Napoli, geologi: “Il rischio vulcanico dei Campi Flegrei si estende alla Città”

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    a cura di Redazione MeteoWeb

    Il rischio vulcanico rappresentato dai Campi Flegrei e’ forse piu’ elevato rispetto rispetto a quello del piu’ famoso Vesuvio, anche alla luce del fatto che si estende all’interno della citta’ di Napoli.

    E’ quanto e’ emerso dalla conferenza tenuta nel complesso di San Marcellino nel capoluogo partenopeo, organizzata dal dipartimento di Studi della terra dell’Universita’ Federico II. Geologi e scienziati si sono confrontati sui rischi e le risorse dei Campi Flegrei che, sottolinea il direttore del dipartimento, Vincenzo Morra, “insistono sulla citta’ e alla luce della densita’ abitativa dell’area potrebbero rappresentare un pericolo maggiore del Vesuvio”. La pericolosita’ del vulcano famoso in tutto il mondo e’ limata, spiega Morra, dal fatto che “e’ li’ e tutti si aspettano che prima o poi avvenga qualcosa, mentre nei Campi Flegrei non c’e’ mai la stessa attivita’ che avviene nello stesso posto, c’e’ una migrazione di bocche vulcaniche ed e’ necessaria una sorveglianza costante”. Per prevenire e programmare, aggiunge il direttore del dipartimento di Scienze della terra della Federico II, “c’e’ l’assoluto bisogno di aggiornare le conoscenze sull’ambiente geologico, soprattutto quando si parla di un’area vulcanica attiva e di grande estensione. La ricerca di base e applicata da parte dei geologi e’ una risorsa irrinunciabile”.

    “E’ necessario presentare un quadro piu’ completo dell’attivita’ vulcanica dei Campi Flegrei”, spiega il vulcanologo Claudio Scarpati, del dipartimento di Scienze della terra. “La popolazione – aggiunge – considera quest’area un pericolo minore perche’ non ne percepisce la forma vulcanica, cosa aggravata all’interno della citta’ di Napoli a causa dell’eccessiva urbanizzazione. Ma quasi tutta la citta’ di Napoli e’ sede di vulcanismo, dai quartieri notoriamente ’flegrei’ come Pianura, Bagnoli e Fuorigrotta, fino alla zona collinare che comprende quartieri come Posillipo e il Vomero”. L’allarme, secondo il geologo Benedetto De Vivo, va rivolto alla Protezione civile, che “dovrebbe sentire i punti di vista di tutti e non di pochi scienziati di riferimento, altrimenti diventa organo di trasmissione del potere politico”.

    Tra le scelte contestate alla Protezione civile, sottolinea De Vivo, “il sondaggio di ricerca di energia geotermina a Bagnoli, una decisione scellerata perche’ l’ubicazione e’ assolutamente a rischio, c’e’ un pericolo relazionato alla popolazione esposta. C’e’ un rischio di esplosione, e in nessun Paese al mondo si puo’ fare una cosa del genere: negli Stati Uniti, nel 1995, i governatori degli Stati che affacciano sui Grandi laghi bloccarono il sondaggio di una societa’ petrolifera, appellandosi al principio di precauzione fatto proprio dalle Nazioni Unite, dal Trattato di Maastricht e recepito dalla legislazione italiana”. Necessario, conclude De Vivo, che “la Protezione civile si adoperi per “disincentivare la crescita urbana e disporre di un piano di evacuazione, che nei Campi flegrei sostanzialmente non c’e’, e anche quello sul Vesuvio e’ tutto da discutere”.

    “Il rischio e’ estendibile quanto si vuole, e’ lo scenario di riferimento che conta”, dichiara il direttore dell’Ufficio rischio sismico del Dipartimento della Protezione civile Mario Dolce. “Noi dobbiamo bilanciare le nostre arrivita’ rispetto ai vari rischi, l’attivita’ di protezione civile ha riflessi importanti di tipo economico e sociale, quindi anche l’azione conseguente alla valutazione di un rischio va calibrata rispetto alla fattibilita’ e alle conseguenze. Che la citta’ di Napoli possa essere investita da questo rischio e’ un discorso noto, a un certo punto bisogna mettere una linea oltre la quale si ritiene di non dover intervenire, poi e’ evidente che in campo vulcanico si hanno tempistiche che sono diverse da quelle sismiche”. Il piano di emergenza vulcanico, conclude Dolce, “e’ un piano evolutivo, in relazione a come si manifesta il rischio, altrimenti bisognerebbe pensare all’evacuazione di centinaia di migliaia, se non milioni di persone”, un’ipotesi irrealizzabile se, come sottolinea il direttore dell’Ufficio rischio sismico del Dipartimento della Protezione civile, “non si sa individuare qual e’ la bocca eruttiva dei Campi Flegrei”. (Adnkronos)

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