Terremoti nell’Appennino, Alessandro Amato (Ingv) spiega perchè sono normali

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Non c’è nulla di strano negli sciami sismici che si stanno registrando in queste ultime settimane al nord (Appennino forlivese) al centro (Monti Sabini) e al sud (Nebrodi). Sono episodi che rientrano nella normale attività sismica della Catena Appenninica. A spiegarlo è Alessandro Amato, sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma che insieme ai suoi colleghi sta studiando da vicino i fenomeni in Corso. Intervistato dall’Agi, Amato ha detto che “in questo momento si stanno registrando una serie di sciami sismici in diverse zone dell’Appennino. In particolare nella zona della provincia di Forli’ Cesena, in quella dei monti Sabini e sui Nebrodi. Nell’area dell’Appennino Forlivese stiamo registrando scosse da circa un mese e mezzo. si tratta di due fenomeni distinti. All’inizio gli epicentri delle scosse erano maggiormente concentrati nella zona di Bagni di Romagna, poi, dopo una certa attenuazione del fenomeno, abbiamo registrato negli ultimi giorni una certa ripresa con uno spostamento verso Ovest di circa una decina di chilometri dell’area degli epicentri“.

Si tratta per il momento di scosse relativamente deboli che difficilmente superano i 4 gradi di magnitudo sulla scala richter, ma che sono state avvertite dalla popolazione anche in grandi aree urbane, come Firenze. “E‘ un tipo di attivita’ sismica che abbiamo gia’ riscontrato in questa zona nel passato” dice l’esperto. Non si puo’ sapere pero’ se lo sciame sismico sia precursore di un terremoto piu’ violento, anche se sappiamo che nella zona si sono registrati terremoti anche di una certa intensita’ con magnitudine superiore a 5.

Anche il centro e il Sud sono interessati a fenomeni analoghi. In particolare nei giorni scorsi una serie di scosse sono state avvertite anche a Roma e hanno destato una certa attenzione da parte dell’opinione pubblica. “In questo caso ci troviamo di fronte a due fenomeni diversi” spiega Amato. Abbiamo avuto una prima scossa domenica sera nella zona di Morlupo ai margini orientali dei Monti Sabatini, di intensita’ 3,6 e relativamente poco profonda, solo 2,7 chilometri. Questa scossa si e’ sentita molto bene a Roma ed e’ legata a fenomeni di vulcanesimo residuo dell’apparato dei Monti Sabatini.  “Si tratta – dice Amatodi un area vulcanica molto estesa che evidentemente risente ancora di una circolazione di fluidi (acqua, anidride carbonica) che di tanto in tanto danno luogo a piccoli terremoti residui. Ma e’ una zona in cui storicamente non si sono mai registrati dei terremoti rilevanti e credo che questa scossa isolata sia espressione di un fenomeno davvero molto diradato nel tempo“.

Altro sciame sismico e’ in corso sui Nebrodi in provincia di Messina. “Si tratta – ha spiegato a http://www.terrascienza.it Raffaele Azzaro sismologo della sezione di Catania dell’Ingv – di un evento che rientra perfettamente all’interno dello sciame sismico che si e’ attivato in questo ultimo mese nell’area dei Nebrodi. Dal 22 giugno scorso – continua il responsabile dell’area sismologia dell’Ingv di Catania – abbiamo registrato in tutto circa 2.300 scosse. La maggior parte di queste ha avuto una magnitudine compresa tra 1 e 2,5 gradi con una profondita’ variabile introno ai 6-9 chilometri“. La scossa piu’ importate nella zona ha registrato una intensita’ pari a 4,1 della scala Richter ed e’ avvenuta lo scorso 24 giugno causando lievi danni ad alcuni edifici fatiscenti. “Dai dati in nostro possesso – spiega Azzarosiamo davanti a una forma di attivita’ sismica tipica delle dinamiche della fascia appenninica. Non possiamo sapere se questo sciame e’ precursore di altre e piu’ intense scosse. I dati ora mostrano che siamo di fronte a un netto decremento del numero delle scosse in questa area“. Non e’ possibile sapere pero’ se ci sara’ una forte scossa in queste aree colpite da sciami sismici. “Lo sciame sismico di per se’ non dice molto” – spiega Amatoperche’ possiamo avere una scossa forte iniziale e poi degli sciami di assestamento, oppure possiamo avere delle piccole scosse che poi sono seguite da altre piu’ forti, infine potremmo avere solo lievi scosse che non danno seguito a nessuna scossa. Tutto e’ possibile e niente e’ prevedibile“. L’unica cosa da fare, dice l’esperto, “è quella di verificare se l’area in cui si vive e’ o no a rischio sismico e, sulla base di queste considerazioni verificare la resistenza della propria abitazione e degli edifici pubblici (scuole in particolare) che vengono frequentate dai nostri figli. Questo pero’ e’ un avvertimento che vale indipendentemente dalla presenza di uno sciame sismico. Chi vive in quelle aree deve essere consapevole che una scossa importante puo’ arrivare in qualsiasi momento, che ci sia uno sciame sismico oppure no“.

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