Sciame sismico nel Montefeltro, 640 scosse in 15 giorni!

MeteoWeb

a cura di Redazione MeteoWeb

 

Continua la sequenza sismica nella zona del Montefeltro, tra Forli’ e Cesena. Dalla fine di maggio ad oggi, la zona e’ infatti interessata da una sequenza sismica con valori massimi di magnitudo fino a 3.7, informa l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

“Dal 24 maggio la zona adiacente al Montefeltro, in provincia di Forli’-Cesena, -informa l’Ingv in una nota- e’ interessata da un’intensa attivita’ sismica che presenta le caratteristiche di sciame: ossia non c’e’ una scossa principale con successive repliche, ma le scosse si distribuiscono in maniera casuale nel tempo”. “Ad oggi la Rete Sismica Nazionale dell’Ingv ha localizzato nella zona -prosegue l’istituto di ricerca- circa 640 terremoti, concentrati principalmente in due periodi (24-28 maggio e 3-7 giugno 2011) durante i quali si e’ verificato oltre il 90% dei terremoti dello sciame. Il terremoto piu’ forte (magnitudo 3.7) e’ avvenuto alle 00:03 ora italiana del 25 maggio”. “In totale -riferisce ancora l’Ingv- ci sono stati 13 eventi di magnitudo superiore o uguale a 3, 70 eventi di magnitudo tra 2 e 3, tutti gli altri di magnitudo minore di 2”. “Tutti i terremoti registrati hanno l’ipocentro abbastanza superficiale, localizzato tra 5 e 10 chilometri di profondita’, e per questa ragione molti sono stati avvertiti dalla popolazione dei comuni di Bagno di Romagna, Verghereto, Santa Sofia e limitrofi” dice ancora l’Ingv aggiungendo che “secondo la mappa di pericolosita’ sismica compilata dall’Ingv e divenuta riferimento ufficiale dello Stato, la zona interessata dalla sequenza sismica di questi giorni e’ da considerarsi a pericolosita’ sismica medio-alta e, di conseguenza, e’ stata confermata in zona sismica 2”.

“La mappa di pericolosita’ sismica -spiega l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- fornisce una descrizione delle caratteristiche sismiche del territorio italiano ed e’ utile sia come strumento di conoscenza che a fini ingegneristici e di pianificazione. In sostanza la mappa ci informa sui possibili livelli di scuotimento attesi nelle diverse zone e non fornisce informazioni su quando tali scuotimenti possano verificarsi”. “Pertanto il livello di pericolosita’ descritto dalla mappa -dice ancora l’Ingv- e’ quello rispetto al quale e’ opportuno essere preparati in ogni momento, indipendentemente dal verificarsi o meno di sciami o sequenze”. “La mappa di pericolosita’ e’ a tutt’oggi lo strumento piu’ efficace che la comunita’ scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione che rappresentano la migliore difesa dai terremoti” sottolinea l’Ingv ricordando che “l’Appennino tosco-emiliano-romagnolo e’ interessato spesso da sequenze sismiche delle quali e’ impossibile prevedere l’evoluzione”. “Sappiamo dalla storia -dice l’Istituto nella nota- che in quest’area possono verificarsi anche forti terremoti. Tra i piu’ forti ricordiamo quello che avvenne nel 1584, molto prossimo all’area colpita in questi giorni. In quel caso furono riportati danni valutati fino al IX grado della scala Mercalli (Mcs) a San Piero in Bagno,Baroncioni, Ca’ di Bianchi”. “Un altro evento significativo della regione -conclude l’Ingv- e’ avvenuto il 10 novembre 1918 con Intensita’ MCS fino all’VIII grado (a Corniolo, Galeata, Isola, Mortano, Santa Sofia) e magnitudo stimata in 5.8, mentre diversi terremoti piu’ piccoli sono riportati dai cataloghi negli ultimi 130 anni”. (Adnkronos).

 

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