’intero bacino amazzonico, con un movimento da sud-ovest a nord-est, causando numerosi danni e disagi e purtroppo anche dei decessi nelle città di Manaus, Santarem e Manacaparu, particolarmente interessate dalla furia dei temporali.
In poche parole poco più dell’80 % del territorio del bacino dell’Amazzonia è stato interessato dalla furia dei groppi.
L’irrompere del poderoso sistema temporalesco è stato accompagnato da veri e propri fortunali con fortissime raffiche di vento discendente che in qualche caso sono riuscite a lambire la soglia dei 145 km/h, ossia circa 90 miglia all’ora.
Si tratta di velocità davvero eccezionali per il bacino amazzonico.
Le furibonde raffiche di vento nella maggioranza dei casi si sono manifestate in concomitanza con l’insorgere dei violenti temporali, sradicando o spezzando i rami degli alberi incontrati lungo il percorso della tempesta.
“Squall line” che si muovono da sud-ovest a nord-est lungo la foresta dell’Amazzonia, come quella del Gennaio 2005, sono relativamente rare e poco studiate, ad affermarlo è lo stesso Robinson Negron Juárez, uno scienziato atmosferico alla Tulane University, a New Orleans, e autore principale dello studio.
In effetti i fronte temporaleschi che si muovono lungo la linea dell’equatore tendono a spostarsi da est ad ovest, seguendo la direzione dei venti prevalenti nella media-bassa troposfera per queste latitudini.
Tempeste che possono essere altrettanto distruttive, ma che avanzano nella direzione opposta, ossia dall’oceano Atlantico equatoriale verso la costa nord-orientale del Brasile e l’interno dell’Amazzonia, si possono verificare fino a quattro volte al mese.
Alcuni di questi “Cluster temporaleschi”, che dalle coste atlantiche si muovono in direzione del bacino amazzonico, possono anche generare delle linee di groppo o dei “Blowdowns” particolarmente forti e violenti, però è molto raro che uno di questi tipi di tempeste riesca ad attraversare l’intera Amazzonia, dal settore orientale fino a quello occidentale, vicino i confini con il Perù e la Colombia.
Con molta probabilità la grande “Squall line” del Gennaio 2005 fu originata da una grande fascia di convergenza che si è venuta a formare proprio sopra il bacino amazzonico centrale.
Infatti nei giorni precedenti sul settore orientale dell’Amazzonia si è registrato un temporaneo rinforzo degli Alisei che soffiano dall’Atlantico in direzione delle coste del Brasile, della Guyana e del Suriname.
Fra il 15 e il 16 Gennaio 2005 la sostenuta ventilazione orientale avrebbe convogliato delle masse d’aria piuttosto umide verso le regioni dell’Amazzonia orientale, dallo stato dell’Amapa fino all’area attorno a Manaus.
In contemporanea uno sbuffo di aria più fredda e pesante, in risalita dal Paraguay e dalla Bolivia, è riuscito a penetrare fino al cuore del bacino amazzonico occidentale sotto una fresca ventilazione dai quadranti meridionali, in genere da SO.
La massa d’aria più fresca dai quadranti meridionali ha interagito con l’aria più calda e molto umida propagata fino all’Amazzonia centrale dai sostenuti venti orientali provenienti dall’oceano Atlantico equatoriale, lo scontro fra le differenti masse d’aria ha acceso forti moti convettivi (molto più violenti del solito) che hanno portato alla genesi dell’immensa linea di groppo con gli annessi colpi di vento estesi per oltre 1000 chilometri.
Da notare come in molte località investite dal sistema temporalesco, dopo una iniziale ventilazione dai quadranti orientali, le correnti si sono disposte rapidamente da Ovest o O-SO, con l’inserimento di forti raffiche, anche prossime ai 100 km/h, non appena è arrivato il fronte con le associate forti precipitazioni.
A Santarem, per esempio, la Squall line è giunta intorno alle 12:40 AM del 18 Gennaio 2005, non appena sono arrivati i temporali il vento, dapprima da Est, è ruotato improvvisamente da Ovest, con raffiche molto intense.
Anche a Manaus l’arrivo dei temporali è stato seguito da una rotazione dei venti dai quadranti sud-occidentali con forti raffiche che hanno pure prodotto un importante calo termico acuito dall’afflusso di aria un pò più fresca del normale dalle latitudini meridionali.
Di certo le condizioni ideali per il ripetersi di un simile evento possono verificarsi una volta ogni 15-20 anni, salvo delle rare eccezioni ben localizzate.
Ancora oggi, a detta degli stessi ricercatori, si sa molto poco su questo tipo di perturbazioni che possono sconvolgere il delicato equilibrio della foresta pluviale dell’Amazzonia, già di per se messo in pericolo dal processo di deforestazione.
Un approfondimento sulle dinamiche che originano questo tipo di tempeste può essere sufficiente per stimare in futuro la perdita totale della biomassa da questi eventi naturali, che non è mai stata quantificata.